Vai a Davos o a Porto Alegre?
Parte oggi il summit del World Economic Forum. E
contemporaneamente in Brasile si apre il primo Forum sociale mondiale
Di Wanda Marra
"Sostenere
la crescita e colmare i divari": questo il titolo dell'edizione
2001 del World
Economic Forum , che si apre oggi a Davos, una stazione sciistica
svizzera, già altre volte teatro di questi vertici. Ma che significa? E
perché è accompagnato da ondate di proteste nella stessa Davos e a
Porto Alegre, dall'altra parte del mondo?
Il Wef è una fondazione per lo sviluppo economico con sede a
Ginevra, che esiste ormai dal 1970 e che una volta l'anno riunisce
politici, economisti, studiosi di tutto il mondo. La sua base
organizzativa è una fondazione svizzera dotata di uno statuto
consultivo vicino all'Onu e finanziata da oltre 1000 imprese
multinazionali. Quest'anno a Davos ci saranno una trentina di capi di
Stato, insieme al gotha dell'economia mondiale: accanto ad Arafat e
Shimon Peres, ci saranno il presidente yugoslavo Kostunica e quello
messicano Vincente Fox, ma anche Bill Gates per la Microsoft e Thilo
Bode di Greenpeace. Per l'Italia sono presenti il commissario europeo
Mario Monti e i ministri Franco Bassanini e Vincenzo Visco. Mancherà la
nuova amministrazione americana che dice di non avere tempo, dopo tutto
quello perso nella vicenda elettorale.
Negli ultimi due anni il Forum aveva celebrato il trionfo della new
economy e non si era lasciato influenzare dai segnali di protesta e
dalla nascita e dalla crescita di un imponente movimento
anti-globalizzazione, quello che oggi si chiama il popolo di Seattle.
Ma quest'anno ci sono delle crepe evidenti nell'algida sicurezza che
fino a questo momento i responsabili del Wef hanno mostrato: al centro
del programma ufficiale c'è il tentativo di dare una risposta
rassicurante sulla sostenibilità della crescita e sulla validità del
mercato unico planetario.
Sul documento di presentazione del summit si legge: "Sotto ogni
punto di vista, l'economia mondiale non e mai stata così forte. Stiamo
solo iniziando a capitalizzare le opportunità create da Internet e
dalle tecnologie informatiche". Ma accanto ai temi più
strettamente legati alle prospettive e agli sviluppi della nuova
economia, il vertice intende discutere dei problemi etici che il mercato
globale ha creato, ponendosi come obiettivo l'unione fra le differenze,
la sfida alla distribuzione ineguale delle ricchezze. E allora più che
l'elenco dei potenti, il Forum enfatizza la presenza di 59
rappresentanti della società civili.
Tuttavia, alla promessa di umanizzare la globalizzazione, il popolo
di Seattle non crede neanche un po'. Il Coordinamento internazionale Wipe
Out Wef (W.O.W.!) ha indetto a Davos una serie di eventi per
"Cancellare il Wef", che si possono seguire sul sito dell'Indymedia
Center di Zurigo. E i militanti anti-globalizzazione stanno
arrivando da tutto il mondo, ospiti non graditi, tanto che per 300
schedati è vietato fino al 31 gennaio persino l'ingresso sul suolo
svizzero. Ieri a Basilea è stato respinto un pullman di contestatori
dalla Francia, a Ginevra è stato fermato un gruppo di verdi tedeschi. E
domani il valico di Chiasso potrebbe diventare incandescente, a causa
degli attivisti del centro sociale Leoncavallo, in arrivo per la
manifestazione di sabato, che peraltro è stata vietata. Un vertice
blindato all'insegna del dialogo?
Un segnale di dissenso ancora più forte è dato dal primo Forum
sociale mondiale, il contro-vertice di Porto Alegre, in
Brasile, che si svolge in concomitanza con l'incontro del Wef, allo
scopo di organizzare e dare coerenza alle azioni del vasto movimento
mondiale nato per resistere alla globalizzazione neoliberale. Il Forum,
tra i cui protagonisti ci saranno l'ex presidente sudafricano Mandela,
il leader antiglobalizzazione Jose Bové, Danielle Mitterand, il teologo
Leonard Boff, l'economista egiziano Samir Amin, e il premio Nobel José
Saramago, potrà contare sulla partecipazione di oltre 900
organizzazioni che vengono da 120 paesi, con l'intento di costruire
degli organismi internazionali veramente rappresentativi dei popoli che
diano priorità allo sviluppo umano e mettano fine al dominio dei
mercati finanziari in tutti i paesi e nei rapporti internazionali.
Questo incontro, organizzato da alcune associazioni e forze sindacali e
politiche tra cui l'Abon - associazione brasiliana di Attac e il
Movimento dei Sem Terra, vuole "costruire un mondo diverso",
ponendosi come uno spazio di riflessione, di articolazione e di
presentazione di alternative alla globalizzazione neoliberale. E prevede
gruppi di lavoro, divisi in quattro sezioni principali: la produzione
della ricchezza e la riproduzione sociale; l'accesso alle risorse e alla
sostenibilità dello sviluppo; l'affermazione della società civile e
degli spazi pubblici; il potere politico e l'etica delle nuove società.
Non ci resta che aspettare e vedere a quali conclusioni giungeranno
forum e contro-forum. Ma intanto è sempre più attuale la questione
posta dal sociologo Luciano Gallino: come arrivare ad una globalizzazione dal volto
umano?
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