Giovedi' 25 Gennaio 2001




 

 


Vai a Davos o a Porto Alegre?

Parte oggi il summit del World Economic Forum. E contemporaneamente in Brasile si apre il primo Forum sociale mondiale

Di Wanda Marra

"Sostenere la crescita e colmare i divari": questo il titolo dell'edizione 2001 del World Economic Forum , che si apre oggi a Davos, una stazione sciistica svizzera, già altre volte teatro di questi vertici. Ma che significa? E perché è accompagnato da ondate di proteste nella stessa Davos e a Porto Alegre, dall'altra parte del mondo?

Il Wef è una fondazione per lo sviluppo economico con sede a Ginevra, che esiste ormai dal 1970 e che una volta l'anno riunisce politici, economisti, studiosi di tutto il mondo. La sua base organizzativa è una fondazione svizzera dotata di uno statuto consultivo vicino all'Onu e finanziata da oltre 1000 imprese multinazionali. Quest'anno a Davos ci saranno una trentina di capi di Stato, insieme al gotha dell'economia mondiale: accanto ad Arafat e Shimon Peres, ci saranno il presidente yugoslavo Kostunica e quello messicano Vincente Fox, ma anche Bill Gates per la Microsoft e Thilo Bode di Greenpeace. Per l'Italia sono presenti il commissario europeo Mario Monti e i ministri Franco Bassanini e Vincenzo Visco. Mancherà la nuova amministrazione americana che dice di non avere tempo, dopo tutto quello perso nella vicenda elettorale.

Negli ultimi due anni il Forum aveva celebrato il trionfo della new economy e non si era lasciato influenzare dai segnali di protesta e dalla nascita e dalla crescita di un imponente movimento anti-globalizzazione, quello che oggi si chiama il popolo di Seattle.

Ma quest'anno ci sono delle crepe evidenti nell'algida sicurezza che fino a questo momento i responsabili del Wef hanno mostrato: al centro del programma ufficiale c'è il tentativo di dare una risposta rassicurante sulla sostenibilità della crescita e sulla validità del mercato unico planetario.

Sul documento di presentazione del summit si legge: "Sotto ogni punto di vista, l'economia mondiale non e mai stata così forte. Stiamo solo iniziando a capitalizzare le opportunità create da Internet e dalle tecnologie informatiche". Ma accanto ai temi più strettamente legati alle prospettive e agli sviluppi della nuova economia, il vertice intende discutere dei problemi etici che il mercato globale ha creato, ponendosi come obiettivo l'unione fra le differenze, la sfida alla distribuzione ineguale delle ricchezze. E allora più che l'elenco dei potenti, il Forum enfatizza la presenza di 59 rappresentanti della società civili.

Tuttavia, alla promessa di umanizzare la globalizzazione, il popolo di Seattle non crede neanche un po'. Il Coordinamento internazionale Wipe Out Wef (W.O.W.!)  ha indetto a Davos una serie di eventi per "Cancellare il Wef", che si possono seguire sul sito dell'Indymedia Center di Zurigo. E i militanti anti-globalizzazione stanno arrivando da tutto il mondo, ospiti non graditi, tanto che per 300 schedati è vietato fino al 31 gennaio persino l'ingresso sul suolo svizzero. Ieri a Basilea è stato respinto un pullman di contestatori dalla Francia, a Ginevra è stato fermato un gruppo di verdi tedeschi. E domani il valico di Chiasso potrebbe diventare incandescente, a causa degli attivisti del centro sociale Leoncavallo, in arrivo per la manifestazione di sabato, che peraltro è stata vietata. Un vertice blindato all'insegna del dialogo?

Un segnale di dissenso ancora più forte è dato dal primo Forum sociale mondiale,  il contro-vertice di Porto Alegre, in Brasile, che si svolge in concomitanza con l'incontro del Wef, allo scopo di organizzare e dare coerenza alle azioni del vasto movimento mondiale nato per resistere alla globalizzazione neoliberale. Il Forum, tra i cui protagonisti ci saranno l'ex presidente sudafricano Mandela, il leader antiglobalizzazione Jose Bové, Danielle Mitterand, il teologo Leonard Boff, l'economista egiziano Samir Amin, e il premio Nobel José Saramago, potrà contare sulla partecipazione di oltre 900 organizzazioni che vengono da 120 paesi, con l'intento di costruire degli organismi internazionali veramente rappresentativi dei popoli che diano priorità allo sviluppo umano e mettano fine al dominio dei mercati finanziari in tutti i paesi e nei rapporti internazionali. Questo incontro, organizzato da alcune associazioni e forze sindacali e politiche tra cui l'Abon - associazione brasiliana di Attac e il Movimento dei Sem Terra, vuole "costruire un mondo diverso", ponendosi come uno spazio di riflessione, di articolazione e di presentazione di alternative alla globalizzazione neoliberale. E prevede gruppi di lavoro, divisi in quattro sezioni principali: la produzione della ricchezza e la riproduzione sociale; l'accesso alle risorse e alla sostenibilità dello sviluppo; l'affermazione della società civile e degli spazi pubblici; il potere politico e l'etica delle nuove società.

Non ci resta che aspettare e vedere a quali conclusioni giungeranno forum e contro-forum. Ma intanto è sempre più attuale la questione posta dal sociologo Luciano Gallino: come arrivare ad una globalizzazione dal volto umano?

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