Zone libere da tortura
Si organizza prevalentemente in Rete la campagna di
Amnesty International contro la tortura
di Wanda Marra
"Take
a step to stamp out torture": "Fai un passo per fermare la
tortura". È questo lo slogan che campeggia su Stoptorture,
il sito della campagna internazionale per fermare la tortura, lanciata
da Amnesty International il 18
ottobre 2000 in 60 paesi del mondo.
Sebbene la tortura sia messa al bando in 119 paesi, sia considerata
un mezzo di coercizione illegale secondo il Diritto Internazionale e
sia, naturalmente, vietata dalla Dichiarazione Universale dei Diritti
Umani stipulata nel 1948, è ancora un mezzo molto diffuso. Un'inchiesta
condotta da Amnesty International in preparazione della campagna, in 195
nazioni e territori, dal 1997 a metà del 2000, rivela che in 150 paesi
ci sono stati episodi di tortura inflitti da agenti di Stato e più di
80 di questi hanno provocato decessi. La tortura colpisce uomini, donne,
bambini, le motivazioni addette sono discriminazioni politiche,
razziali, religiose, le ragioni di stato o di "giustizia". La
tortura avviene anche laddove vige la democrazia, in Paesi come
l'Austria, è praticata nelle carceri, colpisce in particolare le donne
che subiscono mutilazioni genitali e punizioni corporali in nome della
religione e della tradizione.
Per partecipare a questa imponente campagna, che si organizza
prevalentemente in Rete, basta compilare un modulo e registrarsi: sarà
allora possibile ricevere e-mail e messaggi SMS sui cellulari, con le
notizie degli appelli urgenti da sottoscrivere. Amnesty International,
infatti, è convinta che solo la pressione dell'opinione pubblica possa
costringere le istituzioni politiche a prendere provvedimenti concreti.
Gli attivisti di Amnesty stanno creando delle "zone libere da
tortura" in tutte le città del mondo mediante un nastro
nero-arancio per sensibilizzare tutti i cittadini su questo problema. La
campagna si svolge in tappe successive: dal 18 ottobre 2000 al 10
dicembre 2001, il calendario è ricco di eventi e di avvenimenti, divisi
per temi. Si è conclusa la fase dedicata alla tortura nel mondo (dal 18
ottobre al 10 dicembre 2000); è tuttora in corso quella dedicata alla
tortura sui minori (dal 10 dicembre 2000 all'8 marzo 2001). Amnesty ha
inoltre predisposto un Programma per la Prevenzione della tortura
praticata da chi opera per conto dello Stato.
Finora sono stati conclusi una serie di appelli, che hanno portato
all'attenzione alcuni casi, come quello di Jeannine Bouchez Mwayuma
(Congo), di 26 anni, arrestata il 28 dicembre 1998 con l'accusa di avere
contatti con i gruppi politici armati di Bukavu, ripetutamente frustata,
minacciata di morte e stuprata o come la vicenda di José (Brasile), 15
anni, arrestato nel giugno 1999 e trattenuto dalla polizia per due
giorni, durante i quali è stato picchiato così brutalmente dalla
polizia, che in seguito ha avuto bisogno di cure psichiatriche.
Non solo sensibilizzazione e prevenzione: la campagna di Amnesty va
avanti parallelamente a un'attività di studio e di ricerca e utilizza
contemporaneamente una serie di potenzialità della Rete. Come primo
risultato, è stato pubblicato un rapporto sulla tortura dei bambini,
che avviene in oltre 50 Paesi, prelevabile gratuitamente dal sito di
Amnesty in versione PDF. I bambini sono torturati dalla polizia e dalle
forze di sicurezza, detenuti in condizioni inumane, picchiati e abusati
sessualmente da genitori, insegnanti, datori di lavoro, uccisi o
trasformati in assassini dalla guerra. Stoptorture in questo momento
sottopone appelli in favore di Firoz (Bangladesh) di nove anni, accusato
di aver rubato un telefono cellulare e torturato nella stazione di
polizia, che riceve tutt'oggi cure psichiatriche per i traumi subiti e
Hamid Muntassir (Marocco), accusato di aver ucciso un amico nel giugno
1998 quando aveva 16 anni, detenuto per tre giorni, durante i quali
sarebbe stato ripetutamente torturato, colpito sotto le piante dei piedi
e sottoposto a corrente elettrica.
Continuamente vengono, inoltre, lanciati appelli urgenti.
Per avere i risultati definitivi di questa campagna, bisognerà
attendere il prossimo dicembre. Quel che è chiaro fin d'ora è che si
tratta di una vera e propria mobilitazione globale, che - grazie ad
Internet - si sta espandendo in maniera esponenziale.
Stoptorture
Amnesty International
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