Lunedi' 15 Gennaio 2001




 

 


Zone libere da tortura

Si organizza prevalentemente in Rete la campagna di Amnesty International contro la tortura

di Wanda Marra

"Take a step to stamp out torture": "Fai un passo per fermare la tortura". È questo lo slogan che campeggia su Stoptorture, il sito della campagna internazionale per fermare la tortura, lanciata da Amnesty International il 18 ottobre 2000 in 60 paesi del mondo.

Sebbene la tortura sia messa al bando in 119 paesi, sia considerata un mezzo di coercizione illegale secondo il Diritto Internazionale e sia, naturalmente, vietata dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani stipulata nel 1948, è ancora un mezzo molto diffuso. Un'inchiesta condotta da Amnesty International in preparazione della campagna, in 195 nazioni e territori, dal 1997 a metà del 2000, rivela che in 150 paesi ci sono stati episodi di tortura inflitti da agenti di Stato e più di 80 di questi hanno provocato decessi. La tortura colpisce uomini, donne, bambini, le motivazioni addette sono discriminazioni politiche, razziali, religiose, le ragioni di stato o di "giustizia". La tortura avviene anche laddove vige la democrazia, in Paesi come l'Austria, è praticata nelle carceri, colpisce in particolare le donne che subiscono mutilazioni genitali e punizioni corporali in nome della religione e della tradizione.

Per partecipare a questa imponente campagna, che si organizza prevalentemente in Rete, basta compilare un modulo e registrarsi: sarà allora possibile ricevere e-mail e messaggi SMS sui cellulari, con le notizie degli appelli urgenti da sottoscrivere. Amnesty International, infatti, è convinta che solo la pressione dell'opinione pubblica possa costringere le istituzioni politiche a prendere provvedimenti concreti. Gli attivisti di Amnesty stanno creando delle "zone libere da tortura" in tutte le città del mondo mediante un nastro nero-arancio per sensibilizzare tutti i cittadini su questo problema. La campagna si svolge in tappe successive: dal 18 ottobre 2000 al 10 dicembre 2001, il calendario è ricco di eventi e di avvenimenti, divisi per temi. Si è conclusa la fase dedicata alla tortura nel mondo (dal 18 ottobre al 10 dicembre 2000); è tuttora in corso quella dedicata alla tortura sui minori (dal 10 dicembre 2000 all'8 marzo 2001). Amnesty ha inoltre predisposto un Programma per la Prevenzione della tortura praticata da chi opera per conto dello Stato.

Finora sono stati conclusi una serie di appelli, che hanno portato all'attenzione alcuni casi, come quello di Jeannine Bouchez Mwayuma (Congo), di 26 anni, arrestata il 28 dicembre 1998 con l'accusa di avere contatti con i gruppi politici armati di Bukavu, ripetutamente frustata, minacciata di morte e stuprata o come la vicenda di José (Brasile), 15 anni, arrestato nel giugno 1999 e trattenuto dalla polizia per due giorni, durante i quali è stato picchiato così brutalmente dalla polizia, che in seguito ha avuto bisogno di cure psichiatriche.

Non solo sensibilizzazione e prevenzione: la campagna di Amnesty va avanti parallelamente a un'attività di studio e di ricerca e utilizza contemporaneamente una serie di potenzialità della Rete. Come primo risultato, è stato pubblicato un rapporto sulla tortura dei bambini, che avviene in oltre 50 Paesi, prelevabile gratuitamente dal sito di Amnesty in versione PDF. I bambini sono torturati dalla polizia e dalle forze di sicurezza, detenuti in condizioni inumane, picchiati e abusati sessualmente da genitori, insegnanti, datori di lavoro, uccisi o trasformati in assassini dalla guerra. Stoptorture in questo momento sottopone appelli in favore di Firoz (Bangladesh) di nove anni, accusato di aver rubato un telefono cellulare e torturato nella stazione di polizia, che riceve tutt'oggi cure psichiatriche per i traumi subiti e Hamid Muntassir (Marocco), accusato di aver ucciso un amico nel giugno 1998 quando aveva 16 anni, detenuto per tre giorni, durante i quali sarebbe stato ripetutamente torturato, colpito sotto le piante dei piedi e sottoposto a corrente elettrica.

Continuamente vengono, inoltre, lanciati appelli urgenti.

Per avere i risultati definitivi di questa campagna, bisognerà attendere il prossimo dicembre. Quel che è chiaro fin d'ora è che si tratta di una vera e propria mobilitazione globale, che - grazie ad Internet - si sta espandendo in maniera esponenziale.

Stoptorture
Amnesty International

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