Dalla parte delle programmatrici
È ancora scarsa l'occupazione femminile nei
settori strategici dell'industria informatica. Ma le aziende che
affideranno la progettazione alle donne conquisteranno nuovi mercati.
di Georgia Garritano
Cosa
pensereste se la maggior parte del software fosse progettato da donne
per un pubblico prevalentemente femminile? Che l'accesso alla tecnologia
non sarebbe equilibrato. Esattamente come non lo è oggi, visto che sono
soprattutto uomini quelli che gestiscono il potere nella produzione e
sono utenti maschi a decidere del successo o meno dei prodotti e a
determinare, quindi, il mercato. La tecnologia, infatti, non è neutra e
gli artefatti tecnologici rispecchiano la visione di chi li elabora.
Molte ricerche sono giunte a questa conclusione, tra cui quelle di
Alison Adam, docente presso l'Istituto di scienza e tecnologia dell'Università
di Manchester e autrice di un saggio divenuto ormai un punto
di riferimento in materia ("Artificial knowing. Gender and the
thinking machine", 1998). "I prodotti tecnologici" -
scrive Adam - "sono il risultato di relazioni specifiche e
riflettono l'orientamento e gli interessi specifici dei gruppi che
partecipano al processo di produzione. Generalmente, questi gruppi sono
costituiti da uomini bianchi, di classe media, provenienti da paesi
occidentali... Ciò significa che il genere (insieme ad altri fattori di
identificazione come razza e classe) viene automaticamente e tacitamente
integrato nei sistemi tecnologici".
Anche i dati provenienti dal mondo industriale confermano che le
donne devono ancora conquistare un ruolo incisivo nella creazione di
hardware e software. Negli Stati Uniti, la realtà più avanzata, le
donne sono sottorappresentate nella maggior parte delle categorie
professionali del settore tecnologico, tranne che in quella
dell'inserimento dati, una delle peggio pagate: secondo un rapporto
dell'Information technologies association
of America , esse sono più del 40 per cento della forza lavoro ma
solo l'8 per cento degli ingegneri elettronici, il 28 per cento degli
analisti di sistema e il 31 per cento dei programmatori. La mancanza di
competenze informatiche potrebbe tagliarle fuori dal settore industriale
più promettente, in cui si calcola manchino almeno 300mila posti di
lavoro e in cui i programmatori arrivano a guadagnare anche 100mila
dollari l'anno (200 milioni di lire). Una ricerca pubblicata da Venture
One alla fine del 2000 segnala, inoltre, che solo il 6 per
cento degli investimenti venture-capital va a imprese guidate da donne.
Benché negli ultimi due anni gli investimenti nelle start-up della new
economy siano cresciuti del 38 per cento, quelli a sostegno
dell'imprenditoria femminile sono aumentati solo dell'1 per cento.
Inoltre le donne, specie quelle con famiglia, escono dal settore con una
frequenza doppia rispetto ai colleghi maschi. Alcune società hanno
attivato programmi di sostegno per le lavoratrici, ma per diversificare
la forza lavoro occorre iniziare dalla formazione. I pregiudizi e gli
stereotipi sono duri a morire: molti pensano ancora che le bambine
abbiano una predisposizione inferiore ai coetanei maschi per le materie
tecniche e scientifiche. All'università, nelle facoltà di informatica,
il rapporto tra iscritti e iscritte è di tre a uno. Sono stati avviati,
pertanto, dei programmi per incentivare la frequenza femminile dei corsi
scientifici già durante le scuole medie.
Per quanto riguarda l'Europa, si possono trarre alcune indicazioni
dal progetto "Donne
e informatica", attivato nell'ambito del programma europeo
Leonardo da Vinci e conclusosi nel 2000 dopo oltre tre anni di ricerca.
Obiettivo del progetto era quello di verificare l'esistenza di
differenze di genere nell'accesso, nell'apprendimento e nell'uso delle
nuove tecnologie con particolare attenzione alle aree della formazione,
del lavoro e del tempo libero. La conclusione dell'indagine - che ha
coinvolto quasi 900 persone in vari paesi - è che il divario esiste e
riguarda anche i giovani. In particolare emergono, tra uomini e donne,
diversità nella frequenza d'uso del computer - per gli uni anche
un'occasione di svago, per le altre soprattutto uno strumento di studio
e di lavoro - e nella modalità di approccio alla macchina - più ludica
per i primi, più metodica per le seconde. Per quanto riguarda poi gli
sbocchi professionali, in Italia è difficile perfino quantificare la
presenza delle donne nell'industria hi-tech. Un'idea della situazione è
possibile ricavarla da alcuni indicatori indiretti: per esempio, stando
all'ultimo Rapporto Censis, le donne iscritte all'albo degli ingegneri
non arrivano a 6600, meno del 5 per cento del totale; inoltre, tra le
lavoratrici si registra una percentuale di occupazioni atipiche
nettamente superiore rispetto a quelle standard.
Se, dunque, la situazione attuale non vede ancora una presenza forte
delle donne nei settori più strategici dell'industria tecnologica, le
tendenze, tuttavia, lasciano ben sperare. In un colosso come l'Ibm
, ad esempio, il 54 per cento delle nuove assunzioni è femminile.
Di anno in anno, inoltre, aumenta la percentuale di donne che ricoprono
ruoli dirigenziali. Le ultime edizioni dell'E-business award, un
concorso che premia le migliori idee imprenditoriali, hanno visto un
numero crescente di progetti al femminile. Mentre aumentano le donne che
vogliono mettersi in proprio, cresce anche l'attenzione dell'industria
nei loro confronti. Si moltiplicano le iniziative di formazione
riservate alle donne cui concorrono risorse pubbliche e private. Microsoft
, ad esempio, ha avviato dei corsi per programmatrici in ambiente
mainframe e client/server.
Sembra, inoltre, che nelle società Internet si faccia meno
distinzione ai sessi, forse perché la carenza di personale rende la
discriminazione sessista un lusso che le aziende non possono
permettersi. Ciò che è rilevante è che le ragioni del crescente
interesse per le pari opportunità sono essenzialmente economiche.
"L'ingegno delle donne non è ancora stato sfruttato
dall'industria" - spiega Anita Borg, una delle Top
25 women on the web , le donne che si sono distinte per aver
contribuito all'avanzamento tecnologico - "e le società che si
assicureranno per prime tale ingegno sono destinate a dominare".
Università di Manchester
Information technologies association
of America
Venture One
Donne e
informatica
Ibm
Microsoft
Top 25 women on the web
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