Lunedi' 15 Gennaio 2001




 

 


Dalla parte delle programmatrici

È ancora scarsa l'occupazione femminile nei settori strategici dell'industria informatica. Ma le aziende che affideranno la progettazione alle donne conquisteranno nuovi mercati.

di Georgia Garritano

Cosa pensereste se la maggior parte del software fosse progettato da donne per un pubblico prevalentemente femminile? Che l'accesso alla tecnologia non sarebbe equilibrato. Esattamente come non lo è oggi, visto che sono soprattutto uomini quelli che gestiscono il potere nella produzione e sono utenti maschi a decidere del successo o meno dei prodotti e a determinare, quindi, il mercato. La tecnologia, infatti, non è neutra e gli artefatti tecnologici rispecchiano la visione di chi li elabora. Molte ricerche sono giunte a questa conclusione, tra cui quelle di Alison Adam, docente presso l'Istituto di scienza e tecnologia dell'Università di Manchester  e autrice di un saggio divenuto ormai un punto di riferimento in materia ("Artificial knowing. Gender and the thinking machine", 1998). "I prodotti tecnologici" - scrive Adam - "sono il risultato di relazioni specifiche e riflettono l'orientamento e gli interessi specifici dei gruppi che partecipano al processo di produzione. Generalmente, questi gruppi sono costituiti da uomini bianchi, di classe media, provenienti da paesi occidentali... Ciò significa che il genere (insieme ad altri fattori di identificazione come razza e classe) viene automaticamente e tacitamente integrato nei sistemi tecnologici".

Anche i dati provenienti dal mondo industriale confermano che le donne devono ancora conquistare un ruolo incisivo nella creazione di hardware e software. Negli Stati Uniti, la realtà più avanzata, le donne sono sottorappresentate nella maggior parte delle categorie professionali del settore tecnologico, tranne che in quella dell'inserimento dati, una delle peggio pagate: secondo un rapporto dell'Information technologies association of America , esse sono più del 40 per cento della forza lavoro ma solo l'8 per cento degli ingegneri elettronici, il 28 per cento degli analisti di sistema e il 31 per cento dei programmatori. La mancanza di competenze informatiche potrebbe tagliarle fuori dal settore industriale più promettente, in cui si calcola manchino almeno 300mila posti di lavoro e in cui i programmatori arrivano a guadagnare anche 100mila dollari l'anno (200 milioni di lire). Una ricerca pubblicata da Venture One  alla fine del 2000 segnala, inoltre, che solo il 6 per cento degli investimenti venture-capital va a imprese guidate da donne. Benché negli ultimi due anni gli investimenti nelle start-up della new economy siano cresciuti del 38 per cento, quelli a sostegno dell'imprenditoria femminile sono aumentati solo dell'1 per cento. Inoltre le donne, specie quelle con famiglia, escono dal settore con una frequenza doppia rispetto ai colleghi maschi. Alcune società hanno attivato programmi di sostegno per le lavoratrici, ma per diversificare la forza lavoro occorre iniziare dalla formazione. I pregiudizi e gli stereotipi sono duri a morire: molti pensano ancora che le bambine abbiano una predisposizione inferiore ai coetanei maschi per le materie tecniche e scientifiche. All'università, nelle facoltà di informatica, il rapporto tra iscritti e iscritte è di tre a uno. Sono stati avviati, pertanto, dei programmi per incentivare la frequenza femminile dei corsi scientifici già durante le scuole medie.

Per quanto riguarda l'Europa, si possono trarre alcune indicazioni dal progetto "Donne e informatica", attivato nell'ambito del programma europeo Leonardo da Vinci e conclusosi nel 2000 dopo oltre tre anni di ricerca. Obiettivo del progetto era quello di verificare l'esistenza di differenze di genere nell'accesso, nell'apprendimento e nell'uso delle nuove tecnologie con particolare attenzione alle aree della formazione, del lavoro e del tempo libero. La conclusione dell'indagine - che ha coinvolto quasi 900 persone in vari paesi - è che il divario esiste e riguarda anche i giovani. In particolare emergono, tra uomini e donne, diversità nella frequenza d'uso del computer - per gli uni anche un'occasione di svago, per le altre soprattutto uno strumento di studio e di lavoro - e nella modalità di approccio alla macchina - più ludica per i primi, più metodica per le seconde. Per quanto riguarda poi gli sbocchi professionali, in Italia è difficile perfino quantificare la presenza delle donne nell'industria hi-tech. Un'idea della situazione è possibile ricavarla da alcuni indicatori indiretti: per esempio, stando all'ultimo Rapporto Censis, le donne iscritte all'albo degli ingegneri non arrivano a 6600, meno del 5 per cento del totale; inoltre, tra le lavoratrici si registra una percentuale di occupazioni atipiche nettamente superiore rispetto a quelle standard.

Se, dunque, la situazione attuale non vede ancora una presenza forte delle donne nei settori più strategici dell'industria tecnologica, le tendenze, tuttavia, lasciano ben sperare. In un colosso come l'Ibm , ad esempio, il 54 per cento delle nuove assunzioni è femminile. Di anno in anno, inoltre, aumenta la percentuale di donne che ricoprono ruoli dirigenziali. Le ultime edizioni dell'E-business award, un concorso che premia le migliori idee imprenditoriali, hanno visto un numero crescente di progetti al femminile. Mentre aumentano le donne che vogliono mettersi in proprio, cresce anche l'attenzione dell'industria nei loro confronti. Si moltiplicano le iniziative di formazione riservate alle donne cui concorrono risorse pubbliche e private. Microsoft , ad esempio, ha avviato dei corsi per programmatrici in ambiente mainframe e client/server.

Sembra, inoltre, che nelle società Internet si faccia meno distinzione ai sessi, forse perché la carenza di personale rende la discriminazione sessista un lusso che le aziende non possono permettersi. Ciò che è rilevante è che le ragioni del crescente interesse per le pari opportunità sono essenzialmente economiche. "L'ingegno delle donne non è ancora stato sfruttato dall'industria" - spiega Anita Borg, una delle Top 25 women on the web , le donne che si sono distinte per aver contribuito all'avanzamento tecnologico - "e le società che si assicureranno per prime tale ingegno sono destinate a dominare".

Università di Manchester
Information technologies association of America
Venture One
Donne e informatica
Ibm
Microsoft
Top 25 women on the web

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