Martedi' 2 Gennaio 2001




 

 


2001 Odissea nel ciberspazio

L'anno nuovo ripropone a politici e giuristi un compito arduo: dare a Internet regole certe rispettandone, al tempo stesso, la natura aperta

di Georgia Garritano

È certo che il 2001 porterà molto lavoro a politici e giuristi. Il nuovo anno, infatti, eredita una serie di questioni poste con forza nel 2000 dallo sviluppo delle tecnologie informatiche. La tutela della privacy in rete sembra essere la principale preoccupazione dei navigatori. Uno studio effettuato dal prestigioso istituto di ricerca Forrester  rivela, infatti, che il 67 per cento degli utenti è in ansia all'idea di rendere note informazioni personali via Internet, per non parlare dei numeri delle carte di credito. È ancora troppo facile, secondo il popolo del web, accedere ai dati sulle abitudini di navigazione, sulle attività on line e sugli acquisti dai siti commerciali. Anche il Garante per la riservatezza dei dati personali  italiano, Stefano Rodotà, ha sottolineato che bisogna lavorare molto intorno a Internet, con particolare attenzione alle banche dati e allo spamming, l'invio indiscriminato di messaggi di posta elettronica a scopo pubblicitario, e ha proposto che vengano assegnati dei bollini di qualità ai siti rispettosi della privacy. Se nell'Unione Europea, e nel nostro paese in particolare, la legislazione è molto rigorosa, negli Stati Uniti finora si è lasciata la tutela del diritto alla riservatezza soprattutto all'autoregolamentazione. Negli ultimi mesi sono state presentate molte proposte di legge in materia, fra le quali una sull'abolizione dei cookies, i file creati durante i collegamenti ai siti che registrano informazioni sulla connessione, ma nessuna è passata. Gli unici provvedimenti restrittivi varati durante questa amministrazione riguardano la protezione dei dati sanitari ma la maggior parte delle disposizioni si riferisce a procedure off line.

Altro diritto che si scontra con la logica della rete è quello d'autore. Lo ha dimostrato il caso Napster . Il sito che permette di scambiare gratuitamente i file musicali in formato mp3 è stato ritenuto colpevole di violazione di copyright. Per la legge americana (ma anche per quella italiana), infatti, la riproduzione e lo sfruttamento delle opere in formato digitale sono sottoposti alla medesima disciplina stabilita per le altre opere dell'ingegno. Resta il fatto che la nuova dimensione della comunicazione aperta da Internet ha tra i suoi punti di forza proprio l'idea della condivisione delle risorse ed è difficile ipotizzare che l'adozione di misure protezionistiche riesca a frenare la libera circolazione dei file musicali e la distribuzione gratuita del software.

Da un alto si teme che un eccesso di regolamentazione possa limitare lo sviluppo delle attività e dei servizi in rete, dall'altro si osserva che la maggior parte delle legislazioni nazionali non sono state aggiornate con le nuove fattispecie di reato costituite dai crimini informatici. Nonostante il recente caso dell'asta di articoli nazisti su Yahoo! in cui una norma francese è stata applicata nei confronti di un soggetto statunitense, le sovranità nazionali appaiono sempre più inadeguate a fronteggiare reati globali.

Fenomeni come la pedofilia, le frodi e il riciclaggio in rete rendono sempre più necessarie regole comuni e giurisdizioni internazionali. La costituzione di agenzie autonome dai governi in grado di esercitare un potere di "governance globale" può essere una risposta efficace, come ha osservato Guido Rossi, docente all'università Bocconi di Milano , in occasione della conferenza mondiale dell'Onu  sulla criminalità transnazionale tenutasi a Palermo lo scorso dicembre.

Restano aperte, infine, le grandi questioni politiche della riduzione del divario digitale, la nuova forma di emarginazione di chi è escluso dall'accesso alle tecnologie, e della costruzione di una vera democrazia elettronica basata non tanto sulla soppressione delle mediazioni quanto sulla partecipazione attiva dei cittadini ai processi decisionali.

 

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