2001 Odissea nel
ciberspazio
L'anno nuovo ripropone a politici e giuristi un
compito arduo: dare a Internet regole certe rispettandone, al tempo
stesso, la natura aperta
di Georgia Garritano
È certo che
il 2001 porterà molto lavoro a politici e giuristi. Il nuovo anno,
infatti, eredita una serie di questioni poste con forza nel 2000 dallo
sviluppo delle tecnologie informatiche. La tutela della privacy in rete
sembra essere la principale preoccupazione dei navigatori. Uno studio
effettuato dal prestigioso istituto di ricerca Forrester
rivela, infatti, che il 67 per cento degli utenti è in ansia all'idea
di rendere note informazioni personali via Internet, per non parlare dei
numeri delle carte di credito. È ancora troppo facile, secondo il
popolo del web, accedere ai dati sulle abitudini di navigazione, sulle
attività on line e sugli acquisti dai siti commerciali. Anche il Garante
per la riservatezza dei dati personali italiano, Stefano
Rodotà, ha sottolineato che bisogna lavorare molto intorno a Internet,
con particolare attenzione alle banche dati e allo spamming, l'invio
indiscriminato di messaggi di posta elettronica a scopo pubblicitario, e
ha proposto che vengano assegnati dei bollini di qualità ai siti
rispettosi della privacy. Se nell'Unione Europea, e nel nostro paese in
particolare, la legislazione è molto rigorosa, negli Stati Uniti finora
si è lasciata la tutela del diritto alla riservatezza soprattutto
all'autoregolamentazione. Negli ultimi mesi sono state presentate molte
proposte di legge in materia, fra le quali una sull'abolizione dei
cookies, i file creati durante i collegamenti ai siti che registrano
informazioni sulla connessione, ma nessuna è passata. Gli unici
provvedimenti restrittivi varati durante questa amministrazione
riguardano la protezione dei dati sanitari ma la maggior parte delle
disposizioni si riferisce a procedure off line.
Altro diritto che si scontra con la logica della rete è quello
d'autore. Lo ha dimostrato il caso Napster
. Il sito che permette di scambiare gratuitamente i file musicali in
formato mp3 è stato ritenuto colpevole di violazione di copyright. Per
la legge americana (ma anche per quella italiana), infatti, la
riproduzione e lo sfruttamento delle opere in formato digitale sono
sottoposti alla medesima disciplina stabilita per le altre opere
dell'ingegno. Resta il fatto che la nuova dimensione della comunicazione
aperta da Internet ha tra i suoi punti di forza proprio l'idea della
condivisione delle risorse ed è difficile ipotizzare che l'adozione di
misure protezionistiche riesca a frenare la libera circolazione dei file
musicali e la distribuzione gratuita del software.
Da un alto si teme che un eccesso di regolamentazione possa limitare
lo sviluppo delle attività e dei servizi in rete, dall'altro si osserva
che la maggior parte delle legislazioni nazionali non sono state
aggiornate con le nuove fattispecie di reato costituite dai crimini
informatici. Nonostante il recente caso dell'asta di articoli nazisti su
Yahoo! in cui una norma francese è stata applicata nei confronti di un
soggetto statunitense, le sovranità nazionali appaiono sempre più
inadeguate a fronteggiare reati globali.
Fenomeni come la pedofilia, le frodi e il riciclaggio in rete rendono
sempre più necessarie regole comuni e giurisdizioni internazionali. La
costituzione di agenzie autonome dai governi in grado di esercitare un
potere di "governance globale" può essere una risposta
efficace, come ha osservato Guido Rossi, docente all'università
Bocconi di Milano , in occasione della conferenza mondiale dell'Onu
sulla criminalità transnazionale tenutasi a Palermo lo scorso dicembre.
Restano aperte, infine, le grandi questioni politiche della riduzione
del divario digitale, la nuova forma di emarginazione di chi è escluso
dall'accesso alle tecnologie, e della costruzione di una vera democrazia
elettronica basata non tanto sulla soppressione delle mediazioni quanto
sulla partecipazione attiva dei cittadini ai processi decisionali.
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