Scena aperta
Teatro e nuove tecnologie: verso un palcoscenico
globale per spettatori interattivi
di Georgia Garritano
Il
teatro saprà affrontare le sfide dell'era di Internet così come ha
fronteggiato quelle delle epoche precedenti e riuscirà a stare al passo
con la società che cambia. Ne sono convinti gli esperti di teatro
intervenuti al convegno "Il sipario s/doppiato. Il teatro nell'era
dell'audiovisione globale" organizzato sabato a Roma dall'Associazione
italiana dialoghisti e adattatori cinetelevisivi col patrocinio del
ministero per i Beni e le attività culturali.
Com'è possibile che il teatro, un rito da officiarsi sul campo, un
evento in presenza, possa conciliarsi con le nuove tecnologie della
fruizione a distanza? "Il teatro non è degli attori ma del
pubblico, non si fa in palcoscenico ma in platea" - afferma Carlo
Infante, esperto di tecnologie e media - per questo "ha a che fare
con le reti più del cinema". Il teatro, infatti, si basa sul
principio della condivisione spazio-temporale e su tale principio si
fonda anche il ciberspazio. Secondo Infante, editore di Teatron.org,
"gli ambienti digitali elaborati dal computer e ancor più quelli
messi in atto nelle reti telematiche offrono straordinarie opportunità
per svolgere un ruolo psicologicamente attivo", per essere davvero
spettatori interattivi, e rappresentano una vera e propria occasione
evolutiva.
"La scrittura teatrale" - aggiunge il drammaturgo Giuseppe
Manfridi - "reca in sé un'estrema disponibilità agli agganci, ai
link, alle stratificazioni". Lo sviluppo di una drammaturgia
ipertestuale "non solo leggibile da chiunque ma anche scrivibile e
riscrivibile da chiunque" è tutt'altro che estraneo alla natura
del teatro: "prima che il concetto di ipertesto entrasse nella
nostra quotidianità esso ci è già stato suggerito dal teatro: i
materiali teatrali, infatti, sono materiali mobili e il regista deve
operare una selezione tra le possibili forme". E registi potremo
esserlo tutti. Con le applicazioni multimediali interattive, le webcam
sul palcoscenico, gli ambienti simulati è possibile, infatti, avere una
moltiplicazione dei punti di vista, interagire in scenari virtuali e
realizzare regie personali. La tecnologia può, dunque, aiutare il
teatro ad essere, ancora di più, evento e può, addirittura, attuare il
mito della scena aperta.
Se questa è la prospettiva più audace, le tecnologie digitali
possono rivelarsi utili anche per finalità di documentazione e
divulgazione. L'hi-tech potrebbe perfino rilanciare il settore, ormai da
tempo in crisi. Per ora, però, la fruizione resta ancorata alla sala.
Gli ultimi dati disponibili sul consumo teatrale in Italia non sono
incoraggianti: l'anno scorso sono stati venduti 11,9 milioni di
biglietti e sono stati realizzati 217 miliardi di incassi, l'8 per cento
in meno rispetto all'anno precedente. A queste cifre, presentate da
Angelo Tacconi Teodosi dell'Istituto italiano per l'industria culturale
al convegno dell'Aidac, si deve aggiungere che è diminuita l'offerta di
rappresentazioni teatrali in televisione: se nel periodo 1954-68 sono
andate in onda oltre 1200 produzioni e nel quindicennio successivo
(1969-84) circa la metà (658), negli anni 1984-98 se ne contano solo
237. Le cose non vanno meglio nel mercato dell'home video: nel catalogo
delle videocassette di quest'anno i titoli di opere teatrali disponibili
sono solo 69, contro più di 4500 titoli cinematografici noleggiabili, e
si registrano solo 25 novità. Ancora praticamente nulla l'offerta su
supporto digitale: una sola uscita in Dvd.
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