Lunedì 18 Dicembre 2000




 

 


Scena aperta

Teatro e nuove tecnologie: verso un palcoscenico globale per spettatori interattivi

di Georgia Garritano

Il teatro saprà affrontare le sfide dell'era di Internet così come ha fronteggiato quelle delle epoche precedenti e riuscirà a stare al passo con la società che cambia. Ne sono convinti gli esperti di teatro intervenuti al convegno "Il sipario s/doppiato. Il teatro nell'era dell'audiovisione globale" organizzato sabato a Roma dall'Associazione italiana dialoghisti e adattatori cinetelevisivi col patrocinio del ministero per i Beni e le attività culturali.

Com'è possibile che il teatro, un rito da officiarsi sul campo, un evento in presenza, possa conciliarsi con le nuove tecnologie della fruizione a distanza? "Il teatro non è degli attori ma del pubblico, non si fa in palcoscenico ma in platea" - afferma Carlo Infante, esperto di tecnologie e media - per questo "ha a che fare con le reti più del cinema". Il teatro, infatti, si basa sul principio della condivisione spazio-temporale e su tale principio si fonda anche il ciberspazio. Secondo Infante, editore di Teatron.org, "gli ambienti digitali elaborati dal computer e ancor più quelli messi in atto nelle reti telematiche offrono straordinarie opportunità per svolgere un ruolo psicologicamente attivo", per essere davvero spettatori interattivi, e rappresentano una vera e propria occasione evolutiva.

"La scrittura teatrale" - aggiunge il drammaturgo Giuseppe Manfridi - "reca in sé un'estrema disponibilità agli agganci, ai link, alle stratificazioni". Lo sviluppo di una drammaturgia ipertestuale "non solo leggibile da chiunque ma anche scrivibile e riscrivibile da chiunque" è tutt'altro che estraneo alla natura del teatro: "prima che il concetto di ipertesto entrasse nella nostra quotidianità esso ci è già stato suggerito dal teatro: i materiali teatrali, infatti, sono materiali mobili e il regista deve operare una selezione tra le possibili forme". E registi potremo esserlo tutti. Con le applicazioni multimediali interattive, le webcam sul palcoscenico, gli ambienti simulati è possibile, infatti, avere una moltiplicazione dei punti di vista, interagire in scenari virtuali e realizzare regie personali. La tecnologia può, dunque, aiutare il teatro ad essere, ancora di più, evento e può, addirittura, attuare il mito della scena aperta.

Se questa è la prospettiva più audace, le tecnologie digitali possono rivelarsi utili anche per finalità di documentazione e divulgazione. L'hi-tech potrebbe perfino rilanciare il settore, ormai da tempo in crisi. Per ora, però, la fruizione resta ancorata alla sala.

Gli ultimi dati disponibili sul consumo teatrale in Italia non sono incoraggianti: l'anno scorso sono stati venduti 11,9 milioni di biglietti e sono stati realizzati 217 miliardi di incassi, l'8 per cento in meno rispetto all'anno precedente. A queste cifre, presentate da Angelo Tacconi Teodosi dell'Istituto italiano per l'industria culturale al convegno dell'Aidac, si deve aggiungere che è diminuita l'offerta di rappresentazioni teatrali in televisione: se nel periodo 1954-68 sono andate in onda oltre 1200 produzioni e nel quindicennio successivo (1969-84) circa la metà (658), negli anni 1984-98 se ne contano solo 237. Le cose non vanno meglio nel mercato dell'home video: nel catalogo delle videocassette di quest'anno i titoli di opere teatrali disponibili sono solo 69, contro più di 4500 titoli cinematografici noleggiabili, e si registrano solo 25 novità. Ancora praticamente nulla l'offerta su supporto digitale: una sola uscita in Dvd.

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