AIDS, guerre e miseria
uccidono 11 milioni di bambini
Rapporto Unicef: i leader mondiali non si impegnano
per sconfiggere la mortalità infantile
Di Wanda Marra
Ogni
anno muoiono circa 11 milioni di bambini, sotto i 5 anni, la maggior
parte per cause che si potevano facilmente prevenire. Il mondo entra nel
nuovo millennio senza aver mantenuto molte promesse fatte ai suoi
abitanti più piccoli. L'Unicef, nel
suo "Rapporto 2000" su La
condizione dell'infanzia nel mondo sottolinea la responsabilità dei
leader mondiali, il cui scarso impegno verso l'infanzia di fatto
consente il perpetuarsi di una inutile strage di bambini e la continua
violazione dei loro diritti fondamentali. AIDS, guerre e miseria sono i
tre nemici che attendono al varco i bambini alle soglie del nuovo
millennio, che mettono in pericolo la loro vita, il loro sviluppo, il
loro futuro. Per sconfiggerli, non bastano palliativi o programmi
normali: occorre una mobilitazione straordinaria della comunità
mondiale che impegni risorse pari alla pericolosità dei nemici in
campo.
Un'adeguata assistenza ai bambini nei primissimi anni di vita,
fondamentali per lo sviluppo, viene spesso sottovalutata in sede di
programmazione politica ed economica dei paesi. Eppure tutto ciò che
avviene durante i primi anni di vita di un bambino, da zero a tre anni,
influenza il resto della sua infanzia e adolescenza. Infatti sin dalla
nascita, e per i successivi tre anni, le cellule cerebrali di un bambino
proliferano in senso esponenziale, creando sinapsi e circuiti che
saranno i fondamenti delle funzioni cognitive più elevate quali il
pensiero, il linguaggio, l'apprendimento.
Secondo i dati del Rapporto UNICEF la mortalità sotto i 5 anni
continua a calare nell'insieme dei paesi in via di sviluppo, ma
nell'Africa sub-sahariana è in aumento: lo scorso anno sono morti 4,1
milioni di piccoli africani, contro i 3,3 milioni del 1980. Molte delle
cause di morte si potevano facilmente prevenire: malattie intestinali,
cure perinatali insufficienti, infezioni respiratorie, malattie
evitabili con una vaccinazione. I Paesi dove è più alta la mortalità
infantile sono, dunque, quelli africani: Sierra Leone, Angola e Niger
guidano la classifica, seguiti da Afghanistan, Liberia, Mali, Malawi,
Somalia e Congo. L' Italia è fra gli ultimi venti Paesi, in fondo alla
classifica. In 25 paesi del mondo (tutti africani tranne uno,
l'Afghanistan) un bambino nato alle soglie del 2000 può sperare di
vivere non più di 50 anni, contro i 78 di un bambino europeo.
In 56 dei 161 paesi in cui opera, l'UNICEF deve far fronte a disastri
provocati dall'uomo. Guerre non dichiarate, conflitti e devastazioni che
hanno ucciso negli ultimi dieci anni oltre 2 milioni di bambini, ne
hanno feriti e mutilati 6 milioni, arruolati come piccoli soldati oltre
300.000.
E per di più l'Aids si diffonde a ritmi impressionanti: ogni minuto,
nel mondo, contraggono l'HIV 5 bambini; entro la fine del 2000 gli
orfani dell'AIDS saranno 13 milioni. 11 milioni di ragazzi hanno già
contratto il virus. La larga maggioranza di loro vive in Africa e in
Asia meridionale.
La miseria, nonostante la crescita complessiva dell'economia
mondiale, rappresenta ancora un enorme problema:1,2 miliardi di persone
continuano a vivere con meno di un dollaro al giorno. La metà di questi
poveri sono bambini. Ogni anno avvengono circa 8 milioni di aborti
spontanei e decessi neonatali a causa della malnutrizione materna e
dell'inadeguata assistenza sanitaria durante il parto e al neonato.
Circa 177 milioni di bambini presentano ritardi nella crescita
soprattutto a causa della malnutrizione delle madri durante la
gravidanza. E anche se oggi in 80 paesi il reddito pro capite è più
basso di quanto non fosse lo scorso decennio, l'aiuto allo sviluppo
continua a calare: dal 1992 al 1997 si è ridotto del 21%, o addirittura
di un terzo nei maggiori paesi industrializzati. Nelle nazioni più
povere, i fondi che potrebbero essere destinati all'istruzione,
all'assistenza sanitaria e al miglioramento delle infrastrutture vengono
assorbiti dal debito estero. I paesi in via di sviluppo devono oltre
2.000 miliardi di dollari alla Banca Mondiale, al Fondo Monetario
Internazionale (FMI) e ai paesi industrializzati. Anche le differenze
tra poveri e ricchi nei paesi industrializzati si sono accentuate: in
Gran Bretagna e in Italia, per esempio, oltre il 21 per cento dei
bambini vive in famiglie povere (cioè con un reddito inferiore alla
metà del reddito medio del paese). Circa 3 milioni di persone nei 15
paesi dell'Unione Europea sono senza tetto e negli Stati Uniti il 17 per
cento dell'intera popolazione infantile cresce grazie a sussidi sociali.
Molto si può fare, come dimostrano i primi risultati raggiunti dai
programmi contro l'AIDS in Uganda e Thailandia, come dimostrano i
successi ottenuti nel campo dell'istruzione di base in 29 paesi dove
l'UNICEF, d'intesa con i governi, ha sperimentato iniziative scolastiche
innovative, come dimostra la diffusione di terapie a basso costo anche
in alcuni dei paesi più poveri e privi di risorse. Nel settembre 2001
avrà luogo la Sessione Speciale sull'Infanzia dell'Assemblea Generale
delle Nazioni Unite, in cui i capi di governo si confronteranno sui
diritti all'uguaglianza e allo sviluppo umano. Ma per sconfiggere i tre
grandi nemici dei bambini del 2000, AIDS, guerre e miseria, serve una
scelta di campo precisa.
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