Per fare musica ci
vuole un fiore
Assomiglia ad una margherita il sistema
computerizzato di Garamond per la didattica del suono
di Eleonora Giordani
In
mezzo alla sala c'è una "margherita" di circa due metri di
diametro e davanti ai suoi dodici petali se ne stanno seduti altrettanti
bambini. E' la scena che ha accolto giovedì scorso, 30 novembre, i
partecipanti ad un workshop organizzato dalla casa editrice Garamond
ed animato da Carlo Massarini alla Fiera di Roma nel quadro di "Inforscuola
2000", la mostra-convegno nazionale di didattica e tecnologie
per la scuola, giunta quest'anno alla sua sedicesima edizione. Inizia la
dimostrazione. "Facciamo finta di essere al mare d'estate"
dice Giuliano Palmieri della SoundCage di Genova, la società che ha
curato la tecnologia del sistema. "La cosa più bella da sentire è
il rumore dell'onda". Una bambina schiaccia allora con un piede il
petalo che le sta davanti e subito la stanza si riempie del suono di
un'onda scrosciante; poi è la volta del fischio della nave, del canto
dei gabbiani, del tuffo in acqua. Insomma, un'apoteosi di effetti
acustici marini. I bambini hanno appena dato vita ad una
rappresentazione, ad un "Ambiente sonoro interattivo", in cui
gli attori sono i suoni prodotti dalla loro pressione sul tappetino.
La margherita in realtà si chiama "Teatro dei suoni" e si
propone come "strumento musicale collettivo" per educare
all'espressione e alla comunicazione mediante il suono, la musica e il
movimento. Il sistema è prodotto da Garamond, editore particolarmente
concentrato sull'uso delle nuove tecnologie nella scuola. Responsabile
scientifico del progetto è Roberto Maragliano, professore di Tecnologie
dell'istruzione all'Università Roma Tre, che ha contribuito ad
individuare le potenzialità didattiche di questo dispositivo,
soprattutto nella scuola di base.
Il fiore è un hardware: dalla calotta centrale, che ospita un
trasmettitore radio, si estendono 12 sensori digitali a pressione (i
"petali"). Il tutto è collegato via radio e senza alcun cavo
ad un computer multimediale su cui è installato un software di
generazione sonora contenente un repertorio di circa 300 suoni e un
"programma autore": questo permette di avviare gli
"Ambienti sonori interattivi" (Asi) forniti in dotazione o di
crearne di nuovi.
Quello del mare era un ambiente acustico costruito con suoni
realistici. Un esercizio di questo tipo serve ad usare la dimensione
sonora come strumento narrativo, al pari della scrittura e del disegno.
Tutti gli spazi reali o immaginari hanno infatti dei suoni che li
caratterizzano: si possono raccontare la propria stanza, il proprio
quartiere o il castello incantato identificandoli mediante evocazioni
sonore. Il bambino agisce singolarmente sul sensore, diventa lui il
suono, che interagisce con il suono dei compagni creando una vera e
propria partitura.
Le applicazioni del Teatro dei suoni non si fermano però agli effetti
narrativi o evocativi, ma vanno a toccare anche un ambito specificamente
musicale. Se i sensori nei petali sono associati alle note musicali, il
gioco consisterà nello sviluppare il senso ritmico attraverso il
movimento del corpo nello spazio. Il bambino cammina sui sensori,
esplora una melodia e la scandisce con il suo movimento. Potrà scoprire
il concetto di pulsazione tramite il passo regolare. Potrà sperimentare
cambiamenti di velocità: correre sui sensori, oppure camminare
lentamente e verificare come questo a livello musicale produce un
risultato diverso. Può addirittura controllare l'articolazione dei
suoni, fare effetti di legato o di staccato, saltellando o semplicemente
camminando sui tappetini, e può riprodurre coni suoi passi delle
semplici cellule ritmiche ottenendo delle vere e proprie coreografie.
"Qualcuno potrebbe trovare delle assonanze con il metodo di
Jacques Dalcroze, che valorizza il corpo come mezzo privilegiato per
vivere il ritmo musicale, la dimensione temporale della musica"
dice Sabrina Ceccarelli, che fa parte del gruppo di autori che ha
elaborato gli esercizi didattici. Ma per Dalcroze il movimento è una
risposta allo stimolo musicale. Con il Teatro dei suoni invece, il
movimento è la causa dell'evento musicale: il sistema offre un feedback
sonoro immediato ai gesti del bambino, che scopre come variando il suo
movimento varia anche il risultato musicale. Questo rapporto immediato
tra gesto e risultato sonoro è un fatto normale, perché quando si
suona un qualsiasi strumento la gestualità è implicata nella
produzione del suono. Solo che con gli strumenti tradizionali la
gestualità è limitata ad alcuni movimenti del corpo ed è comunque
sofisticata e complessa. Qui invece il bambino utilizza tutto il suo
corpo spostandosi nello spazio e ha la possibilità di far musica
attraverso un movimento semplicissimo che è camminare sui sensori.
Ma serve davvero per l'educazione al suono tutto questo apparato
tecnologico? Secondo Roberto Maragliano il valore del Teatro dei suoni
risiede comunque nell'impostazione didattica predisposta dai docenti, le
cui potenzialità sono esaltate dalle applicazioni multimediali.
"Il suono è un luogo di crescita ed è troppo importate per
lasciarlo solo ai musicisti - ha detto il professore - Il suono è anche
fatto con il corpo, è un fatto sensoriale. La multimedialità è un
luogo da abitare, un luogo da agire, dove non si sta in posizione
passiva, ma ha si un ruolo attivo. L'altra cosa importantissima è che
con questo strumento si impara divertendosi. Il marchingegno non avrebbe
alcun senso se non ci fossero dei bambini con il loro corpo che lo
agiscono. C'è dell'hardware, c'è del software, c'è una centralina,
c'è un computer. Ma di fatto sono i bambini - non il singolo, ma un
gruppo di bambini - che danno vita a questi ambienti. Sono state
prodotte una serie di schede come stimolo per la didattica, ma questo è
anche e soprattutto un sistema-autore, che può essere adattato alle
singole esigenze. Noi insegnanti possiamo mettere lì i nostri suoni, le
nostre manipolazioni, il nostro repertorio di risorse sonore e farlo poi
agire dai ragazzini".
Imparare divertendosi, dunque, ma non solo: le modalità d'uso del
Teatro dei suoni coinvolgono la voce e tutto il corpo in una ricerca del
coordinamento, che potrebbero rivelarsi utili anche in situazioni dove
sono presenti necessità riabilitative o di sostegno al disagio motorio
e psichico.
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