Lunedi' 4 Dicembre  2000

 

Per fare musica ci vuole un fiore

Assomiglia ad una margherita il sistema computerizzato di Garamond per la didattica del suono

di Eleonora Giordani

In mezzo alla sala c'è una "margherita" di circa due metri di diametro e davanti ai suoi dodici petali se ne stanno seduti altrettanti bambini. E' la scena che ha accolto giovedì scorso, 30 novembre, i partecipanti ad un workshop organizzato dalla casa editrice Garamond ed animato da Carlo Massarini alla Fiera di Roma nel quadro di "Inforscuola 2000", la mostra-convegno nazionale di didattica e tecnologie per la scuola, giunta quest'anno alla sua sedicesima edizione. Inizia la dimostrazione. "Facciamo finta di essere al mare d'estate" dice Giuliano Palmieri della SoundCage di Genova, la società che ha curato la tecnologia del sistema. "La cosa più bella da sentire è il rumore dell'onda". Una bambina schiaccia allora con un piede il petalo che le sta davanti e subito la stanza si riempie del suono di un'onda scrosciante; poi è la volta del fischio della nave, del canto dei gabbiani, del tuffo in acqua. Insomma, un'apoteosi di effetti acustici marini. I bambini hanno appena dato vita ad una rappresentazione, ad un "Ambiente sonoro interattivo", in cui gli attori sono i suoni prodotti dalla loro pressione sul tappetino.

La margherita in realtà si chiama "Teatro dei suoni" e si propone come "strumento musicale collettivo" per educare all'espressione e alla comunicazione mediante il suono, la musica e il movimento. Il sistema è prodotto da Garamond, editore particolarmente concentrato sull'uso delle nuove tecnologie nella scuola. Responsabile scientifico del progetto è Roberto Maragliano, professore di Tecnologie dell'istruzione all'Università Roma Tre, che ha contribuito ad individuare le potenzialità didattiche di questo dispositivo, soprattutto nella scuola di base.
Il fiore è un hardware: dalla calotta centrale, che ospita un trasmettitore radio, si estendono 12 sensori digitali a pressione (i "petali"). Il tutto è collegato via radio e senza alcun cavo ad un computer multimediale su cui è installato un software di generazione sonora contenente un repertorio di circa 300 suoni e un "programma autore": questo permette di avviare gli "Ambienti sonori interattivi" (Asi) forniti in dotazione o di crearne di nuovi.

Quello del mare era un ambiente acustico costruito con suoni realistici. Un esercizio di questo tipo serve ad usare la dimensione sonora come strumento narrativo, al pari della scrittura e del disegno. Tutti gli spazi reali o immaginari hanno infatti dei suoni che li caratterizzano: si possono raccontare la propria stanza, il proprio quartiere o il castello incantato identificandoli mediante evocazioni sonore. Il bambino agisce singolarmente sul sensore, diventa lui il suono, che interagisce con il suono dei compagni creando una vera e propria partitura. 
Le applicazioni del Teatro dei suoni non si fermano però agli effetti narrativi o evocativi, ma vanno a toccare anche un ambito specificamente musicale. Se i sensori nei petali sono associati alle note musicali, il gioco consisterà nello sviluppare il senso ritmico attraverso il movimento del corpo nello spazio. Il bambino cammina sui sensori, esplora una melodia e la scandisce con il suo movimento. Potrà scoprire il concetto di pulsazione tramite il passo regolare. Potrà sperimentare cambiamenti di velocità: correre sui sensori, oppure camminare lentamente e verificare come questo a livello musicale produce un risultato diverso. Può addirittura controllare l'articolazione dei suoni, fare effetti di legato o di staccato, saltellando o semplicemente camminando sui tappetini, e può riprodurre coni suoi passi delle semplici cellule ritmiche ottenendo delle vere e proprie coreografie.

"Qualcuno potrebbe trovare delle assonanze con il metodo di Jacques Dalcroze, che valorizza il corpo come mezzo privilegiato per vivere il ritmo musicale, la dimensione temporale della musica" dice Sabrina Ceccarelli, che fa parte del gruppo di autori che ha elaborato gli esercizi didattici. Ma per Dalcroze il movimento è una risposta allo stimolo musicale. Con il Teatro dei suoni invece, il movimento è la causa dell'evento musicale: il sistema offre un feedback sonoro immediato ai gesti del bambino, che scopre come variando il suo movimento varia anche il risultato musicale. Questo rapporto immediato tra gesto e risultato sonoro è un fatto normale, perché quando si suona un qualsiasi strumento la gestualità è implicata nella produzione del suono. Solo che con gli strumenti tradizionali la gestualità è limitata ad alcuni movimenti del corpo ed è comunque sofisticata e complessa. Qui invece il bambino utilizza tutto il suo corpo spostandosi nello spazio e ha la possibilità di far musica attraverso un movimento semplicissimo che è camminare sui sensori.

Ma serve davvero per l'educazione al suono tutto questo apparato tecnologico? Secondo Roberto Maragliano il valore del Teatro dei suoni risiede comunque nell'impostazione didattica predisposta dai docenti, le cui potenzialità sono esaltate dalle applicazioni multimediali. "Il suono è un luogo di crescita ed è troppo importate per lasciarlo solo ai musicisti - ha detto il professore - Il suono è anche fatto con il corpo, è un fatto sensoriale. La multimedialità è un luogo da abitare, un luogo da agire, dove non si sta in posizione passiva, ma ha si un ruolo attivo. L'altra cosa importantissima è che con questo strumento si impara divertendosi. Il marchingegno non avrebbe alcun senso se non ci fossero dei bambini con il loro corpo che lo agiscono. C'è dell'hardware, c'è del software, c'è una centralina, c'è un computer. Ma di fatto sono i bambini - non il singolo, ma un gruppo di bambini - che danno vita a questi ambienti. Sono state prodotte una serie di schede come stimolo per la didattica, ma questo è anche e soprattutto un sistema-autore, che può essere adattato alle singole esigenze. Noi insegnanti possiamo mettere lì i nostri suoni, le nostre manipolazioni, il nostro repertorio di risorse sonore e farlo poi agire dai ragazzini".

Imparare divertendosi, dunque, ma non solo: le modalità d'uso del Teatro dei suoni coinvolgono la voce e tutto il corpo in una ricerca del coordinamento, che potrebbero rivelarsi utili anche in situazioni dove sono presenti necessità riabilitative o di sostegno al disagio motorio e psichico.

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