Almost blue:
l'inquietudine dal film al sito
Il serial killer si tradisce in chat, in un
thriller dai colori freddi e metallici
di Wanda Marra
"Io,
con gli occhi chiusi, ci sto sempre, anche se non canto. Sono cieco,
dalla nascita. Non ho mai visto una luce, un colore, o un movimento.
Ascolto. Scandaglio il silenzio che mi circonda, come uno scanner, uno
di quegli apparecchi elettronici che spazzano l'etere a caccia di suoni
e di voci e si sintonizzano automaticamente sulle frequenze occupate. So
usarli benissimo, gli scanner, quello che ho dentro la testa da
venticinque anni, fin da quando sono nato e quello che tengo in camera
mia, accanto al giradischi". Un sogno fatto di colori e suoni, un
incubo popolato di rumori e immagini deformate. È questo Almost Blue,
il thriller con la regia e sceneggiatura di Alex Infascelli tratto
dall'omonimo romanzo di Carlo Lucarelli (da cui è tratta la citazione),
ispirato alla lontana a una serie di morti rimaste insolute, "i
delitti del Dams" che gravitarono diversi anni fa intorno
all'ateneo bolognese.
Un ragazzo cieco di nome Simone (Claudio Santamaria , L'Ultimo
capodanno dell'Umanità, L'Assedio) "ascolta" la città
con lo scanner, unica compagnia Almost Blue suonato da Chet Baker. Un
serial killer uccide dei giovani studenti, lasciandoli nudi e privi di
ogni oggetto personale; ogni volta, dopo l'omicidio, nei pressi del
luogo del delitto, viene notata una persona con le identiche sembianze
della vittima.
"Anche i colori per me hanno un altro significato. Hanno una
voce, i colori, un suono, come tutte le cose. Un rumore che li distingue
e che posso riconoscere. E capire."
Con un impasto straniante di colori, di suoni, di rumori, Infascelli
(che, non è un caso, ha un passato come regista di videoclip) fotografa
un'inquietudine che viaggia sottile, al di là della storia, si insinua
nel subconscio dello spettatore, trasforma gli ambienti, le situazioni,
i volti, crea una realtà altra, indipendente, non controllabile dal
mondo rassicurante delle parole. Il film procede per lampi, per scene
chiave che si dissolvono e lasciano il posto a sequenze più quotidiane,
più rassicuranti (e anche più allineate con la produzione
cinematografica italiana). La materia stessa del romanzo si trasforma: i
colori evocati nel romanzo da una prosa avvolgente si materializzano
sullo schermo, diventando il vero e proprio filo conduttore del film. Un
blue metallico, freddo, impietoso è la tonalità dominante delle
immagini; un blue che spesso si impasta al rosso del sangue di cadaveri
sfigurati e al colore della pelle del "mostro", nudo, con
un'espressione vuota, sgomenta, bestiale.
Anche le voci hanno un colore; anzi, per Simone, cieco dalla nascita,
le voci "sono" in qualche modo i colori. Simone, che col suo
scanner intercetta le conversazioni e sa riconoscere il colore delle
voci, è l'unica persona che può aiutare il giovane ispettore, Grazia
Negro (Lorenza Indovina, Una Notte per Decidere, Femminile Singolare).
"Mi sintonizzo sulle chat. Sulle conversazioni in collegamento
tra computer, via Internet. È una cosa che ho scoperto da poco. I
segnali che il modem di un computer manda a un altro passano attraverso
le linee telefoniche con un trillo a singhiozzo, distorto dalle scariche
elettriche, e si possono intercettare. Li ho sentiti tante volte
scandagliando l'etere con lo scanner. Una scarica di fischi modulati,
come uno stormo di uccellini che trillano gialli in una folata di vento
azzurro frizzante. Li ho sentiti tante volte ma solo da poco mi è
venuto in mente di collegare il segnale al programma audio del mio
computer. Così i fischi sono diventati parole e sono usciti dagli
altoparlanti che ho sul tavolo con la voce bassa e piatta della sintesi
vocale. Quando sono dati che si trasferiscono da terminale a terminale
sono incomprensibili, ma quando sono i messaggi che la gente si scambia
sulle chat line allora sono frasi. Frasi scritte sullo schermo, con la
tastiera, che diventano voci. Voci della città. Loro si leggono. Io li
ascolto".
E' su una chat che a un certo punto Simone intercetta una
conversazione tra un uomo e una ragazza, mentre il suo scanner registra
una voce verde, infida, inquietante, cattiva:
"Non mi piace. È una voce verde. Scivola sul contrabbasso
storto che si sente appena in sottofondo e lo raggrinzisce come un lembo
di pelle che rabbrividisce. È una voce verde ed è verde perché non ha
colore. Il colore in una voce è dato dal respiro che uno ci mette.
Dalla pressione del respiro. Se è bassa, allora è umile, triste,
ansiosa, implorante. Se è alta è sincera, ironica e bonaria. Se è
forte, di getto, è minacciosa, volgare o violente. Se si alza e si
abbassa e si arrotonda sui bordi, è affettuosa, maliziosa o sensuale.
Questa voce non è niente. È solo un po' più sostenuta di quella del
computer, più piena e nient'altro. È una voce verde che finge".
Simone avverte la polizia: quella voce non promette niente di buono,
una donna sta per essere uccisa. Da quel momento il suo destino e quello
di Grazia si intrecciano, sulle orme dell'assassino, che si mimetizza,
si impossessa di identità altrui, ma non può cambiare la sua voce,
quella voce verde che Simone, e solo Simone, può riconoscere. Il
viaggio alla ricerca del killer è un'avventura che porta i due
protagonisti ad entrare nei meandri più bui della loro stessa mente, e
non solo di Bologna, ad affrontare di nuovo - e da vicino - il colore e
l'odore del sangue. Fino alla risoluzione finale.
Se il film è volutamente macabro, morboso, se scava consapevolmente
sotto la superficie delle persone e degli oggetti per mostrarne le
viscere, il sito ufficiale di Almost Blue
accentua queste caratteristiche. Al sito si accede attraverso
un'introduzione, la cui visione è consigliata a un pubblico di adulti.
Sullo sfondo di alcune tra le immagini più inquietanti del film - un
uomo nudo calvo, con le cuffie, di fronte a uno specchio, che riflette
un volto deformato, straniato da un blu metallico, sangue, titoli di
giornali - appaiono le scritte: "Vuole essere quello che sei.Vuole
sentire quello che senti. Vuole provare quello che provi. Vuole solo
essere quello che sei.Ad ogni costo" E - finita l'introduzione -
appare la scritta: "Omicidi compiuti nel mondo da quando ti sei
collegato al sito", con un numero che cresce a velocità
vertiginose. Nel sito, oltre alle notizie sul film, c'è anche uno
schedario sui serial killer. E poi un forum di discussione e l'indirizzo
e-mail del regista. Realtà e finzione si intrecciano. E non stupisce
che Infascelli abbia ricevuto messaggi minatori, dal tenore di quello
firmato da una non meglio identificata Muccina: "Vi faccio tutti a
pezzi con le mie mani, so dove abiti e quale macchina guidi, morirete
tutti per la vostra superficialità".
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