La foresta Amazzonica diventerà un pascolo entro il 2050

Un modello realizzato dall'Hadley Centre in Inghilterra ipotizza che la temperatura della Terra crescerà di 6 gradi centigradi entro il 2050

di Wanda Marra

 
Entro il 2050 la temperatura della Terra crescerà di 6 gradi centigradi. Il primo modello climatico che tiene conto della vita delle piante in maniera realistica, realizzato da Peter Cox e dai suoi colleghi al Met Office dell'Hadley Centre in Inghilterra, il centro per la previsione e la ricerca del clima, ipotizza un riscaldamento del globo terrestre molto maggiore di quanto previsto in precedenza. Piantare foreste potrebbe avere molti meno effetti nel rallentare il riscaldamento del pianeta di quanto auspicato. 

La novità di questo modello, realizzato in collaborazione con il Centro Oceanografico di Southampton, sta nel mettere in conto le interazioni tra la crescita delle piante e altri fattori ambientali, come la temperatura e il ciclo del carbonio. Secondo le previsioni di Cox, la siccità e il riscaldamento trasformeranno grandi aree dell'Amazzonia in un pascolo. 

La biosfera terrestre, che agisce attualmente come un ricevitore di carbonio, entro il 2050 si trasformerà invece in una sorgente, emettendo nell'atmosfera una grande quantità di biossido di carbonio. Questo causerà una crescita della temperatura della Terra di 6 gradi centigradi, due in più rispetto ai 4 previsti dai modelli che non comprendevano i fattori legati alla vegetazione. 
Secondo il modello elaborato dall'Hadley Centre, fondato nel 1990 e finanziato dal dipartimento dell'Ambiente del Regno Unito e dall'Ufficio Metereologico del Regno Unito, per fornire al governo britannico una valutazione autorevole e aggiornata del cambiamento di clima sia naturale che provocato dall'uomo, il continuo incremento nella concentrazione atmosferica di biossido di carbonio dovuto alle emissioni provocate dalle attività umane dovrebbe dunque portare significativi cambiamenti nel clima.

Circa la metà delle attuali emissioni vengono assorbite dall'oceano e dagli ecosistemi della terra, ma questo assorbimento è sensibile sia al clima, sia alla concentrazione atmosferica di biossido di carbonio e crea un meccanismo di retroazione (feedback), tra effetti e cause. I modelli matematici GCM (General Circulation Models), generalmente usati per predire le variazioni climatiche, rappresentano, in modo semplificato, l'atmosfera e la sua interazione con la superficie terrestre, intesi come un insieme costituito dalla circolazione atmosferica ed oceanica su tutto il pianeta ed una serie di processi e di interazioni fra le componenti del sistema climatico. Ma tali modelli non hanno tenuto sufficientemente in conto il feedback tra il clima e la biosfera, utilizzando sia una distribuzione vegetativa che delle concentrazioni di anidride carbonica statiche, con un ciclo del carbonio semplice che non inserisce tra le variabili i cambiamenti climatici. 

Il modello sviluppato da Cox e dagli altri ricercatori dell'Hadley Centre, invece, indica che il meccanismo di retroazione del ciclo del carbonio potrebbe significativamente accelerare i cambiamenti di clima entro il ventunesimo secolo. Cox ha spiegato come i primi risultati suggeriscono che la vegetazione e il suolo, che di solito assorbono circa un quarto delle emissioni del carbonio prodotte dagli uomini, potrebbero accelerare il futuro cambiamento di clima rilasciando il carbonio nell'atmosfera non appena il pianeta si riscalda. Le piante di solito assorbono più biossido di carbonio rispetto a quello che viene pompato nell'atmosfera. Ma quando comincia a fare più caldo, la quantità assorbita dalle piante si livella, mentre la quantità espulsa dai microrganismi nel suolo cresce in maniera esponenziale. 
Complessivamente, dunque, la biosfera comincia a provocare un riscaldamento del clima.

Martedi' 14 Novembre 2000

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