La Rete reagisce, pubblicando nomi e fotografie degli autori di 30 mila scomparsi in Argentina

Su Internet i responsabili della tragedia dei desaparecidos

Di Wanda Marra

Un atto d'accusa e contemporaneamente un archivio per la memoria. È questo Proyecto Desaparecidos, che nero su bianco pubblica i nomi dei responsabili della scomparsa e della morte di centinaia di persone. Si tratta di un sito nato con l'obiettivo di ricordare e rendere note le vittime del terrorismo di stato in America Latina e nel mondo. Ma non solo. Questo progetto risponde anche al bisogno di giustizia e di denuncia. Documenti e scritti letterari concludono il quadro. Un vero e proprio memoriale online è dedicato ai desaparecidos argentini: al momento ci sono circa 600 nomi con foto e informazioni. È possibile visitare questo archivio, sia percorrendo il "Muro della Memoria", che riunisce in un solo colpo d'occhio tutte le foto, oppure cercare amici e conoscenti attraverso i nomi, le professioni, i luoghi della scomparsa.

La Rete e' strumento di "memoria, giustizia e verità" per i desaparecidos, diventando sia un luogo di discussione, che un mezzo per la ricerca di persone scomparse. Intanto sta arrivando alla sua fase finale il processo intentato a Roma, dopo anni di attesa e di rinvii, contro sette ufficiali argentini accusati di aver sequestrato e ucciso otto cittadini italiani, nel periodo della dittatura militare argentina, tra il 1976 e il 1983. Concluse ieri le deposizioni dei testimoni, oggi parla la pubblica accusa, sostenuta dal giudice Francesco Caporale. Questo processo, nel quale il Governo italiano si è costituito parte civile, ma al quale gli imputati non sono presenti perché protetti dall'immunità concessa dalle autorità argentine dopo la fine della dittatura militare, riporta l'attenzione su una delle più imponenti tragedie della storia recente. In America Latina le dittature militari utilizzarono come metodologia repressiva più frequente la scomparsa di persone. L'Argentina impose al mondo un triste neologismo: "desaparecidos". Nel 1982 si scoprirono, in aree annesse a diversi cimiteri, una serie di fosse comuni, ricolme di cadaveri non identificati. La propaganda del regime sosteneva che gli "scomparsi" erano in realtà fuggiti all'estero, mentre la speranza dei familiari li portava a pensare che fossero prigionieri in caserme lontane o in istituti penali della Patagonia. L'evidenza delle uccisioni di massa ebbe un grosso rilievo anche nei settori meno ostili al regime e nel mondo intero.

Projecto Desaparecidos rappresenta probabilmente l'operazione più completa e anche la fonte di informazione più consistente, ma in realtà la Rete pullula di organizzazioni e movimenti dedicati a questa tragedia. Per esempio le Madri di Plaza de Mayo, che da ventidue anni marciano sulla piazza dalla quale prendono il nome, chiedendo verità e giustizia per i loro figli scomparsi, sono rappresentate da ben due siti: Madres de Plaza de Mayo - Linea Fundadora e Asociación Madres de Plaza de Mayo,www.madres.org (un gruppo più politicizzato, derivato da una scissione con il primo). Negli ultimi anni è emersa un'altra verità raggelante: molti dei figli dei desaparecidos, anch'essi scomparsi, sono stati allevati proprio dagli uccisori dei loro genitori. Sono le Nonne di Plaza de Mayo ad aver hanno lanciato una campagna pubblicitaria su radio e televisioni per spingere chiunque abbia il sospetto di essere figlio di desaparecidos a chiedere la prova del Dna. Anche le nonne hanno un sito: Abuelas de Plaza de Mayo. Ed è in Rete anche H.I.J.O.S., un movimento di diritti umani che raggruppa i figli di sequestrati, torturati, assassinati, scomparsi, prigionieri, esiliati. La Rete, dunque, è in questo caso strumento di denuncia e, insieme, di memoria storica. Per non dimenticare, perché non accada "nunca más", mai più.

Giovedi' 9 Novembre 2000

Top