L'Unità
racconta la fine dell'età d'oro per le società
Internet con dominio ".com", ovvero quelle con
scopi commerciali. A causa del collasso delle quotazioni
azionarie, infatti, il numero di questo tipo di aziende
che si erano guadagnate un posto nella lista dei
magnifici cento della tecnologia informatica, è sceso
da 27 a 14 e fra queste ultime ci sono colossi come
America on line, Yahoo! e Yahoo! Japan. Al momento la
parola d'ordine per le società Punto-com è produrre
profitti nel più breve tempo possibile anche accettando
di cambiare missione, come, ad esempio, passare dal
commercio elettronico al designer di nuovi siti o
viceversa. Anche perché gli investitori che hanno
scommesso sulla Punto-com-mania non aspettano più di
tre o quattro anni prima di vedere il risultato e questo
è il motivo per cui anche le società che sono riuscite
a piazzare le proprie azioni nei mesi d'oro delle
offerte pubbliche ora devono rivolgersi alle banche per
poter sopravvivere. Non solo, spesso fra i nemici della
Internet-economia ci sono anche gli stessi consumatori,
stracorteggiati oppportunisti. "Un gran numero di
persone vuole avere i prodotti senza pagare, sono
tantissimi quelli che non diventeranno mai veri
clienti", commenta Katherine Legatos, una dei
fondatori di Ingredients.com, società di vendita di
prodotti di bellezza. Sì, perché ormai si è innestato
un circolo vizioso per cui le società Punto-com non
possono smettere di sedurre i navigatori ma nello stesso
tempo sono costrette a eliminare sconti, facilitazioni e
servizi gratuiti perché sono a corto di liquidità.
Alcuni esempi del cambiamento in corso: Beauty.com ha
caricato di ottomila lire l'invio, che prima era
gratuito, dei cosmetici acquistati e Buy.com non può più
vendere sotto costo il materiale elettronico. Lo stop ai
servizi "free" è generalizzato e il motivo è
sempre lo stesso: chi ha investito nelle società sul
Web non vuole sussidiare consumatori pigri e
"scrocconi".
Giù i titoli
tecnologici e telefonici
Sul
Sole 24 Ore e Repubblica la notizia del
nuovo ribasso in Borsa dei titoli tecnologici e legati
alle telecomunicazioni. Il quotidiano diretto da Ezio
Mauro riferisce che ieri la perdita più vistosa è
stata quella di di Unisys a Wall Street. Mentre in
Europa sono stati presi di mira i telefonici che da
tempo vengono indicati dagli esperti come il settore più
vulnerabile di tutti i listini. La riapertura del caso
Sprint, il vettore internazionale che dovrà ritornare
sul mercato perché la fusione con WorldCom, viene
ritenuta pericolosa per gli utenti di tutto il mondo
dalle commissioni antitrust d'America e d'Europa.
Rischia, infatti, di scaricare una nuova corsa tra i
grandi gruppi a colpi di decine di migliaia di miliardi.
Ma anche le varie gare per le licenze Umts lasceranno il
segno nei bilanci aziendali.
Il computer più veloce
del mondo
La
Stampa rivela che l'Ibm sta per lanciare il
computer più veloce del mondo. L'annuncio è di ieri
quando la multinazionale americana ha comunicato di aver
costruito l'"Advanced Strategic Computing
Initiative White", un computer capace di elaborare
in un secondo 12,3 miliardi di operazioni, una velocità
tre volte superiore a quella del più veloce computer di
ultima generazione. Il sistema sarà installato in
California entro la fine dell'anno e secondo gli esperti
potrebbe contribuire ad allentare le resistenze del
Congresso alla ratifica del trattato per la messa al
bando degli esperimenti nucleari. L'anno scorso,
infatti, il Senato si rifiutò di ratificarlo insistendo
sul fatto che gli Stati Unti dovevano mantenere il
diritto di continuare i test sotterranei.
In breve
Dopo la condanna per aver
violato le regole antitrust, Microsoft si lancia in
un'offensiva tecnologica a tutto campo. Sul supplemento New
Economy del Sole 24 Ore Umberto Paolucci,
vicepresidente della Microsoft, spiega le strategie
della società di Redmond. Al fine di risolvere il
problema della incomunicabilità tra i siti a favore
dell'utente, Microsoft suggerisce la creazione di una
piattaforma generalizzata che verrà gradualmente
sviluppata nei prossimi due anni "e che toccherà
ogni aspetto del nostro software e del nostro stesso
modo di essere sul mercato", come spiega Paolucci.
In pratica tutto il catalogo di Redmond si arricchirà
del suffisso ".Net" e offrirà nuovi sevizi.
Oracle ha assoldato un
investigatore privato per indagare su presunte attività
"poco ortodosse" della rivale Microsoft. La
notizia è riportata dal Manifesto. Il presidente
della società, Larry Ellison, ha dichiarato che
Microsoft avrebbe pagato gruppi commerciali e
organizzazioni lobbistiche per influenzare l'opinione
pubblica durante il procedimento antitrust. Oracle
avrebbe sborsato 1200 dollari (2.400.000 lire) a un
custode per frugare tra la spazzatura del gruppo
commerciale Association for Competitive Technology.
"Manderemo la nostra spazzatura a Redmond così che
la possano ispezionare. Siamo per la trasparenza
totale", ha concluso Ellison.