Roma, 28 Febbraio 2000

Anche il Papa spiato da Echelon

Nuove rivelazioni sul caso Echelon: il sistema satellitare intercettava anche il Papa. Le sfide della nuova economia: il sottosegretario Passigli preannuncia i provvedimenti del governo, Prodi presenterà al prossimo vertice europeo di marzo il piano di sviluppo e-Europe. La sindrome Internet colpisce le banche.


I principali quotidiani danno notizia in prima pagina delle ultime rivelazioni sul caso Echelon, il sistema globale di monitoraggio con una rete mondiale di ascolto capace di intercettare milioni di messaggi all’ora. Il “grande orecchio” gestito da Londra con gli Stati Uniti, il Canada, l’Australia e la Nuova Zelanda, aveva tra gli obiettivi stranieri anche il Vaticano. Secondo alcuni ex agenti segreti – riferisce il settimanale britannico Sunday Times – sarebbero stati intercettate anche comunicazioni del Papa e di madre Teresa di Calcutta.

  Le sfide della new economy alla politica

Sul Corriere della Sera Stefano Passigli, sottosegretario all’innovazione, si dice in piena sintonia con quanto ha dichiarato il governatore della Banca d’Italia Fazio nell’intervista pubblicata ieri dal quotidiano circa la necessità di puntare su Internet per non perdere una storica occasione di sviluppo. Il governo si muoverà in tre direzioni: sgravi fiscali sugli utili dei capitali investiti a favore delle imprese che nasceranno nei settori più innovativi; incentivi sulle cosiddette “stock options”, cioè i pacchetti azionari assegnati dalle nuove società ai manager; un fondo specializzato nel finanziamento delle iniziative imprenditoriali legate a Internet. I provvedimenti previsti dal governo convincono l’imprenditore Silvio Scaglia che ha lasciato Omnitel per lanciare una società, la e.Biscom, prossima alla quotazione in borsa. Alessandro Riello, dell’omonimo gruppo industriale, si dice invece preoccupato per “questa specie di ubriacatura collettiva” che porta a “pensare che Internet risolverà tutti i nostri problemi, a cominciare da quello dell’occupazione”. “Non possiamo dimenticare” – aggiunge – “che anche nelle grandi economie, come quella degli Stati Uniti, i settori tradizionali, dalla meccanica alla chimica di base, concorrono in modo decisivo allo sviluppo del Paese”.

Si conclude l’inchiesta della Repubblica sulla new economy. I governi europei sono incalzati dalle sfide imposte da Internet. Federico Rampini analizza come le sinistre al potere in Europa si sforzano di aggiornare ideologie e programmi. Il cancelliere Schroeder guarda al miracolo industriale multietnico della Silicon Valley, Jospain vara un piano di tagli di imposte che si potrebbe definire reaganiano, il ministro dell’economia inglese Brown annuncia che entro tre anni le tariffe Internet dovranno scendere ai livelli americani. Il presidente della Commissione europea Romano Prodi presenterà il prossimo 23 marzo al vertice di Lisbona il suo piano e-Europe che punta all’obiettivo di portare in rete ogni cittadino e prevede la connessione telematica di tutte le scuole dell’Unione entro la fine del 2001e l’offerta di servizi on line da parte di tutte le amministrazioni pubbliche entro il 2004.

La sindrome di Internet colpisce le banche

Il supplemento Affari & Finanza dedica ampio spazio ai cambiamenti in corso nel settore bancario in seguito alla rivoluzione informatica. Gli accordi con le società telefoniche  e on line stanno modificando gli assetti di potere nel mondo del credito. Nel giro di quindici giorni Banco di Bilbao e Telefonica si sono scambiati consistenti pacchetti azionari, Deutsche Bank ha stretto un accordo con Aol e Masayoshi Son ha comprato Nippon Credit Bank. Per il prossimo futuro, secondo Marco Panara, bisogna aspettarsi uno scontro epocale tra società di telefonia mobile, società emittenti di carte di credito e banche. “Le società telefoniche ci stanno già lavorando, le banche, e non solo in Italia, non sembrano invece avere una strategia chiara”. Accade, quindi, che Bipop sia il primo istituto ad andare in rete anticipando i grandi del settore.

  In breve

In prima pagina sul Sole 24 Ore viene dato grande risalto all’operazione Seat-Tin.it che porterà alla nascita del gigante italiano del Web dedicato al “business to business”. I dettagli finanziari si conosceranno già mercoledì prossimo. Il primo marzo, infatti, il consiglio di amministrazione di Telecom formalizzerà l’intesa con Seat Pagine Gialle e avvierà lo scorporo del provider Tin.

  Il supplemento Manager & Impresa registra l’ascesa della pubblicità in rete. Nel ’99 la raccolta mondiale ha raggiunto, infatti, 8 mila miliardi lire. Attualmente la formula più utilizzata è quella del banner ma presto si svilupperanno altre modalità di comunicazione come, ad esempio, la sponsorizzazione dei messaggi di posta elettronica. Una tabella fornisce le tredici regole per essere efficaci: è fondamentale centrare il target, non far perdere tempo e rispettare la privacy. In Italia è già nata la prima agenzia pubblicitaria specializzata in campagne sul web. Si chiama Olà – che sta per On line Advertising – e annovera tra i suoi clienti Fineco, Virgilio, Wind, pagine Gialle e Lloyd.

  La sezione Multimedia di Affari & Finanza segnala, invece, la nascita in Italia dei primi certificatori  di firma digitale, coloro che registreranno le sequenze di bit corrispondenti alla nostra firma personale dandogli valore legale. La prima società ad ottenere dall’Aipa (Autorità per l’informatica nella pubblica amministrazione) l’iscrizione nel registro dei certificatori è stata l’interbancaria Sia cui dovrebbero affiancarsi, nei prossimi giorni, Infocamere, Ssb, Bnl-Multiservizi, Telecom e Poste Italiane. Il prezzo della certificazione dovrebbe aggirarsi intorno alle 10.000 lire all’anno ma il grosso del business riguarderà il mercato dei kit necessari per la firma: occorre, infatti, un tesserino magnetico e una “scatoletta” collegabile al computer in cui “strisciare” la smart card.

  Il giornale, nella rubrica Er@ digitale, dà ampio spazio a Neoplanet, il browser Internet leggero e gratuito progettato da una piccola società dell’Arizona in collaborazione con Lycos e Cnet. Il programma di navigazione offre un servizio di traduzione in quattro lingue delle pagine web visitate e ha una veste grafica molto curata con un’interfaccia accattivante. Presenta, tuttavia, lo svantaggio di essere compatibile unicamente coi sistemi operativi Windows.

  Sulla Stampa, infine, gli stilisti di fronte all’accelerazione della new economy. Armani, che ha già lanciato qualche anno fa il sito A/X Exchange, sta lavorando a un nuovo e più articolato progetto per un portale aziendale. All’opposto Carla Fendi ammette che per il momento “non rientra nella strategia pensare a prodotti diversi per adeguarsi a esigenze che possono nascere da una new economy”. Anche Missoni sostiene che, per il tipo di prodotto e di clientela, la comunicazione on line non serve perché i clienti vogliono toccare con mano i tessuti. Krizia esclude che la nuova economia possa soppiantare negozi o sfilate ma è convinta che possa affiancarli e che si possano vendere in rete soprattutto gli accessori.