I
principali quotidiani danno notizia in prima
pagina delle ultime rivelazioni sul caso
Echelon, il sistema globale di monitoraggio
con una rete mondiale di ascolto capace di
intercettare milioni di messaggi all’ora. Il
“grande orecchio” gestito da Londra con
gli Stati Uniti, il Canada, l’Australia e la
Nuova Zelanda, aveva tra gli obiettivi
stranieri anche il Vaticano. Secondo alcuni ex
agenti segreti – riferisce il settimanale
britannico Sunday Times – sarebbero stati
intercettate anche comunicazioni del Papa e di
madre Teresa di Calcutta.
Le
sfide della new economy alla politica
Sul Corriere
della Sera Stefano Passigli,
sottosegretario all’innovazione, si dice in
piena sintonia con quanto ha dichiarato il
governatore della Banca d’Italia Fazio
nell’intervista pubblicata ieri dal
quotidiano circa la necessità di puntare su
Internet per non perdere una storica occasione
di sviluppo. Il governo si muoverà in tre
direzioni: sgravi fiscali sugli utili dei
capitali investiti a favore delle imprese che
nasceranno nei settori più innovativi;
incentivi sulle cosiddette “stock options”,
cioè i pacchetti azionari assegnati dalle
nuove società ai manager; un fondo
specializzato nel finanziamento delle
iniziative imprenditoriali legate a Internet.
I provvedimenti previsti dal governo
convincono l’imprenditore Silvio Scaglia che
ha lasciato Omnitel per lanciare una società,
la e.Biscom, prossima alla quotazione in
borsa. Alessandro Riello, dell’omonimo
gruppo industriale, si dice invece preoccupato
per “questa specie di ubriacatura
collettiva” che porta a “pensare che
Internet risolverà tutti i nostri problemi, a
cominciare da quello dell’occupazione”.
“Non possiamo dimenticare” – aggiunge
– “che anche nelle grandi economie, come
quella degli Stati Uniti, i settori
tradizionali, dalla meccanica alla chimica di
base, concorrono in modo decisivo allo
sviluppo del Paese”.
Si
conclude l’inchiesta della Repubblica sulla new economy. I governi europei sono incalzati dalle
sfide imposte da Internet. Federico Rampini
analizza come le sinistre al potere in Europa
si sforzano di aggiornare ideologie e
programmi. Il cancelliere Schroeder guarda al
miracolo industriale multietnico della Silicon
Valley, Jospain vara un piano di tagli di
imposte che si potrebbe definire reaganiano,
il ministro dell’economia inglese Brown
annuncia che entro tre anni le tariffe
Internet dovranno scendere ai livelli
americani. Il presidente della Commissione
europea Romano Prodi presenterà il prossimo
23 marzo al vertice di Lisbona il suo piano e-Europe
che punta all’obiettivo di portare in rete
ogni cittadino e prevede la connessione
telematica di tutte le scuole dell’Unione
entro la fine del 2001e l’offerta di servizi
on line da parte di tutte le amministrazioni
pubbliche entro il 2004.
La
sindrome di Internet colpisce le banche
Il
supplemento Affari
& Finanza dedica ampio spazio ai
cambiamenti in corso nel settore bancario in
seguito alla rivoluzione informatica. Gli
accordi con le società telefoniche
e on line stanno modificando gli
assetti di potere nel mondo del credito. Nel
giro di quindici giorni Banco di Bilbao e
Telefonica si sono scambiati consistenti
pacchetti azionari, Deutsche Bank ha stretto
un accordo con Aol e Masayoshi Son ha comprato
Nippon Credit Bank. Per il prossimo futuro,
secondo Marco Panara, bisogna aspettarsi uno
scontro epocale tra società di telefonia
mobile, società emittenti di carte di credito
e banche. “Le società telefoniche ci stanno
già lavorando, le banche, e non solo in
Italia, non sembrano invece avere una
strategia chiara”. Accade, quindi, che Bipop
sia il primo istituto ad andare in rete
anticipando i grandi del settore.
In
breve
In
prima pagina sul Sole
24 Ore viene dato grande risalto
all’operazione Seat-Tin.it che porterà alla
nascita del gigante italiano del Web dedicato
al “business to business”. I dettagli
finanziari si conosceranno già mercoledì
prossimo. Il primo marzo, infatti, il
consiglio di amministrazione di Telecom
formalizzerà l’intesa con Seat Pagine
Gialle e avvierà lo scorporo del provider
Tin.
Il supplemento Manager
& Impresa registra l’ascesa della
pubblicità in rete. Nel ’99 la raccolta
mondiale ha raggiunto, infatti, 8 mila
miliardi lire. Attualmente la formula più
utilizzata è quella del banner ma presto si
svilupperanno altre modalità di comunicazione
come, ad esempio, la sponsorizzazione dei
messaggi di posta elettronica. Una tabella
fornisce le tredici regole per essere
efficaci: è fondamentale centrare il target,
non far perdere tempo e rispettare la privacy.
In Italia è già nata la prima agenzia
pubblicitaria specializzata in campagne sul
web. Si chiama Olà – che sta per On line
Advertising – e annovera tra i suoi clienti
Fineco, Virgilio, Wind, pagine Gialle e Lloyd.
La sezione Multimedia
di Affari
& Finanza segnala, invece, la nascita
in Italia dei primi certificatori di firma digitale, coloro che registreranno le sequenze di
bit corrispondenti alla nostra firma personale
dandogli valore legale. La prima società ad
ottenere dall’Aipa (Autorità per
l’informatica nella pubblica
amministrazione) l’iscrizione nel registro
dei certificatori è stata l’interbancaria
Sia cui dovrebbero affiancarsi, nei prossimi
giorni, Infocamere, Ssb, Bnl-Multiservizi,
Telecom e Poste Italiane. Il prezzo della
certificazione dovrebbe aggirarsi intorno alle
10.000 lire all’anno ma il grosso del
business riguarderà il mercato dei kit
necessari per la firma: occorre, infatti, un
tesserino magnetico e una “scatoletta”
collegabile al computer in cui
“strisciare” la smart card.
Il
giornale, nella rubrica Er@
digitale, dà ampio spazio a Neoplanet, il
browser Internet leggero e gratuito progettato
da una piccola società dell’Arizona in
collaborazione con Lycos e Cnet. Il programma
di navigazione offre un servizio di traduzione
in quattro lingue delle pagine web visitate e
ha una veste grafica molto curata con
un’interfaccia accattivante. Presenta,
tuttavia, lo svantaggio di essere compatibile
unicamente coi sistemi operativi Windows.
Sulla
Stampa,
infine, gli stilisti di fronte
all’accelerazione della new economy. Armani,
che ha già lanciato qualche anno fa il sito
A/X Exchange, sta lavorando a un nuovo e più
articolato progetto per un portale aziendale.
All’opposto Carla Fendi ammette che per il
momento “non rientra nella strategia pensare
a prodotti diversi per adeguarsi a esigenze
che possono nascere da una new economy”.
Anche Missoni sostiene che, per il tipo di
prodotto e di clientela, la comunicazione on
line non serve perché i clienti vogliono
toccare con mano i tessuti. Krizia esclude che
la nuova economia possa soppiantare negozi o
sfilate ma è convinta che possa affiancarli e
che si possano vendere in rete soprattutto gli
accessori.
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