In prima pagina sul Corriere
della Sera, sulla Repubblica e sull'Unità,
la risposta europea alla super fusione Aol-Time Warner:
il gruppo francese Vivendi e l'inglese Vodafone, due tra
i più grandi d'Europa, si sono accordati per la
creazione di una società comune paritaria che svilupperà
un portale multiaccesso su tutto il continente.
L'obiettivo dichiarato dai due presidenti, Jean-Marie
Messier e Chris Gent, è quello di raggiungere 100
milioni di abbonati, superando il colosso Yahoo. Il
prossimo 7 febbraio, inoltre, si concluderà l'offerta
pubblica di acquisto di Vodafone sulla tedesca Mannesman.
I tre gruppi, insieme, farebbero nascere il primo vero
gigante mondiale nelle telecomunicazioni, solidamente
impiantato in Gran Bretagna, negli Stati Uniti, in
Francia, in Germania e, con Omnitel, in Italia. Stefano
Cingolati, che commenta la notizia sul Corriere della
Sera, spiega che "oggi vince chi è in grado di
offrire agli utenti un pacchetto completo. Lo scontro
che si combatte con un dispendio impressionante di
denaro ha origine da importanti decisioni delle autorità
politiche, sia negli Stati Uniti sia in Europa". In
America la liberalizzazione delle telecomunicazioni
risale agli anni ottanta e ha portato a un processo di
concentrazione. In Europa la privatizzazione dei
monopoli statali, imposta da una direttiva comunitaria,
ha consolidato la diversificazione nei paesi dove
esisteva una concorrenza effettiva e ha fatto perdere
consistenti quote di mercato agli ex gestori pubblici.
Il ministro delle comunicazioni Salvatore Cardinale,
intervistato dalla Repubblica, alla vigilia di un
passaggio importante che allargherà la concorrenza nel
mercato italiano, la gara per la concessione delle
cinque licenze per l'Umts, il cellulare a banda larga,
osserva con preoccupazione quanto sta avvenendo nel
panorama delle telecomunicazioni internazionali.
"Il caso Vivendi-Vodafone-Mannesman dimostra che
nel mondo ci sono forze finanziarie pronte a spendere
qualunque cifra per crescere nel settore delle
telecomunicazioni. Quindi è importante restare vigili
per evitare colonizzazioni dall'estero".
Secondo il Sole 24 Ore, tuttavia, l'unico gruppo
europeo pronto a ricevere il testimone della Net Economy
è il tedesco Bertelsmann. La compagnia ha compiuto due
anni fa la scelta di campo di cedere il passo a Kirch
nel settore della televisione a pagamento e di
concentrare i suoi investimenti su Internet, sviluppando
iniziative nei campi del commercio elettronico, dei
motori di ricerca, della produzione di grafica e
software, della connettività e dello sviluppo della
banda larga. A proposito degli scenari tecnologici in
Europa, il supplemento CorriereSoldi offre la
classifica dei 50 titoli Internet europei su cui
puntare, selezionati dal paniere dei 70 nomi che secondo
Bloomberg rappresentano la New Economy europea. L'unica
italiana dell'indice è Tiscali. Molte le società
tedesche, ma sembra che la Silicon Valley del Vecchio
Continente sarà in Scandinavia. Quanto alle politiche
dell'Unione europea in materia di sviluppo tecnologico, Affari
& Finanza anticipa i contenuti del documento
base per la conferenza europea su Internet in calendario
a marzo a Lisbona. Commercio elettronico, telelavoro,
formazione a distanza, innovazione tecnologica e
modernizzazione dei servizi pubblici sono i temi in
agenda. "Bisogna fare dell'Europa nei prossimi
dieci anni lo spazio economico più dinamico e
competitivo del mondo rispettando le prospettive di
crescita, d'occupazione e di coesione sociale" -
afferma il leader socialista portoghese Antonio Guterres
sintetizzando il piano della presidenza portoghese.
Attualmente l'Italia risulta all'ultimo posto nella
classifica dei paesi che utilizzano Internet, preceduta
anche dalla Spagna, ed è la nazione che spende meno in
ricerca, sopravanzata anche da paesi emergenti come
Tailandia e Sud Corea. Il supplemento CorrierEconomia
segnala in primo piano la nascita del Club delle
tecnologie, un'iniziativa di Federchimica, Camere di
commercio di Milano e Torino e Assolombarda, per
collegare idee, mercato e borsa. Il consorzio intende
sostenere progetti imprenditoriali nel settore hi-tech.
Negli Stati Uniti l'ingresso delle grandi banche di
investimento in rete è avvenuto in ritardo. Ora le
grandi società di intermediazione scelgono il web e
fanno concorrenza ai broker on line con commissioni
stracciate.
In prima pagina sul Messaggero
il tilt dei computer della National Security Agency, il
servizio segreto americano che spia, con strumenti
elettronici sofisticati e satelliti distribuiti ovunque,
le comunicazioni di tutto il mondo. Non si conoscono
ancora le cause del guasto. Tra le ipotesi: sabotaggio,
virus o sovraccarico dei sistemi. Su media, il
supplemento culturale dell'Unità, la nuova sfida dei
sistemi operativi. Dopo anni di duopolio tra Gates e
Jobs la competizione si vivacizza. Stanno per arrivare
sul mercato, a prezzi concorrenziali, Windows 2000, Mac
OS 9, OS X Server e Red Hat di Linux. Con iMac e iBook
il fatturato Apple è aumentato del 37 per cento ma
Microsoft ha ancora un margine di crescita del 10 per
cento. Infine, la pagina culturale del Corsera
ospita una riflessione del politologo americano Francis
Fukuyama sui futuri scenari della civiltà occidentale.
Secondo lo studioso, se la rivoluzione industriale ha
separato lavoro e casa, che erano tutt'uno al tempo
dell'economia agricola, quella informatica, permettendo
di produrre senza spostarsi, può riunirli.
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