Una
pasticca prima di iniziare a giocare coi
videogame per vedere colori più colorati ed
effetti speciali più speciali. Arriva in
Italia Ice, una nuova droga destinata ai
giovanissimi, ragazzini tra i 12 e i 15
anni, che viene venduta davanti alle sale da
gioco. Per la prima volta in Italia i
carabinieri ne hanno sequestrato una partita
proprio in una sala giochi del quartiere
Parioli di Roma e hanno arrestato uno
spacciatore, Jay Dugao Villanueva, un
filippino di vent'anni. Ice, ghiaccio, ha
l'aspetto di un grosso cristallo di sale ed
è una droga sintetica proveniente da
laboratori del nord Europa. Di solito si
scioglie nella Coca Cola, talvolta si fuma
in piccole pipe. Dà effetti simili a quelli
dell'ecstasy ma costa la metà: 20 mila lire
a dose. L'effetto immediato è socializzante
e produce un'amplificazione delle sensazioni
visive e un aumento della concentrazione;
l'uso prolungato provoca distacco e lesioni
della retina, psicosi, insonnia, paranoia.
Guglielmo Masci, direttore dell'agenzia
romana per le tossicodipendenze,
intervistato da Repubblica, spiega
che la sostanza in questione è una versione
riveduta di altre sostanze sintetiche
provenienti dal sud est asiatico, che
"i costi di produzione sono bassissimi
e a volte bastano apparecchiature
artigianali" e che, per puntare al
mercato degli adolescenti, "il prezzo
molto basso è un fattore importante".
Gli inquirenti sono alla ricerca, inoltre,
di siti Internet che propagandano lo
stupefacente. Il ministro delle
Comunicazioni Salvatore Cardinale dichiara
al Giornale che bisogna alzare la
guardia contro "la grande insidia
costituita dalla rete delle reti dove,
accanto a tante positive opportunità che
promuovono informazione e sviluppo, si può
anche vendere e acquistare droga" e
suggerisce che a tale scopo venga destinata
una parte dei proventi che arriveranno dal
settore telecomunicazioni e, in particolare,
dalle licenze Umts.
Ancora
sotto assedio i siti pubblici
Nuovo attacco di pirateria informatica ai
danni di siti istituzionali italiani. Gli
hacker hanno colpito le pagine Web
dell'Enea, delle università di Bologna e di
Verona, dell'Autorità delle garanzie nelle
comunicazioni e, per la seconda volta, del
ministero della Sanità. Ancora una volta
l'intrusione nei sistemi informatici di
amministrazioni pubbliche è opera di "computadores"
brasiliani. Oggi l'Autorità nazionale per
l'informatica si riunisce per affrontare
l'emergenza ma - riferisce il Corriere
della Sera - dal Brasile arriva
un'accusa di inerzia: "nessuno si è
mai messo in contatto con noi" afferma
Mauro De Lima Silva, capo del dipartimento
informatico della polizia di San Paolo.
Si sofferma sull'episodio anche un commento
del manifesto firmato da Umberto
Rapetto. Grazie a Unabomber, ironizza,
"il cittadino finalmente sa che alcune
amministrazioni dello Stato hanno (o
avevano) un sito Internet. Sotto il profilo
comunicativo l'hacker in questione è stato
molto più efficace di Bassanini e del
recente Forum della Pubblica
Amministrazione". Rapetto osserva,
inoltre, che "i siti bersagliati sono
stati ripristinati con tutto comodo".
Tuttavia, la responsabilità non è
esclusivamente delle amministrazioni
pubbliche: "i siti folgorati sono
(forse piacerebbe dire erano) gestiti da
società private. E allora basta consultare
il Nic (ovvero l'autorità che gestisce i
dominii) per scoprire quali guarnigioni
tecniche presidiavano i dicasteri penetrati:
la Finsiel per il Ministero delle Politiche
Agricole, Telecom Italia per il Ministero
della Sanità, Unidata per la Corte dei
Conti, I.Net per il Ministero dei Trasporti
e della Navigazione".
Sulla Stampa troviamo, invece, il
decalogo per difendersi dai pirati. Ecco le
regole fondamentali per salvaguardare i
propri computer: scegliere un provider
professionale; tenere aggiornati i sistemi
di protezione e, in caso di violazioni,
intervenire tempestivamente; avvertire enti
di polizia informatica e affidarsi a
consulenti esperti; limitare l'accesso di
persone ai propri server o pc e controllare
tutto ciò che entra nei propri sistemi.
Non
hi-tech ma bio-tech
"Durerà 20-25 anni, poi il boom della
terza rivoluzione industriale comincerà a
ridimensionarsi". Lester Thurow,
economista del Massachussets Institute of
Tecnology, intervistato dal Sole 24 Ore
in occasione dell'uscita del suo libro La
costruzione della ricchezza, è convinto
che il futuro non sarà dell'economia
dell'informazione e che "la storia
ricorderà più le biotecnologie che la
diffusione della comunicazione".
Secondo lo studioso, le resistenze non
freneranno il progresso nel campo
biotecnologico: "c'è un solo esempio
di tecnologia ucciso dalla sociologia: il
nucleare. Questa volta non si ripeterà. Non
potrà ripetersi con una tecnologia che
salva la vita". Per Thurow il commercio
elettronico è, sì, il fenomeno della nuova
economia "ma è sotanzialmente
marketing, non sviluppo tecnologico... lo
sviluppo più sensazionale nell'economia
della conoscenza è nelle biotecnologie. I
problemi etici saranno superati perché la
scelta che si porrà sarà tra la fede
religiosa e la sopravvivenza. E alla fine,
se ci sarà da decidere se seguire la
religione e morire, oppure deviare dal corso
della fede per sopravvivere, la gente
sceglierà questa terra".
Una
royalty sull'Umts
Una royalty al posto della licenza
per le nuove reti di telefonia Umts. E'
questa la proposta avanzata da Carlo De
Benedetti e riferita dalle pagine economiche
del Messaggero e della Repubblica.
"La royalty renderebbe molto di
più allo Stato e toglierebbe un onere
iniziale agli operatori", ha detto
l'Ingegnere, aggiungendo che si dovrebbe
cercare una "lepre" cioè
"qualcuno che abbia interesse a
correre, un nuovo operatore del
mercato" perché chi ha già una rete
non ha interesse a introdurre al più presto
l'Umts e ciò penalizza il paese privandolo
di una tecnologia più avanzata. Secondo De
Benedetti, creare "delle condizioni
asimmetriche tra i nuovi entranti e chi c'è
già" significherebbe anche ridurre i
prezzi perché "quasi certamente i
nuovi arrivati concederebbero gratis i
servizi in voce e questo indurrebbe tutti
gli altri operatori a ridurre le tariffe
contribuendo a diminuire l'inflazione".
In
breve
Cinque
ore dopo essere state depositate le
motivazioni della sentenza del processo
Andreotti entrano in rete. Il documento di
4370 pagine è stato pubblicato, infatti,
sul sito dell'Ansa. Positive le reazioni
degli addetti ai lavori, raccolte dall'Unità.
Per il presidente dell'Associazione
nazionale magistrati Giuseppe Gennaro si
tratta di "un atto di grande
democrazia", per il sostituto
procuratore Antonio Ingroia è un rimedio
contro la "molta disinformazione"
che "emerge dalla lettura dei
giornali", per l'avvocato Enrico
Sanseverino è un servizio "utile per
gli operatori del diritto".
Anche
il mondo della chimica, dopo quello
dell'automobile, dell'acciao e del trasporto
aereo avrà la sua piattaforma di commercio
elettronico multisocietaria. Dodici dei
maggiori gruppi industriali del mondo hanno,
infatti, sottoscritto un accordo per
realizzare un portale commerciale business
to business che metta in contatto
produttori, fornitori, distributori e
clienti. Alla società, che nascerà a
luglio e sarà operativa entro la fine
dell'anno, partecipano Basf, Bayer, BP Amoco,
Dow, DuPont, Mitsui Chemicals, Mitsubishi
Chemicals, Rhodia, Rohm and Haas, Sumitomo
Chemical e Van Waters & Rogers. Nelle
pagine economiche della Stampa.
Tim,
il principale operatore italiano di
telefonia mobile, ha concluso un accordo con
Yahoo!, il più grande fornitore di accesso
a Internet del mondo. L'intesa tra la
compagnia guidata da Marco De Benedetti e la
divisione europea del colosso americano
riguarda i servizi Wap: tutti i contenuti
del famoso motore di ricerca saranno
disponibili per gli abbonati Tim che
dispongono di cellulari con tecnologia
Wireless application protocol, lo standard
che consente di tradurre le pagine Internet
in un formato leggibile dai telefonini. Il Corriere
della Sera ricorda che la società del
gruppo Telecom può già contare su un altro
partner, Virgilio, e che in futuro disporrà
anche della collaborazione con Seat-Tin.it.
Nelle
pagine economiche dei principali quotidiani
la bufera sui titoli Terra Networks e Lycos.
La società spagnola ha perso ieri il 10 per
cento sul mercato iberico perché l'esborso
di 27 mila miliardi di lire è sembrato
eccessivo anche agli analisti che
considerano positivamente la strategia. Il
titolo americano è crollato addirittura del
20 per cento. Giornata negativa anche a
Piazza Affari per le tlc e gli editoriali.