In
prima pagina sul Corriere
della Sera, sull’Unità
e sul Sole
24 Ore e in primo piano sui maggiori
quotidiani nazionali il crollo dei titoli
tecnologici legati alla new economy in tutti i
mercati europei. L’ondata di ribassi ha
letteralmente travolto Piazza Affari che è
arrivata a perdere fino al 5 per cento
bruciando ben 56 mila miliardi. E questa volta
a fare da traino verso il basso sono stati
proprio i titoli di Internet e delle
telecomunicazioni: Telecom e Olivetti hanno
perso più dell’8 per cento, Tecnost e Seat
hanno frenato la caduta intorno al 7 per
cento.
L’orribile
mercoledì borsistico non ha risparmiato
nessun listino del Vecchio continente: giù
anche Francoforte a –3%, Parigi a –2,54% e
Londra che ha limitato i danni con una perdita
dello 0,62%. Solo l’andamento positivo
registrato dal Dow Jones (+3%) a New York ha
impedito che la giornata di ieri si
trasformasse in uno spaventoso tracollo per la
new economy. Oltreoceano sono stati proprio i
titoli del Nasdaq a guidare il rilancio di
Wall Street dopo la chiusura negativa di
martedì scorso.
Al
di là degli andamenti dei mercati borsistici,
il pericolo maggiore dopo la caduta dei
cybertitoli è che si diffonda tra gli
investitori la sensazione che i listini
tecnologici e delle telecomunicazioni siano
stati finora oggetto di pericolose
sopravvalutazioni.
Prodi:
“Prepararsi alla new economy è un dovere
prioritario”
In
prima pagina sulla Repubblica
l’articolo di Romano Prodi scritto per
il settimanale tedesco Die Zeit dove il
presidente della Commissione europea espone
dettagliatamente il programma che proporrà ai
Quindici al vertice di Lisbona il 23 e 24
marzo. Per Prodi la parola d’ordine è
abbracciare la new economy senza ulteriori
indugi e impegnarsi nel promuovere l’alfabetizzazione
informatica nel Vecchio continente. Un
programma da portare avanti senza timori
reverenziali nei confronti degli Stati uniti
poiché “l’Europa, nei prossimi
dieci anni, può diventare l’economia
più competitiva del mondo”. Due i “punti
cardine” sui quali si baseranno le proposte
di Prodi al vertice di Lisbona. Innanzitutto
potenziare “le riforme economiche che mirano
allo sviluppo dell’economia del sapere”, e
quindi sollecitare “l’integrazione totale
dei mercati finanziari europei entro il
2005” e in secondo luogo investire più
denaro per la formazione e l’alfabetizzazione
digitale di tutti i cittadini della comunità
europea. “Tutte le scuole, entro l’anno
2001, devono essere collegate a Internet, e
tutti docenti devono essere istruiti
all’impiego della Rete entro l’anno
2002”.
L’impegno di
D’Alema per la new economy in Italia
La
Repubblica
riporta un intervento di Massimo D’Alema
sulle potenzialità del nostro paese nel campo
della new economy e delle nuove tecnologie.
Ieri pomeriggio, durante il Question Time alla Camera, il presidente del consiglio ha usato
parole rassicuranti sulle misure governative
in agenda per incentivare il progresso
tecnologico, e sui prossimi provvedimenti che
riguarderanno soprattutto il mondo scolastico.
Come ha sottolineato D’Alema, nell’ultimo
anno l’Italia ha dato segnali positivi in
questa direzione: “Le statistiche mostrano
una crescita impetuosa, anche in termini di
fatturato, del mercato dell’Information
and comunication technology.”
Al via il
matrimonio finanziario Seat-Tin.it
Nelle
pagine economiche dei maggiori quotidiani
grande rilievo viene dato alla notizia della
fusione Seat-Tin.it che darà vita al gigante
italiano del Web, primo operatore in Europa a
sfruttare le nuove tecnologie Wap e Umts e
presente lungo tutta la catena di Internet:
dal mercato consumer al business to business.
Per stabilire i dettagli
dell’operazione sono stati necessari due
consigli di amministrazione delle società ma
ieri, finalmente, dopo il via libera della
Consob all’operazione senza Opa, è stato
raggiunto l’accordo. Tin.it diventerà un
Spa, e dalla sua scissione una metà confluirà
insieme a Seat nel nuovo colosso, di cui
Telecom controllerà il 64%. Nella fusione
entrano anche Viasat e Saritel. Gli annunci di
intesa non hanno però frenato la caduta dei
titoli Seat e Telecom, trascinati dalla
tendenza al ribasso di tutti i tecnologici.
In breve
Nella
sezione economica dei principali giornali
trova spazio un’altra alleanza finanziaria,
quella fra Tiscali e
Sanpaolo Imi per la nascita di un
megasupermarket per il trading online. Ieri,
infatti, il Cda del gruppo bancario torinese
ha approvato l’ingresso della società di
Soru nel capitale di Imiweb sim. Il commento
di Rainer Masera, amministratore delegato di
Sanpaolo: “Questo nuovo matrimonio online ha
voluto dar vita a un player che sia leader in
Italia ma
che si riveli competitivo anche sul mercato
europeo.”
Nella
pagina Economia&finanza
del Messaggero
l’arrivo di Blu il quarto gestore di
telefonia mobile pronto a lanciarsi sul
mercato dalla prossima estate con
l’obiettivo di far gravitare l’asse
occupazionale della società verso il Sud. In
attesa dell’assegnazione delle nuove licenze
Umts, per le quali Blu è in corsa, è già
stato varato in via sperimentale il primo call
center della società a Calenzano, in
provincia di Firenze.
Sul
quotidiano fondato da Eugenio Scalfari, un
editoriale di Vittorio Zucconi commenta
l’annuncio di Clinton e Blair sulla necessità
di rendere pubblica le ricerche sul Dna umano,
riflettendo sulle ripercussioni finanziarie
che le parole dei due leader politici hanno
provocato nel mercato dell’hi tech. Un
terremoto, che Clinton ha cercato di arginare,
assicurando che il suo invito va nella
direzione dell’allargamento della
concorrenza, e non della restrizione.
Sulle
pagine economiche del Giornale
ricompare il millennium
bug. Dai dati diffusi dall’Istat è
risultato un calo produttivo dello 0,5 per
cento rispetto a dicembre e secondo
Guidalberto Guidi, consigliere della
Confindustria la pausa d’inizio anno sarebbe
stata determinata dalle preoccupazioni legate
all’effetto “baco”. Le imprese avrebbero
attuato uno stop preventivo alla produzione
per verificare che i computer funzionassero a
dovere.
Nella
pagina di cronaca del Corriere
della Sera il fenomeno dei nuovi
cyberPaperoni americani. Negli Stati uniti è
stata battezzata “sudden wealth syndrome”,
sindrome della ricchezza improvvisa e pare
abbia già colpito molti dei 350 mila
super-ricchi che in America hanno raggiunto un
reddito superiore ai 20 miliardi l’anno
grazie a Internet. La “malattia”
consisterebbe in una forte forma di
depressione e infelicità che colpisce chi si
arricchisce troppo velocemente.
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