Roma, 12 Maggio 2000
Pirata per sbaglio

Scoperto l'autore del virus "I love you". Polemica sull'uso degli introiti delle licenze Umts. In arrivo una selezione decisiva tra i siti commerciali. Il boom dell'hi-tech in Irlanda. A Genova la protesta contro i cibi transgenici.

 

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I principali quotidiani forniscono gli ultimi aggiornamenti sul caso del virus informatico "I love you". Il misterioso autore del programma è stato individuato dall'Fbi ed è venuto alla ribalta ieri a Manila nel corso di una conferenza stampa. Si chiama Onel de Gulzman, ha 23 anni ed è il fratello di Irene, la ragazza il cui appartamento fu perquisito una settimana fa. Il giovane ha ammesso di aver creato il virus ma ha aggiunto di non sapere se l'ha attivato e che, se l'ha fatto, è stato per errore. Il ragazzo studia all'Ama, l'Università cibernetica della capitale filippina, ma non si è ancora laureato perché le sue tesi sono state respinte: lo studente sostiene che Internet costa troppo e predica l'accesso alla rete gratuito e libero dal controllo delle multinazionali. "I love you" ha causato danni per 16 miliardi di lire, la maggior parte negli Stati Uniti, che ora vorrebbero chiedere l'estradizione. Contrarie le autorità delle Filippine che temono che nell'ateneo di Onel possa scatenarsi una rivolta.
 
Come spendere i ricavi delle licenze Umts?
C'è già polemica sull'utilizzo degli introiti straordinari che arriveranno nelle casse dello Stato dalla concessione delle licenze Umts. Per il ministro della Funzione pubblica Franco Bassanini l'entrata una tantum non dovrebbe servire all'alleggerimento della pressione fiscale o all'aumento degli stipendi: i ricavi dovrebbero, invece, essere destinati alla riduzione del deficit pubblico ed, eventualmente, a investimenti nella tecnologia. Contrario il ministro del Lavoro Cesare Salvi, che chiede che quel denaro venga investito in occupazione. Lo riferiscono l'Unità, il Sole 24 Ore e il Giornale.   
 
La selezione della specie nel commercio elettronico
In Italia in sei mesi è scomparso il 42 per cento dei siti commerciali. Nello stesso periodo si è registrato un tasso di natalità del 90 per cento. Per ogni sito disattivato, cioè, ne vengono inaugurati due. Questi i risultati di uno studio dell'Osservatorio sull'e-commerce del Politecnico di Milano, pubblicati dal Corriere della Sera. A novembre del '99 i siti dedicati alle vendite ai consumatori erano 1253. Alla fine dell'anno il giro d'affari complessivo è stato di 352 miliardi di lire, 218 dei quali sono stati realizzati dai sei siti più grandi. Solo 22 siti hanno investito più di 50 milioni per avviare l'attività e l'80 per cento non ha speso quasi nulla in iniziative di promozione. La media degli investimenti iniziali dei siti americani è, invece, di due miliardi di lire. Negli Stati Uniti, inoltre, il commercio elettronico gode dell'esenzione fiscale: il regime provvisorio, che avrebbe dovuto cessare nell'ottobre del 2001, è stato prorogato di altri cinque anni, fino al 2006.
Un'altra ricerca, effettuata da Forrester e pubblicata dal Sole 24 Ore, individua grossi rischi all'orizzonte degli "e-tailer", i "venditori on line di consumi". Per quest'anno si prevede un ulteriore incremento del 17 per cento nel settore ma il boom, che dura da quattro anni, sta per finire. Questi operatori si sono preoccupati finora esclusivamente di crescere, subordinando a tale obiettivo la profittabilità e la credibilità finanziaria e sono stati colti impreparati dalla "grande correzione" del Nasdaq di fine marzo. Senza profitti da esibire, il pericolo di crisi di liquidità incombe, tranne che per quelli che hanno conquistato posizioni dominanti, come Amazon e eBay, o che hanno alle spalle gruppi industriali consolidati, come Sony e Wal-Mart. I ritmi di crescita, da qui al 2004, sono quindi destinati a rallentare ma già nei prossimi mesi si deciderà il destino di centinaia di dettaglianti on line. 
 
Miracolo irlandese
Il supplemento del Sole 24 Ore New Economy dedica l'apertura al boom irlandese all'insegna dell'hi-tech. L'Irlanda è riuscita, in tempi rapidi, a passare da un'economia rurale a una industriale d'avanguardia grazie a una politica incentrata sulle tecnologie. Nel paese si produce il 60 per cento del software per applicazioni business e il 40 per cento degli applicativi a pacchetto venduti in Europa. Grazie a incentivi fiscali, che limitano la tassazione a quota 10 per cento, 1300 società straniere, tra cui tutte le principali multinazionali, operano in Irlanda. L'infrastruttura di reti, con una ragnatela di fibre ottiche a 2,5 Gbits al secondo, è superiore a quella degli Stati Uniti e del Giappone. Il Pil cresce del 7,5 per cento e la disoccupazione è scesa al 4,75 per cento. Il 40 per cento dei 30 mila laureati annui sono specializzati nell'area tecnica. 
 
Genova come Seattle?
La domanda, posta dall'Unità e dalla Stampa, nasce dal timore di manifestazioni violente degli  eco-attivisti in occasione della mostra-convegno sulle biotecnologie in programma alla Fiera del mare dal 24 al 26 maggio. Tebio, questo il nome dell'esposizione, ospiterà 62 aziende di 6 paesi industrializzati e 121 relatori di 21 nazionalità. I nemici delle manipolazioni genetiche e dei cibi transgenici si sono riuniti in Mobilitebio, un fronte cui aderiscono 230 associazioni (Ong, cattolici, solidali, centri sociali e movimenti ambientalisti) e parteciperanno a una manifestazione di protesta.  
 
In breve
L'Unità fa il punto sull'iter della legge sull'elettrosmog: l'attesa normativa potrebbe passare in Senato entro luglio per poi tornare alla Camera, dove è già stata votata in prima lettura, ed essere approvata in autunno. Tre articoli sono già stati approvati e nelle prossime settimane dovranno essere analizzati 400 emendamenti. Tra le novità introdotte da Palazzo Madama una più precisa distinzione tra tutela sanitaria e difesa dell'ambiente. Lo Stato, inoltre, deve fissare i limiti per l'esposizione ai campi elettromagnetici insieme alle Regioni. 
 
Sul manifesto la presa di posizione dell'accusa alle contropoposte di Bill Gates. Il Dipartimento di Giustizia giudica inadeguate le misure alternative chieste dall'azienda di Redmond perché "non le impedirebbero di dividere il mercato né di vendicarsi sui costruttori di computer e sugli sviluppatori di software che adottino tecnologie concorrenti". Sembra, inoltre, che nello stesso momento in cui promette una diversa condotta Microsoft stia adottando contro RealNetworks, produttrice di Real Player, programma di gestione dell'audiovideo in Internet, gli stessi metodi illegali adottati anni fa contro il browser Netscape: la società sta, infatti, regalando il programma MediaPlayer insieme al sistema operativo, nel tentativo di conquistare un promettente mercato.
Non ha invece a che fare con le carte processuali il documento elaborato da Microsoft pubblicato dal Sole 24 Ore. Lo "Skill profile project" individua, infatti, le professioni del futuro: otto profili per tre aree di lavoro. Per quanto riguarda l'ambito sistemistico il mercato necessita di operatori di supporto tecnico e di specialisti di sistema in ambienti di rete locale, di specialisti con focalizzazione su Internet e la sicurezza e di specialisti di sistemi di telecomunicazioni. Nell'ambito dello sviluppo occorrono, invece, progettisti di software applicativo, di applicazioni multimediali e di architetture software. L'ambito del commercio richiede, infine, consulenti commerciali. 
 
Il ministro della Pubblica istruzione Tullio De Mauro, al Lingotto di Torino per inaugurare la Fiera del libro, ha parlato del rapporto tra nuove e vecchie tecnologie. "Nessun timore che i computer soppiantino il libro" - ha affermato. "In fondo è la storia della nostra specie: quando abbiamo imparato a parlare non abbiamo smesso di usare i gesti e quando abbiamo appreso la scrittura non abbiamo dimenticato la parola". Il neoministro e filosofo del linguaggio ha, però, osservato: "il vero problema del computer è che cosa ci mettiamo dentro. Forse non tutti ricordano che i padri del computer lo chiamavano Gigo, un acronimo che sta per 'garbage in garbage out' ossia 'spazzatura dentro spazzatura fuori'. Il potenziamento dei mezzi non risolve il problema dei contenuti". Sul Corriere della Sera.