Roma, 11 Aprile 2000

Spaventa, in Borsa non tutto è oro

Un'analisi della Borsa e dei titoli hi-tech dal presidente della Consob. Da ieri in vigore l'obbligo di etichettare i cibi transgenici ed è subito polemica.


"È davvero tutt'oro quel che riluce? La capitalizzazione delle imprese neoquotate riflette attese ragionevoli o è l'effetto dell'esuberanza irrazionale che il nuovo, purché nuovo, suscita nell'investitore?". L'interrogativo lanciato ieri da Luigi Spaventa, presidente della Consob, la commissione di vigilanza sulla Borsa, no, rimbalza oggi sulle prime pagine di tutti i giornali, che offrono commenti e riflessioni sul quadro di Piazza Affari emerso ieri, a Milano, nel corso dell'incontro annuale con il mondo dell'economia. E proprio ieri il Nasdaq ha perso il 5,8 per cento proprio per i timori di sopravvalutazione del settore hi-tech. Una Borsa adulta per capitalizzazione, numero di società quotate e strutture tecniche e di mercato all'avanguardia, ma viziata da insider trading, abuso di informazioni privilegiate, aggiotaggio, divulgazione di notizie false o esagerate per alterare i prezzi dei titoli, e quotazioni anomale. questo il quadro disegnato dal presidente della Consob. Nel corso del 99 la Commissione ha inviato alla magistratura 38 segnalazioni e in 30 casi è stato ipotizzato un illecito: un balzo rispetto ai 21 dell'anno precedente. A questo proposito Spaventa ha chiesto la revisione immediata del regime sanzionatorio, lamentando i troppo limitati poteri per tutelare il mercato della Consob. Inoltre, ha precisato, "la presenza dello Stato in Borsa è ancora troppo forte e aumentano le concentrazioni della proprietà azionaria". Sulle società start-up quotate in Borsa, Spaventa ha sottolineato come dai prospetti esaminati è emerso che 4 su 10 ammesse non avevano mai pubblicato un bilancio annuale e non prevedevano utili prima del 2001. Un monito alla prudenza e alla responsabilità rivolto a giornalisti di economia, risparmiatori e soprattutto agli intermediari. In particolare Spaventa ha sottolineato la scarsità di venture capitalist che altrove, come negli Stati Uniti, "compiono una valutazione professionale del rischio e del rendimento delle nuove iniziative, prima del collocamento pubblico, e svolgono una funzione di filtro". Bacchettate anche agli analisti che non sempre assolvono alla loro funzione di critica e di orientamento per gli investitori. Il 60 per cento degli studi del 99 raccomandava di comprare e solo il 6 per cento di vendere. Concordano i commentatori con l'analisi di Spaventa. "Allo sviluppo del mercato non corrisponde ancora una crescita deontologica adeguata da parte della generalità degli operatori" commenta sul Sole 24 Ore Marco Onado. Sul Corriere della Sera Piergaetano Marchetti, docente di diritto commerciale alla Bocconi di Milano, si chiede se, dal momento che gli intermediari operano anche sulle piazze internazionali, in cui gli investimenti "su nuovi titoli da parte di investitori stranieri non sono irrilevanti, all'Italia non si riservino comportamenti di minore professionalità che altrove". La Repubblica offre il commento di Federico Rampini che osserva: "il capitalismo italiano non si sta modernizzando con la stessa velocità con cui cambia il comportamento dei risparmiatori". Secondo Rampini la Consob ha ragione "ma in attesa che il legislatore le dia armi più efficaci tiri fuori le unghie che ha". Sul principale quotidiano economico di Milano, nell'inserto Affari e Finanza, la versione integrale del discorso di Spaventa.

Normativa Ue sui cibi transgenici, è polemica

In prima pagina i principali giornali segnalano l'entrata in vigore del regolamento Ue sui cibi transgenici, che obbliga i produttori ad indicare sull'etichetta dei prodotti la presenza di organismi geneticamente modificati se contenuti in quantità superiore all'1 per cento. Critiche da Verdi, consumatori e produttori che giudicano il provvedimento parziale e contraddittorio. Al centro della polemica la non obbligatorietà dell'etichetta ai fornitori di materie prive, la mancanza di test standardizzati per verificare la presenza di Ogm e la difficoltà dei controlli, in particolare sulle importazioni.

In breve

Su La Repubblica le critiche mosse da Francis Collins, responsabile del consorzio pubblico impegnato nella decifrazione del genoma umano, ai risultati sul calcolo dei geni annunciati dalla società Celera. Collins accusa Venier, proprietario di Celera, di millantare dati che in realtà non avrebbe o che comunque per il metodo seguito risulterebbero ancora troppo imprecisi.

Sul Corriere della Sera la notizia dell'asta telematica indetta da Idealab per acquistare il suffisso .tv, che dovrebbe far gola in particolare alle televisioni di tutto il mondo. Idealab ha a sua volta comprato il suffisso da Tuvalu, nove minuscoli atolli del Pacifico al costo di 100 miliardi di lire da verserà entro 12 anni. L'asta in corso permetterà alla società, secondo le previsioni, di guadagnare centinaia di miliardi di lire.

Tutti i giornali scrivono sull'apertura della 39esima edizione del Salone del mobile a Milano. La casa del futuro, secondo designer e architetti, coniugherà tecnologia e tradizione, oggetti new tech come schermi tv ultra piatti, sistemi di controllo degli elettrodomestici, illuminazioni complesse e bagni iperattrezzati, con mobili e materiali classici.

Sul Messaggero e sul giornale fondato da Eugenio Scalfari la notizia dell'avvio della sperimentazione, a Imperia, della carta sanitaria europea che grazie a un microchip permetterà agli utenti di utilizzare le strutture sanitarie francesi e del sud della Germania.

In prima pagina del Sole 24 Ore la notizia del ritardo delle case produttrici nella consegna del software che permette al cittadino la dichiarazione dei redditi tramite rete. Il programma non sarà dipsonibile prima del 25 maggio a causa dei ritardi del ministero delle Finanze nella redazione del modello. E dalle associazioni di tributaristi arriva la richiesta di una proroga, dal momento che il pagamento delle imposte legate all'Unico è fissato al 31 maggio.

La Repubblica nelle pagine di cronaca presenta la pubblicazione "The etiquette advantage in business" dedicata alle norme corrette di comportamento di chi usa le nuove tecnologie, dal pc al fax al telefonino. La cosiddetta Netiquette, ossia l'etichetta sulla rete. Tra le norme prescritte, mai consultare Internet durante l'orario di lavoro a scopi personali come aggiornamenti di borsa o di risultati calcistici, o ricerca di un altro impiego.

Sui principali giornali la notizia che Telecom Italia ha intenzione di offrire alle scuole un vantaggioso pacchetto Internet, contribuendo, in tal modo, alla diffusione di massa della cultura informatica. Si tratta della possibilità di collegarsi a costo fisso, 70mila lire al mese per connettersi ad alta velocità.

Sul Sole 24 Ore un'inchiesta sul destino del giornalismo nell'era della new economy. Secondo esperti di media londinesi, intervistati dal quotidiano, il giornale non morirà schiacciato tra Internet e le agenzie di stampa, ma diventerà sempre più ricco di quegli approfondimenti e commenti che le agenzie non hanno il lusso di permettersi. Diverso il discorso per i giornali finanziari che dovranno potenziare sempre più le redazioni on line per assicurare informazioni sui titoli in tempo reale. Scompare anche il giornalista tuttologo del passato per lasciare il posto a professionisti specializzati

In prima pagina del Sole 24 Ore la notizia delle previsioni sull'occupazione nel settore hi-tech in America. Secondo uno studio dell'Information Technology association of America, Itaa, le aziende informatiche avranno bisogno di 1,6 milioni di dipendenti entro gennaio 2001 ma ne assumeranno solo 850mila perché mancano le figure ricercate. Di qui la richiesta al Congresso di favorire il trasferimento di lavoratori adeguati dall'estero.