Roma, 08 Maggio 2000
Per il virus dell'amore sospettata una ragazza di Manila

Una ragazza di Manila sospettata di aver diffuso il virus "I love you". Il piano di Bill Gates per evitare lo smembramento di Microsoft. Le polemiche sull'Umts.

 

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Economia dei media


In prima pagina sul Messaggero e nelle pagine interne su tutti i principali quotidiani gli sviluppi delle indagini sull’origine del virus informatico “I love you” che ha infettato in tre giorni 45 milioni di computer attraverso la posta elettronica. È stato accertato che il virus è partito dal computer di una ragazza filippina, la quale, però, potrebbe anche non esserne l’autrice. Identificando il luogo di origine del virus, infatti, non si identifica automaticamente il responsabile. Oltretutto, è molto probabile che il pirata non abbia agito da solo. La giovane donna sotto sorveglianza vive a Manila in una famiglia benestante, ha ventitre anni e frequenta un corso di informatica.

Il panico provocato dal virus offre uno spunto ad Alberto Oliviero per riflettere su vantaggi e pericoli delle nuove tecnologie informatiche e “su alcuni limiti del sistema in cui viviamo: non per tornare indietro ma per renderci conto dei suoi punti deboli”. Il disagio e la paura generati dai virus, infatti, non sono legati solo ai danni concreti che essi possono produrre ma al fatto che essi rivelano la nostra dipendenza da forme di memoria che “nel giro di poco più di un decennio, hanno sovvertito i tradizionali modi di archiviare e utilizzare l’informazione”. 

Le contromosse di Bill Gates

Tutti i principali quotidiani riferiscono le proposte avanzate da Bill Gates per evitare lo scioglimento della sua azienda chiesto dal Dipartimento di Giustizia e da 17 stati americani. I contenuti del documento, che verrà inviato al giudice Jackson mercoledì, sono stati anticipati dal Washington Post. Il gigante del software è disposto ad approntare una versione del suo sistema operativo Windows senza il programma di navigazione Internet incorporato. La compagnia, inoltre, è pronta a concedere l’accessibilità ai propri codici di programmazione. 

Secondo Affari & Finanza, tuttavia, l’ipotesi della divisione del colosso di Redmond è sempre più accreditata. Potrebbero nascere due società: una, di circa 10 miliardi di dollari (20 mila miliardi di lire) che si muoverebbe sul fronte dei sistemi operativi, l’altra, di 14 miliardi (28 mila miliardi di lire), specializzata nello sviluppo di applicazioni per Internet.  È difficile, tuttavia, prevedere se la scissione possa riaprire il mercato alla concorrenza. Secondo molti, infatti,  la soluzione arriva in ritardo ed è improbabile che qualche concorrente possa recuperare posizioni rispetto a Microsoft. 

Polemiche sulla gara per l’Umts

Il supplemento economico di Repubblica Affari & Finanza fa il punto sulle polemiche sulla gara per l’Umts. La materia del contendere è uno spazio di un centinaio di megahertz su un totale utilizzato di circa 25 mila in cui passano decine di servizi diversi, pubblici e privati, dal segnale orario ai radar dei controllori di volo. A pagare di più oggi sono gli operatori telefonici, che danno il 3 per cento dei loro ricavi. Per le televisioni, invece, l’aumento scatterà a partire da quest’anno. In questo contesto - tra le esigenze di cassa dello Stato e il peso che la massimizzazione degli introiti sulle frequenze può avere sullo sviluppo del settore – si colloca la gara per l’assegnazione delle licenze Umts. Le posizioni dei partiti, anche nell’ambito di uno stesso schieramento, sono varie. Premiare chi offre di più o valutare anche altri aspetti, come ad esempio la disponibilità a investire nella cablatura? Il centro sinistra è ancora alla ricerca di una posizione comune. Nel centrodestra, invece, se Forza Italia sposa le proteste degli imprenditori per la lievitazione dei prezzi, per An lo Stato deve cercare di incassare il più possibile.    

In prima pagina sul Corriere della Sera un editoriale di Francesco Giavazzi sulla gara per le licenze Umts. Nei prossimi giorni l’esecutivo deciderà le modalità di assegnazione. In Gran  Bretagna il governo ha incassato dall’asta per cinque nuove licenze quasi 75 mila miliardi. In Germania, il cui mercato è simile a quello italiano, nell’asta ancora in corso le offerte hanno già raggiunto quota 100 mila miliardi. Tim ha recentemente pagato 5 mila miliardi per acquistare la terza licenza Gsm in Turchia. “Non vi è dubbio” – scrive Giavazzi – “che la procedura migliore sia un’asta competitiva: nessuno meglio dei concorrenti stessi è in grado di calcolare il valore economico di una licenza… Rinunciare all’asta competitiva, ad esempio introducendo un tetto al prezzo delle licenze, significa impedire che sia il mercato a decidere… sorprende che questa sia la soluzione sostenuta dalla Confindustria”. Per bandire un’asta competitiva, però, sarebbe necessario modificare la legge, che prevede attualmente la procedura della licitazione privata. Tuttavia, anche “una licitazione privata ben disegnata può dare lo stesso risultato di un’asta competitiva” a condizione che vengano invitate a partecipare tutte le imprese (anche quelle non in possesso di una licenza Gsm), che la selezione sia fatta sulla base del prezzo e che venga offerta la possibilità di rilanciare.    

Sullo stesso argomento il commento di Mario Giordano in prima pagina sul Giornale. D’Alema aveva scelto di intraprendere la strada della trattativa privata. “Risultato: cinque licenze da concedere (come in Gran Bretagna), incasso previsto 5 mila miliardi (cioè 69 mila in meno della Gran Bretagna). I conti, evidentemente, non tornano. Italia e Gran Bretagna, dal punto di vista telefonico, sono assai simili, anzi forse l’Italia è persino un po’ più interessante: e allora perché dobbiamo buttare 69 mila miliardi nel web?… deve aver pensato Amato”, calcolando di poterci ricavare almeno 25 mila miliardi. “Come mai” – domanda Giordano – “D’Alema si apprestava a cedere tanto bendiddio (valutato da Goldman Sachs 60 mila miliardi) al prezzo di saldo di 5 mila miliardi? Perché questo meccanismo, come spiegano gli amici dell’ex premier, consente di ‘far vincere chi offre più garanzie’… A voler essere rigorosi queste garanzie si chiamano in un altro modo: svendita del patrimonio pubblico. Amato fa bene, dunque, a voler incassare più soldi… allora perché non adotta decisamente il sistema dell’asta pubblica?”.   

 

In breve

Da questa settimana i due inserti del lunedì del Corriere della Sera, Economia e Soldi, si fondono nella testata E CorrierEconomia, uno strumento per raccontare la new economy. Ampio risalto, in questo primo numero, all’irresistibile ascesa di Lawrence Ellison, fondatore di Oracle, divenuto l’uomo più ricco del mondo. Ellison, soprannominato Bad boy, ragazzaccio, ha raggiunto, infatti, un patrimonio personale di 53 miliardi di dollari (114 mila miliardi di lire), superando Bill Gates. 

Internet paga bene i suoi dirigenti. La classifica dei compensi dei manager, infatti, vede al primo posto Timothy Koogle, amministratore delegato di Yahoo!, che ha guadagnato lo scorso anno 10 miliardi al giorno (festivi compresi) tra stipendio e stock option. Segue, distanziato, Steve Case di America Online, che ha guadagnato un miliardo di dollari (2000 miliardi di lire) nel ’99. Lo stipendio di Bill Gates è di “soli” 623 mila dollari (un miliardo e 200 milioni di lire) e quello di Jeff Bezos di 83 mila dollari (160 milioni di lire), ma entrambi possono consolarsi col loro pacchetto azionario. Per la prima volta entra nella top ten una donna, Ellen Hancock, amministratore delegato di Exodus Communications.