Roma, 07 Giugno 2000
Allarme virus anche per i telefonini

Dalla Spagna si diffonde la paura per il virus contro i telefoni cellulari europei. In Italia sono nove milioni i sostenitori del movimento anti hi-tech. Oggi la Commissione europea discute la proposta per far pagare l'Iva alle aziende straniere che operano nel commercio elettronico.

Per approfondire queste tematiche nella nostra biblioteca digitale vai a:

Telefonia e videotelefonia
La società che cambia
Problemi legislativi e normativi
 

Dopo Internet, i virus attaccano anche i telefoni cellulari collegati a Internet. Ne danno notizia la Repubblica e la Stampa. Sulla Stampa viene precisato che l’allarme è stato lanciato da un laboratorio di ricerche antivirus americano “Kaspersky” secondo il quale l’infezione informatica “Timofonica”, diffusa probabilmente da hacker spagnoli, potrebbe propagarsi velocemente attraverso la rete Gsm europea. Il funzionamento del nuovo virus è simile a quello di “I love you” che un mese fa ha mandato in tilt i servizi di posta elettronica di mezzo mondo. La differenza è che questa volta il virus manda messaggi a un operatore di servizi Sms (Short message system) che converte il testo in messaggi vocali e lo spedisce automaticamente a migliaia di telefonini. Il messaggio vocale generato dal computer pronuncia frasi piene di insulti in spagnolo contro la società iberica Telefonica.  La Repubblica riferisce che a smascherare il virus è stata una società finlandese, la F-Secure che si occupa di protezione dati e che ha messo a disposizione un programma per rimuovere l’infezione. La società annuncia che il file infetto si può riconoscere perché sottoforma di allegato a un normale messaggio di posta e col nome “timofonica.txt.vbs”. La conseguenza più fastidiosa per l’utente è che il telefonino viene intasato dai messaggi Sms.

Umts, la Francia incassa 40mila miliardi di lire

Entro lunedì l’Italia fisserà le regole per le licenze Umts, i telefoni di ultima generazione. Nel frattempo la Francia rinuncia al meccanismo dei rilanci scelto da Londra e fissa il prezzo complessivo in 40mila miliardi di lire. La notizia trova spazio sull’Unità, Stampa, Giornale e Sole 24 Ore. Sull’Unità il commento del ministro delle Comunicazioni Salvatore Cardinale: “Non possiamo regalare licenze ma dobbiamo fare in modo che le imprese paghino il prezzo giusto deciso dal mercato”. Da Renato Soru, fondatore di Tiscali e leader di Andala, uno dei consorzi costituiti in vista della gara, arriva la proposta dell’operatore virtuale: “Se Andala vincerà la licenza, è pronta ad aprire la rete a chiunque voglia transitarvi”. “Trovo inaccettabile – aggiunge – che una risorsa pubblica scarsa e tanto preziosa sia messa a disposizione dei cinque soggetti che pagano di più”.

Arriva il popolo degli anti hi-tech

Sulla Repubblica si prende spunto dal tema trattato da due quotidiani americani, Usa Today e Financial Times, che avvertono sul diffondersi di un nuovo  fenomeno sociale: la rivolta contro l’ipertecnologismo in sostegno del principio che “ciò che vende e rende è la semplicità”. Questa teoria sta prendendo piede anche in Italia dove Enrico Finzi, presidente della società Astra-Demoskopea, spiega che la rivoluzione è già in atto. “Ci sono circa nove milioni di italiani che hanno detto basta all’ipertecnologia. La maggioranza delle persone utilizza gli oggetti al minimo  della loro funzionalità”. Ad esempio, l’85 per cento degli italiani che possiede un videoregistratore non è in grado di programmarlo ma soltanto di accenderlo e spegnerlo. “La verità – aggiunge Finzi – è che l’essere umano contemporaneo inizia ad essere afflitto da una nuova sindrome: l’over technology, una vera e propria overdose di tecnologia”. Questa sindrome investe tutti i campi della vita quotidiana e da qui nasce anche l’attacco del movimenti di Seattle nei confronti della contaminazione tecnologica attuata dalle multinazionali. Il pubblicitario Gavino Sanna commenta il fenomeno sottolineando che alla gente non interessa imparare a usare cento tasti ma “inventare un unico tasto che assicuri tutte le prestazioni degli altri cento”.

Nuove regole Ue sul commercio elettronico

La Repubblica e il Sole 24 Ore annunciano che oggi la Commissione europea discute la proposta di direttiva che fissa nuove regole per imporre l’Iva alle transazioni su Internet. Il quotidiano economico riferisce che la normativa, presentata dal commissario europeo al Mercato interno Fritz Bolkestein, nasce con l’obiettivo di garantire che le aziende americane e di altri Paesi operanti nell’e-commerce non aggirino l’imposta sul valore aggiunto (Iva), soprattutto quando vendono prodotti che possono essere scaricati direttamente dalla Rete, come, ad esempio, i software, la musica e i videogames. Allo stesso tempo la nuova normativa prevede che l’azienda europea non debba imporre l’Iva quando vende un bene o un servizio a un consumatore che risiede fuori dall’Unione europea.

In breve

Sul supplemento del Sole 24 Ore New Economy si dà notizia del sito portale sul volontariato SocialWeb. L’iniziativa riflette l’attenzione che si sposta dal commercio elettronico alle tematiche sociali. Queste pagine Web mettono in contatto manager e imprenditori in modo da fornire una piattaforma digitale di accesso a servizi agli utenti e alle strutture no-profit che in questo modo possono essere attivi sulla Rete. SocialWeb, inoltre, mette a disposizione un motore di ricerca per individuare informazioni sulle varie organizzazioni e le attività da queste proposte.

Anche se virtuale è da considerare tradimento vero e proprio. Sui principali giornali si parla della notizia diffusa da Famiglia Cristiana. Il settimanale spiega che non c’è differenza tra una relazione vera ed una on line tramite chat o posta elettronica. L’annuncio del direttore di famiglia Cristiana è arrivato in risposta a una lettrice di Varese che sosteneva come fosse possibile innamorarsi sul Web perché “Internet è spesso una valvola di sfogo per chi non riesce a raccontarsi a viso aperto”.