Da che parte stare
di Amedeo Gianfrotta
"Lo straordinario boom economico degli Stati Uniti dimostra
quanto sia forte la carica innovativa della rivoluzione telematica e
dei processi di globalizzazione. Ma, per coglierne le opportunità,
non basta elogiarne le virtù: bisogna assecondarle con decisioni
politiche ed investimenti tempestivi. Ricordandosi che quello in cui
stiamo entrando forse non è il migliore dei mondi possibili".
Questa affermazione di Massimo Riva mostra in se' tutte le
contraddizioni della rivoluzione che stiamo vivendo. Sono ancora
molti gli interrogativi aperti intorno alla globalizzazione.
Produrrà omologazione culturale, sociale e politica o si assisterà
all'esplodere di contrapposizioni tribali e guerre locali? Saremo in
grado di gestire il processo o non potremo far altro che subirne gli
esiti? Certo è che molti ostacoli si frappongono al completamento
del processo, non ultimo quello della distribuzione del reddito. Le
differenze si accentuano sia tra gli individui che fra gli Stati e,
se la Politica non governerà il processo, andremo incontro ad un
mercato anarchico. Le giornate di Seattle resteranno per tanto tempo
nella storia, non solo per gli accordi e non solo per la
mobilitazione che si è sviluppata nella città della Microsoft e
della Boeing, entrambe fra i maggiori sponsor delle giornate, ma per
il fatto che, nel cuore dell'impero, c'è chi ha osato protestare
apertamente riuscendo a paralizzare la prima giornata del vertice.
Lo stesso Clinton, infatti, si è visto costretto a dichiarare che i
manifestanti hanno in parte ragione e che bisogna democratizzare
l'Organizzazione mondiale per il commercio e prendere in
considerazione alcuni argomenti della protesta. Da anni ormai,
numerosissimi siti, soprattutto americani, sono stati creati per
parlare di globalizzazione e per lanciare mobilitazioni. Il traffico
planetario di mail su questo argomento ha conosciuto un'esplosione
mai vista per una mobilitazione popolare, da quando esiste Internet.
Perché la Rete ha annullato la barriera fisica delle distanze
geografiche e sta mettendo i suoi utenti nella condizione di
scambiarsi informazione, ma anche di operare come fossero nello
stesso paese: il mondo. Su un dato, infatti, nessuno ha dubbi: le
grandi mobilitazioni si organizzano in Rete. Tuttavia la
globalizzazione è una realtà e anche chi la contesta così
duramente ha colto in essa una trasformazione epocale e societaria.
Non è contro la globalizzazione che si lotta, bensì contro la
mancanza di voce delle minoranze che, invece, vogliono contribuire a
deciderne i termini, i metodi e gli obiettivi.
|