Clicca su oggi in TV


Se il computer va al teatro

Secondo Carlo Infante, autore del libro "Imparare giocando. Interattività fra ipermedia e teatro" (Bollati Boringhieri), "Storie Zip", la pièce di teatro interattivo, fa riscoprire il potere evocativo delle immagini e la percezione visiva come forma di conoscenza.

Secondo lei, che valore ha una pièce teatrale come "Storie Zip"?

Secondo me, "Storie Zip" è uno spettacolo emblematico, tanto da diventare l'immagine di copertina del mio libro Imparare Giocando. Accadono ogni tanto delle cose talmente semplici, efficaci che vanno come delle lame, colpiscono l'obiettivo, volano in mezzo agli occhi. Colpiscono non solo i bambini, ma anche quegli spettatori adulti, genitori e insegnanti, che accompagnano le classi nei teatri.
Purtroppo, il teatro per ragazzi è, alle volte, una sorta di coazione a ripetere cose con poco senso. In questo contesto, "Storie Zip" è passato come una lama, tanto da vincere, due anni fa, l'"oscar" del teatro per ragazzi in Italia, il Premio Strega Gatto, spiazzando anche molti.
Il buon senso ci porta a chiederci cosa c'entri la multimedialità con il teatro o le macchine con i corpi. Invece, penso sia necessario cercare e trovare una possibile interazione sensibile e umana con queste "maledette" tecnologie.

Secondo lei, è stata così trovata una chiave per mettere in scena la multimedialità in maniera molto semplice ed efficace?

Sì, perché il mercato avanzato della tecnologia tende a sottrarre hardware, rendendo la tecnologia sempre più invisibile e mimetizzata: i cellulari ci fanno intuire di come l'hardware sia compattissimo. Lo schermo nella messa in scena dimostra come il computer serva semplicemente a creare un ambiente o un paesaggio fatto di immagini. Davide Venturini, autore di "Storie Zip", ha affermato che esiste una drammaturgia delle immagini, cioè una priorità delle immagini di farsi narrazione evocativa, diversa da quella della parola, della letteratura, delle drammaturgie scritte. Questo spettacolo si inserisce pienamente dentro la tradizione del teatro di figura, del teatro delle marionette, ma anche del teatro delle ombre, delle figure animate: è un teatro un po' magico. Entriamo in relazione con la magia del digitale.

Qual è la lezione che può arrivare da questo genere di spettacolo portato dentro la scuola?

La lezione è che la percezione, in ciascuno di noi e in un bambino ancora di più, è il fattore determinante. Il mondo della scuola, storicamente e tradizionalmente, tende a mettere in secondo piano la percezione per lavorare esclusivamente sul processo cognitivo: l'alfabeto, il far di conto. Bisogna ritrovare questo equilibrio.

Quindi bisogna dare delle stimolazioni che non siano solo intellettuali, scritte, ma che siano anche più fantasiose.

In fondo la multimedialità è questo. Il nostro rapporto con la visione dell'immagine su schermo porta il nostro occhio ad entrare in relazione con le informazioni ma anche con le immagini, anzi le parole diventano immagini.

Qual è la marcia in più che ha, consapevolmente, un progetto del genere rispetto all'uso tradizionale dell'immagine a scuola?

Molti degli insegnanti, operatori o pedagoghi, che lavorano in una dimensione creativa con il bambino, mediante il gioco o i materiali, hanno una diffidenza nei confronti della multimedialità interattiva. Io penso che questa diffidenza vada superata mettendo in relazione chi si occupa di multimedialità con chi si occupa di creatività, di teatro e di altre forme di interazione tra l'aspetto multimediale e l'aspetto creativo e teatrale, in particolare.

Quali altri esempi, oltre a "Storie Zip", possiamo trovare in Italia?

Ce ne sono due tra i tanti. C'è suor Caterina Cangià, che lavora per l'apprendimento delle lingue attraverso il teatro e la multimedialità. Con il gioco di identità proprio della Rete, il mimetizzarsi nella Rete e del simulare, proprio del teatro, i bambini tendono a tirar fuori una certa disponibilità. Educare significa tirar fuori risorsa: il teatro serve a questo. Un'altra esperienza è quella di Giacomo Verdi o di Carlo Presotto, che da anni lavorano con i teleracconti, quindi con l'utilizzo del video, tecnologia precedente a quella della multimedialità interattiva. Ci si rende così conto di quanto sia importante riuscire a usare questi linguaggi elettronici per non essere usati.

Un libro come Imparare Giocando che reazione può suscitare nel pubblico?

Tende sicuramente a far confusione, nel senso migliore del termine. Dobbiamo assolutamente miscelare i piani del mondo del teatro, dell'educazione, della cultura.