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Arte in rete under 30A Milano le mostre Short Stories e Play offrono uno sguardo attento a quanto di nuovo offre il panorama dell'arte in rete L'arte in Rete è in una fase di continua e progressiva espansione e sempre più sembra poter attuare l'ineludibile necessità di incontrare e coinvolgere direttamente un pubblico di spettatori consapevoli, travalicando i confini geografici attraverso punti di contatto virtuali, momenti di interazione attivabili nella nuova dimensione del cyberspazio. In quest'ottica Short Stories, la mostra allestita a Milano nei locali della Fabbrica del vapore, è una lucida testimonianza dei traguardi raggiunti dagli artisti contemporanei, che sempre più mutuano dalla realtà simboli e frammenti che vengono reinterpretati, manipolati e ricomposti in modi diversi, attraverso codici linguistici e mezzi innovativi come nel caso di Internet. Per i giovani artisti multimediali l'atto creativo sembra non essere più un momento individuale, ma viene vissuto quasi come una sorta di "creazione collettiva", seguendo quel percorso ideale di comune appartenenza tracciato proprio dalla filosofia ispiratrice della Rete. Tutte le opere e le installazioni, simili a brevi racconti di vita quotidiana, sembrano rappresentare personali interpretazioni del mondo, piccole porzioni rubate del reale arricchite di significati inediti e narrate con il linguaggio incisivo e spettacolare tipico della comunicazione del nostro tempo. Tra le opere multimediali esposte quella dell'artista inglese Nick Crowe ripropone il tema del sito di persone scomparse, caro alla net-art. Un padre disperato cerca di ritrovare la figlia scomparsa in circostanze misteriose. Fuori dal controllo dell'utente, imprevedibili e inattesi, elementi provenienti da Internet entrano nella storia sotto forma di banner e finestre, creando così un sottile gioco di interferenze, connessioni e interazioni. "Il film che presento si intitola Discrete Packets ed è un lavoro di cinema on-line - dice Nick Crowe - funziona introducendo l'utente all'interno di una storia che è già presente in Rete in un browser on-line, ma che offre anche la possibilità di connettersi con altre realtà presenti su Internet del tutto estranee alla storia, o che potrebbero anche farne parte. Il film è interessante perchè permette agli utenti di seguire al tempo stesso lo snodarsi lineare di una storia tradizionale, e di muoversi liberamente all'interno della complessa struttura ipertestuale di Internet". Letters from Homeroom sono film e sito web (www.lettersfromhomeroom.com), realizzati da Maja Churi. L'universo narrato è quello adolescenziale. Ci illustra il lavoro Ariel Churi, fratello dell'artista statunitense. "Si tratta di un sito web su Alix e Claire, due sedicenni, compagne di liceo - spiega Ariel Churi - la storia si dipana attraverso diciassette episodi, ognuno dei quali è costituito dalle lettere che si scambiano l'una con l'altra in classe. I navigatori che esplorano il sito possono vedere i filmati delle video-lettere o i testi, oppure trovare informazioni sui vari personaggi della storia. Possono tra l'altro anche inviare propri messaggi sugli argomenti affrontati di volta in volta nelle varie lettere". Anche in questo caso la dimensione interattiva della Rete, con la possibilità di scambi a più livelli (messaggi e-mail, forum e chat), prende il sopravvento sovvertendo l'assetto della tradizionale narrazione cinematografica. Spicca tra gli allestimenti la trasgressiva installazione Alien di Minnette Vàri, tutta musica assordante e immagini forti: una sorta di riappropriazione di momenti cruciali di una storia recente, di recupero della memoria attraverso una rilettura digitalizzata del reale operata da un'individualità lacerata. Interessante e originale 360 degrees. Si tratta dell'installazione e del sito web (www.360degrees.org), ideati da Alison Cornyn. Offrono una prospettiva inedita del sistema carcerario statunitense, attraverso testimonianze dirette di detenuti, giudici e avvocati. Frammenti audio e video si sovrappongono compenetrandosi, secondo un'ideale circolarità resa con suggestive panoramiche deformate di celle, penitenziari, tribunali e abitazioni dei criminali. Lo spettatore è il fulcro attorno al quale ruota questo intreccio di prospettive angolate, ottenute attraverso una sorta di lente deformante, che scorrono senza posa, ed è proprio in questo luogo ideale che si impone una netta presa di coscienza. E' una critica spietata alla ferocia del sistema punitivo americano fondato sulla paura e sulla totale assenza di comprensione dei singoli casi umani, un grido d'allarme tradotto in immagini costruite con grande abilità registica. Sete narrativa, voglia di comunicare, di stabilire un ponte tra sé e gli altri, dare un senso alle cose, l'idea di un'arte in continua evoluzione, questo il messaggio forte di Short Stories. Sempre a Milano, collegata a Short Stories ma organizzata all'interno degli spazi espositivi dell'Arengario, anche la mostra Play, curata da Gigiotto Del Vecchio offre la possibilità di confrontarsi con opere multimediali di artisti rigorosamente sotto i trent'anni di età, anch'essi imbevuti di cultura mediatica. "Play è una mostra sulla narrazione - dice Gigiotto Del Vecchio - rappresenta l'ipotetica pressione di un tasto play, che fa iniziare racconti di storie diverse, ognuna espressa attraverso linguaggi e tecniche differenti. Alcuni degli artisti riuniti in questo evento espositivo utilizzano le nuove tecnologie per realizzare i propri lavori e tutti considerano fondamentale l'uso della Rete per scambiarsi messaggi, proporre le loro opere, creare nuove opportunità e contatti. Sarah Ciracì servendosi della metafora extraterrestre nella sua opera Rapimenti rielabora immagini digitali per costruire nuovi scenari, nuovi mondi e rapisce architetture dalle forme avveniristiche, futuribili, che sembrano provenire dallo spazio, per restituirle al regno delle idee". Divertente e suggestiva la sparizione del Museo Guggenheim di Bilbao trasformato in una curiosa astronave che all'improvviso abbandona la Terra per lanciarsi in orbita a gran velocità.
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