Roma, 14 Maggio 2001
Ore 16:55
stampa
chiudi

Dot-com: chi sopravvive fa profitti

NEW YORK - Doveva pur succedere prima o poi: alcune dot-com, le imprese cioè che operano su Internet, cominciano a produrre profitti. Lo segnalano studi condotti da diverse società di ricerca. Questo non significa naturalmente che la morìa di dot.coms sia finita: secondo WebMergers sono 369 le imprese Internet “fallite” dal gennaio 2000 e si prevede che quest’anno il numero è destinato a raddoppiare. Più incoraggianti i dati di altre ricerche: Pricewaterhouse Coopers sostiene che alla fine del 2000, tra i sopravvissuti, almeno il 40% faceva profitti, mentre tre mesi prima la percentuale delle imprese in attivo era del 28%. Lo studio della McKinsey ha rilevato che mediamente le imprese online continuano ad avere margini operativi negativi ma che in molti settori le cose stanno migliorando. Dopo gli “sperperi” iniziali le dot-com hanno imparato a gestire meglio i propri investimenti, ma il 18% delle aziende spende ancora troppo per riuscire a superare i 12 mesi di vita, come emerge dalla ricerca di PwC. Vale più che mai il “mors tua, vita mea”: lo scossone delle dot-com fallite porta inevitabilmente più clienti a quelle sopravvissute. Le dot-com che fanno più affari sono gli Internet service provider, che guadagnano sugli abbonamenti e sui costi delle chiamate, ma anche società come Expedia, Lastminute e Amazon iniziano a vedere qualche profitto. Tra gli e-tailer, le società cioè che fanno commercio elettronico, i guadagni maggiori vanno ai rivenditori di abbigliamento. Il dato più significativo emerso dalla ricerca McKinsey è che la maggioranza delle aziende che fanno profitti ha collegamenti con catene di rivendite tradizionali: del 20% che guadagna, la maggior parte sono infatti legate ai negozi "offline". (MGG)