Il governo cinese ha imposto alle società che operano
in Internet nuove regole restrittive, con la motivazione che i siti web
fanno trapelare segreti di stato. Questa normativa è solo l'ultima di
una serie di misure contro l'informazione, potenzialmente sovversiva,
veicolata dalla rete telematica. I provider cinesi, infatti, sulla base
di un accordo col governo, impediscono l'accesso a determinati siti,
anche se molti utenti riescono ad aggirare il blocco collegandosi a
server non cinesi. Entro lunedì prossimo gli operatori Internet
dovranno, pena la chiusura dell'attività, rivelare al governo i numeri
seriali dei programmi e i nomi dei dipendenti che hanno accesso al
software. Inoltre, se fanno uso di sistemi crittografici, saranno
costretti a rendere noto il codice sorgente. Sia i professionisti che i
singoli utenti saranno tenuti a richiedere l'approvazione alle agenzie
governative per la sicurezza prima di pubblicare o rendere noto mediante
chat, newsgroup o bullettin board materiale informativo inedito di
interesse pubblico. Il governo ha già istituito un'unità di controllo
per monitorare Internet e ha intentato un processo contro il gruppo
dissidente Falung Gong per aver diffuso on line opinioni ostili e aver
divulgato informazioni riservate. Tutto ciò complica la posizione delle
società e degli investitori stranieri che stanno puntando molto sullo
sterminato mercato cinese. Nella seconda metà del '99 il numero dei
navigatori è più che raddoppiato, salendo da 4 a quasi 9 milioni.(Associated Press) |