I reati informatici sono un problema globale e possono
essere combattuti solo in termini di cooperazione internazionale. Lo ha
dichiarato Ron Dick, direttore del National
infrastructure protection center, l'agenzia federale degli Stati
Uniti preposta al problema, al summit sull'emergenza cyber crimine
promosso dall'Institute of
international research. Dick ha aggiunto che i tentativi di
approdare a una legislazione internazionale stanno incontrando, però,
forti resistenze. Non tutti gli stati dispongono di una normativa in
materia di reati informatici e le leggi esistenti variano da stato a
stato. Ciò vale anche all'interno degli Stati Uniti. Esiste, inoltre,
il problema della mancata denuncia di molti reati. La maggior parte
delle società vittime dei pirati informatici preferisce non rendere
pubbliche le violazioni subite. Le aziende, infatti, da un lato temono
che, confessando la loro vulnerabilità, si espongano a ulteriori
attacchi, dall'altro cercano di salvaguardare la propria immagine ed
evitare la fuga dei clienti. I danni accertati sono, quindi, molto al di
sotto delle stime che ipotizzano perdite di 3 miliardi di dollari
all'anno (6 mila miliardi di lire). Altro motivo di allarme è la
crescente facilità con cui i cosiddetti cracker, pur non avendo
approfondite conoscenze tecniche, possono scaricare virus da Internet e
penetrare nei sistemi informatici. Negli Stati Uniti, l'organizzazione
governativa Nipc ha individuato come priorità lo spionaggio
industriale, le incursioni dei cosiddetti hactivist e gli attacchi
stranieri. Per far fronte alla minaccia del terrorismo informatico e
proteggere le infrastrutture vitali del paese, il presidente Clinton ha
recentemente proposto uno stanziamento di due miliardi di dollari (4
mila miliardi di lire).(Newsbytes) |