Il commercio
elettronico nel settore business-to-consumer ha raggiunto nel
1999 un valore di circa 33 miliardi di dollari (oltre 60 mila
miliardi di lire). Lo studio, commissionato dall'associazione
dei rivenditori on line Shop.org
alla società di ricerche Boston
Consulting Group, è stato presentato in occasione della
conferenza di San Jose, in California, sulle prospettive delle
vendite in rete per il 2000. L'indagine è stata condotta su 412
rivenditori di diverse categorie commerciali. L'incremento
rispetto all'anno precedente è stato del 120 per cento ma entro
il 2000 si prevede un ulteriore aumento dell'85 per cento. Il
boom si deve a vari fattori: sono più numerosi gli utenti del
web; sono sempre di più gli esercizi tradizionali che scelgono
di avere una presenza in rete; sono nati molti operatori
specializzati che vendono esclusivamente on line. Il commercio
elettronico è diventato progressivamente più accettabile per i
consumatori, che hanno fatto ricorso sempre più spesso a
modalità alternative di accesso alle merci, come le aste e i
gruppi di acquisto. Viaggi, prodotti informatici e servizi
finanziari sono i beni maggiormente venduti: il loro mercato
rappresenta, infatti, ben il 70 per cento del totale. In
percentuale, però, la crescita più significativa si è
registrata nei settori delle automobili (2300 per cento), dei
giocattoli (440 per cento) e dei farmaci e cosmetici (780 per
cento). Il rapporto evidenzia anche aspetti insoddisfacenti: nel
65 per cento dei casi la compilazione del modulo di ordine viene
interrotta prima della conclusione della transazione, segno che
il processo di acquisto on line risulta spesso ancora lento e
macchinoso. Nel prossimo futuro tra i rivenditori on line ci
sarà una dura selezione: la competizione vede favorite le prime
50 imprese, il cui giro d'affari attuale rappresenta i due terzi
del totale. (Newsbytes) |