Un recente studio
del governo degli Stati Uniti ha evidenziato negli ultimi anni una
crescita esponenziale dell'offerta di formazione universitaria a
distanza. L'indagine ha coinvolto 1601 istituzioni accademiche e
superiori rilevando che tra il '97 e il '98 il 34 per cento aveva già
attivato corsi a distanza mentre il 20 per cento ne stava programmando
l'introduzione. Nel triennio compreso tra il 1995 e il 1998 il numero
dei programmi didattici a distanza è più che raddoppiato, da quasi 26
mila a oltre 52 mila. Parallelamente, il numero degli iscritti è
cresciuto dai 750 mila dell'anno accademico 1994/95 a 1, 6 milioni di
studenti nel 97/98. La teleformazione è più presente nelle istituzioni
pubbliche (78 per cento) che in quelle private (19 per cento). Il ruolo
di Internet in questo contesto è centrale: l'82 per cento delle scuole
che prevedono didattica a distanza si avvale di un uso "asincronico"
della rete, ovvero dei siti e della posta elettronica, mentre il 60 per
cento utilizza il web in modo "sincronico" cioè in tempo
reale, mediante tecnologie come le chat on line. Altro strumento di
larga diffusione e il video. James H. Ryan, responsabile del programma
didattico a distanza alla Pennsylvania
State University, che comprende oltre 400 corsi, spiega al New
York Times che le ragioni di un cambiamento così profondo delle
modalità di studio sono da rintracciare nello sviluppo tecnologico e
nel crescente bisogno di formazione permanente. La necessità di
riqualificazione professionale ha portato le istituzioni a confrontarsi
con un nuovo pubblico di studenti maturi. "Molti dei nostri
corsisti" - continua Ryan - "iniziano le lezioni alle 10,30 di
sera, dopo una giornata di lavoro e, magari, dopo aver messo a letto i
figli". |