Col boom dell'economia hi-tech, sono sempre di più le industrie
informatiche della Silicon Valley che assumono cittadini stranieri, in
particolare nel settore della programmazione. Le aziende reclutano il
personale nelle università più prestigiose e sono ormai quasi per
metà stranieri gli studenti dei corsi post laurea dei migliori college.
La lobby delle imprese tecnologiche vorrebbe addirittura che il
Congresso rivedesse, in senso più ampio, l'attuale legislazione
sull'immigrazione. Per il momento, col sostegno di entrambi i partiti,
il programma federale per i visti temporanei a stranieri qualificati, è
stato ampliato. "Non ha alcun senso che, dopo aver permesso a
studenti stranieri di accedere alle università americane, costringiamo
alcune delle menti più brillanti del mondo a lasciare gli Stati Uniti e
a sistemarsi in altri paesi per competere contro di noi" - ha detto
il deputato repubblicano della California Zoe Lofgren. "Senza
stranieri non possiamo aggiungere risorse nuove sufficienti" - ha
confermato Mary Dee Beall, manager di Hewlett-Packard.
Nonostante le critiche dei sindacati, 200 dei 7800 lavoratori assunti lo
scorso anno dalla società di Palo Alto non sono cittadini americani.
Secondo i dati forniti dal Bureau
of Labor Statistics, gli addetti del settore hi-tech provenienti
dall'estero, che nel 1990 erano circa quattro milioni e nel '98 quasi
cinque, raddoppieranno nei prossimi sei anni. (Associated
Press) |