Roma, 14 dicembre 2000
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Reato la negazione dell'Olocausto su Internet

La Suprema Corte Federale di Giustizia della Germania ha decretato che la legge tedesca che vieta qualsiasi glorificazione dell'Olocausto si può applicare a Internet, a prescindere dal luogo di origine di chi si renda colpevole di tale glorificazione o dal modo in cui il materiale è presentato. La Corte, infatti, ha respinto l'appello di Frederick Toben, un revisionista australiano, che diffondeva tramite Internet la sua opinione, secondo la quale non sarebbe vera la morte di milioni di ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale. Condannato a dieci mesi di carcere, Toben aveva presentato un appello, sostenendo che siccome il materiale era stato stampato fuori dalla Germania, non poteva essere sottoposto a leggi tedesche. Il caso ha diviso la comunità Internet tedesca. Molti "osservatori" della Rete si sono dichiarati d'accordo con Michael Rosenthal, uno degli avvocati di Toben che ha accusato la Corte Suprema tedesca di aver preso le vesti del poliziotto di Internet. D'altra parte, il sito di Toben, ospitato dall'Adelaide Institute, è stato condannato da molte organizzazioni diverse, tra le quali il Simon Wiesenthal Center. (Wam)