UNA NAZIONE IN GINOCCHIO


ROMA, 21 MAG 1999 - Volontari sulla linea del fronte. Tra le associazioni umanitarie più impegnate nel prestare soccorso alle vittime della guerra in Yugoslavia c’è la Croce Rossa serba, chiamata ad assistere le popolazioni sotto bombardamento dallo scorso 24 marzo. All’indirizzo www.redcross.org.yu troviamo il sito ufficiale dell’associazione di volontariato yugoslava. Nella parte bassa della home page leggiamo un appello alla comunità internazionale: si chiede l’invio in Serbia di materiali di prima necessità come latte per bambini, omogeneizzati, biscotti, carne e pesce in scatola. Nella Serbia piegata da due mesi di bombe, inoltre, sembra difficile reperire anche sapone, articoli per l’igiene personale e candele. Gli operatori della Croce Rossa serba chiedono, pertanto, l’invio diretto di questi articoli ai centri di raccolta in Yugoslavia. In alternativa, il navigatore, può copiare alcuni estremi bancari e inviare somme di denaro liquido. Nel sito troviamo anche una sezione dedicata alle notizie sull’emergenza umanitaria. Non viene mai fatto riferimento alla situazione dei kosovari, cacciati dalle proprie case dalle forze serbe. Anche secondo la Croce Rossa serba, l’ondata di profughi in movimento verso gli altri stati sarebbe imputabile soltanto ai bombardamenti della Nato.

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PANCEVO: UNA CITTA’ NEL MIRINO


ROMA, 20 MAG 1999 - Sotto attacco continuo. Pancevo è uno dei sobborghi industriali di Belgrado e dal 24 marzo è uno dei centri più colpiti dalla campagna di bombardamento della Nato. Questo perché Pancevo è sede delle più importanti industrie petrolchimiche del Paese. Al sito www.pancevo.com troviamo la pagina ufficiale della cittadina jugoslava. La home page del sito è occupata da slogan contro la Nato e contro le bombe. Una frase, inoltre, invita i navigatori a condannare gli erronei bombardamenti degli alleati sulle colonne di profughi kosovari. Va ricordato, però, che questa è una delle rare occasioni in cui un mezzo di informazione serbo riveli ufficialmente l'esistenza di un problema profughi. Le notizie sui rifugiati kosovari, infatti, vengono riportate soltanto quando queste persone in fuga restano uccise dai raid della Nato. Al centro della pagina troviamo la casella real video, dove è possibile visionare filmati registrati dalle Tv serbe. Sulla sinistra della home page, invece, sono presenti i richiami alle pagine interne del sito. Sotto la colonna "maps" sono disponibili una serie di carte geografiche che illustrano la topografia dell'area di Pancevo. Sullo stesso lato dello schermo, inoltre, troviamo notizie e immagini su architettura, storia e tradizioni della cittadina jugoslava. Spostandoci a destra della colonna principale, riservata alle notizie più recenti, si accede all'elenco di link segnalati da Pancevo. Alcuni sono riferiti alla stessa città, altri alla Yugoslavia, altri ancora, infine ai media internazionali. Tra i siti serbi va segnalato quello di Krajevo, città tristemente accomunata a Pancevo a causa dei massicci bombardamenti che anch'essa ha subito in questi due mesi di guerra. Le immagini che troviamo nelle pagine elettroniche di Krajevo ci fanno vedere com'era la cittadina prima dei raid. Le foto disponibili rimandano l'idea di una città neoclassica illuminata da una tenue luce primaverile. In netto contrasto con questi scatti, quelli che troviamo sul sito Podgorica against Nato, raggiungibile sempre dall'home page di Pancevo.com, cliccando sulla scritta "chegevara". Qui le immagini sono decisamente più cruente e mostrano il volto della Yugoslavia attuale stretta tra il dramma della pulizia etnica nel Kosovo e i conseguenti bombardamenti americani su tutto il territorio della repubblica balcanica.

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FOSSE COMUNI O FALSO STORICO?


ROMA, 19 MAG 1999 - La guerra si combatte anche così, a colpi di propaganda e di controinformazione. All’indirizzo www.medialies.com troviamo, infatti, una galleria di testi e immagini che contestano sistematicamente dati e foto divulgati dalla Nato dall’inizio del conflitto. Il sito, per le opinioni che esprime e per gli appelli che lancia, appare chiaramente filoserbo. Cliccando sulla scritta “sometimes pictures do lie”, ovvero “a volte le fotografie ingannano”, accediamo a una minuziosa disamina delle immagini diffuse dai vertici Nato durante i consueti briefing che si svolgono quotidianamente a Bruxelles. Molto attenta l’analisi delle ombre visibili sulle foto riprese dagli aerei. E proprio osservando il modo in cui si proiettano le figure verticali sul suolo, il sito “mediaLies” contesta la veridicità delle foto. Nelle immagini aeree indicate dagli americani come la prova lampante dell’esistenza di fosse comuni in Kosovo, gli autori del sito vedono qualcosa di diverso. Le fosse comuni, secondo “mediaLies”, sarebbero persone in piedi. Così come dimostrerebbe l’analisi del gioco d’ombre e la prospettiva. Le fosse, infatti, appaiono perpendicolari al suolo come le due persone che stanno in piedi nei pressi di una casa diroccata posizionata ai margini del cimitero e inquadrata dall’obiettivo dell’aereo spia. In altre due foto che incontriamo sulle pagine vediamo alcune piccole costruzioni bianche. Secondo fonti Nato sarebbero rifugi provvisori per profughi. Secondo “mediaLies”, potrebbero essere scatole bianche riprese in maniera tale da apparire baracche. Scorrendo verso il basso troviamo un ritratto fotografico di Monika Lewinsky, presenza costante nei siti serbi, deformato dal computer. Tornando alla pagina principale e cliccando sulla scritta “How likely is Markale III” leggiamo un’inquietante rapporto. Secondo fonti di intelligence non specificate, gli americani starebbero preparando un incidente in un campo profughi per giustificare un successivo attacco via terra. Il riferimento a Markale, mercato di Sarajevo dove i serbi fecero strage, è così spiegato. Secondo i serbi, infatti, anche in quell’occasione furono truppe bosniache a tirare su connazionali innocenti per accelerare l’attacco aereo Nato alle forze serbo-bosniache. Dai fatti alle provocazioni il passo è breve. Su “mediaLies”, infatti, troviamo una singolare “esclusiva”. Cliccando sulla scritta “diplomatic solution”, scopriamo la web page di una violinista serba che dichiara di volersi concedere anima e corpo a Clinton, in cambio dello stop ai bombardamenti. Il sito apparentemente imputabile ai serbi, è intestato a un cittadino americano Jeremy Seitz, residente alla 50esima strada di New York. Abbiamo recuperato l’indirizzo contattando il sito www.networksolutions.com e inserendo gli estremi del sito “mediaLies” nelle apposite tabelle di ricerca. Scopriamo, inoltre, che è stato creato il 30 marzo 1999. Soltanto sette giorni dopo il primo bombardamento americano.

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SOCCORSO ROCK PER I RIFUGIATI


ROMA, 18 MAG 1999 - Anche i musicisti americani si mobilitano per aiutare i profughi del Kosovo. Negli Stati Uniti è nata un'associazione di artisti che sta raccogliendo fondi destinati a finanziare le attività umanitarie a favore dei rifugiati di guerra. All'indirizzo www.grays.net/kosovo/ troviamo la pagina principale del sito allestito da alcuni musicisti indipendenti americani. Il ricavato della vendita di tre cd dedicati all'emergenza profughi verrà versato, si spiega in una nota, alla Croce Rossa Internazionale. Dalla home page siamo invitati ad ascoltare alcuni brevi estratti delle canzoni scritte da giovani band americane per il progetto "Profughi del Kosovo". I gruppi protagonisti di questa azione umanitaria non sono forse conosciuti dal grande pubblico internazionale, ma rappresentano la nuova generazione della musica statunitense. Il costo di ognuno dei tre cd è di dieci dollari e l'acquisto del disco può essere fatto direttamente via Internet. Le pagine elettroniche riportano anche i testi delle canzoni scritte in occasione di questa campagna umanitaria e la breve storia di ciascun gruppo che ha partecipato all'iniziativa. Sono disponibili, inoltre, le fotografie delle copertine dei dischi pubblicati sul sito Mp3.com dai gruppi coinvolti dal progetto Kosovo. Dalla home page, poi, il navigatore viene indirizzato verso altri progetti di raccolta fondi a favore dei rifugiati del Kosovo.

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LE FERITE DI NOVI SAD


ROMA, 17 MAG 1999 - Novi Sad è forse il centro yugoslavo che mostra oggi i segni più evidenti della guerra. I ponti urbani, un tempo orgoglio dell'architettura e dell'ingegneria jugoslava, sono stati quasi tutti abbattuti dai raid della Nato. Al sito www.vojvodina.com possiamo sfogliare una galleria di foto che mostra gli effetti devastanti degli attacchi. Nelle pagine elettroniche, inoltre, troviamo notizie e commenti sull'evoluzione del conflitto. La parte centrale della home page, infatti, è occupata da un'ampia rassegna stampa che permette al visitatore di avere un quadro sistematicamente aggiornato della situazione in Yugoslavia. Accanto alle notizie ufficiali, troviamo le informazioni messe in Rete, attraverso posta elettronica da semplici cittadini yugoslavi. In alcuni casi, vengono, segnalate in tempo reale le incursioni degli aerei della Nato. Ma il sito vojvodina.com è molto utile anche per avere una retrospettiva degli eventi che hanno caratterizzato questi due mesi di guerra. Sulla destra della home page, infatti, troviamo una "timeline", ovvero una cronologia, che ripercorre, giorno dopo giorno, le tappe del conflitto. La maggior parte delle notizie disponibili sul sito provengono da Novi Sad che è, appunto, la capitale della Vojvodina. Ma dalle pagine web di questo indirizzo si può passare a fonti di altre città o di altre nazioni. Sulla sinistra della home page, infatti, sono elencati i link suggeriti da vojvodina.com. Dalla pagina principale, infine, si può accedere a diversi comparti tematici di sicuro interesse. Tra gli argomenti segnalati troviamo brevi compendi su storia, geografia e cultura della Yugoslavia.

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