Antartide,
precisamente Tetys Bay. Una distesa bianca nel mare di Ross. Qui nel
1987 l'Italia
ha costruito una base.
È stata chiamata Baia Terra Nova dal nome di una delle navi di Scott,
un esploratore inglese studioso del continente antartico alla fine del
secolo scorso. Una struttura di ricerca abitata da più di cento
persone nel periodo estivo. Per anni essere in Antartide ha
significato isolamento dal resto del mondo e condizioni di lavoro
estreme, rese ancora piu' gravi in caso di incidenti o malattie. Ma la
vita alla base oggi e' cambiata, grazie a Internet. Da due anni un
sistema di telemedicina collega la base di Terra Nova ad uno degli
ospedali più importanti di Roma, il San Camillo. Un
semplice computer, collegamento ad Internet e una piccola telecamera
collegano la base all'ospedale. I casi clinici vengono sottoposti ai
medici e curati praticamente a distanza. "In un caso recente
ci è capitata una lesione corneale piuttosto evidente in cui una
scheggia di legno che ha graffiato la cornea è rimasta al di sotto
della cornea stessa" Racconta Sergio Pillon, responsabile di
Telemedicina nel Programma Nazionale
di Ricerche in Antartide.
"In
questo caso l'oculista del S. Camillo ha consigliato la terapia e ha
potuto seguire in diretta la cura dell'occhio, dando consigli e
prescrizioni anche per tranquillizzare il medico della base perché
comunque un chirurgo anche esperto non è sempre pronto a qualsiasi
tipo di patologia E'un chirurgo pronto a intervenire in modo
tempestivo. Noi del S. Camillo gli forniamo il supporto del radiologo
e dell'oculista, cioè forniamo informazioni mediche estremamente
specialistiche, anche perché non sarebbe neanche possibile mandare
tutti questi specialisti in Antartide. Quindi il sistema serve proprio
per consentire una sanità di qualità in condizioni in cui ci può
essere anche solo un medico.
24 ore su 24 la base
del polo sud è in contatto con l'Italia. Dall'inizio dell'anno sono
stati risolti 5 casi. Diversamente senza questo sistema i pazienti
sarebbero stati trasportati in un ospedale con evidenti difficoltà di
spostamento. Ma sperimentazioni di telemedicina come quelle viste
nella base di Baia Terra Nova posso avere campi di applicazione più
ampie. Ed è quello che si sta cercando di fare.
"In condizioni particolari", Prosegue Sergio Pillon,
"nei piccoli centri in cui si cerca sempre, per motivi di costi,
di diminuire i presidi medici e soprattutto le specializzazioni, si
potrebbero realizzare delle strutture di medicina di base che poi, in
teleconsulto con dei centri qualificati, possano avere tutti gli
specialisti. L'obiettivo è quello di far girare le informazioni
anziché i pazienti. In una prima fase girano i pezzi di carta, in una
seconda fase potrebbero girare gli esami, le lastre, successivamente
può girare il sistema medico. Non si muove il paziente, ma sottoforma
di bit il medico visita il paziente.
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