E'
ora di pensare a Internet che si espande al di là del pianeta Terra.
Ad annunciarlo è uno dei padri del Web,
Vinton
Cerf, che sostiene la tesi secondo cui entro trent'anni avremo bisogno di un sistema di
comunicazione in grado di connettere la terra con i robot e gli
astronauti in missione verso la Luna, Marte, ed altri corpi celesti.
L'idea di una Internet planetaria è molto piaciuta alla Nasa e Daniel
Goldin, amministratore capo dell'ente spaziale americano, che ne ha
parlato di fronte al Congresso degli Stati Uniti. Sono già stati
stabiliti infatti dei piani per spedire in orbita speciali satelliti
che faranno da scheletro per la creazione dei primi server Internet
nello spazio.
Se l'Interplanetary Internet celebrerà
le nozze tra spazio e Rete, il loro fidanzamento è già avvenuto da
tempo. La storia della ricerca scientifica negli ultimi decenni,
infatti, dimostra come siano profondamente cambiati dal dopoguerra
fino ad oggi i rapporti e le prospettive del genere umano rispetto
allo spazio, sia celeste che terrestre. Nella seconda metà del
Novecento la ricerca spaziale ha completamente assorbito gli interessi
della comunità scientifica, mentre sul finire del millennio, con la
nascita di Internet, si è tornati sulla Terra.
L’età dell’oro
dell’impresa spaziale, che comprende il periodo dalla fine degli
anni Cinquanta alla metà dei Settanta, è caratterizzata dalla
rivalità tra i due blocchi, americano e sovietico, contrapposti. Sono
le vicende della Guerra Fredda a dettar legge. Una guerra senza
vittime ufficiali e che, come tutti i conflitti, è un incomparabile
propulsore di ricerca tecnologica e scientifica.
Nell’ottobre 1957
i sovietici lanciano in orbita lo Sputnik, il primo razzo che lascia
la superficie della Terra. L’anno dopo la Nasa avvia ufficialmente
le sue attività ed eredita da un precedente ente, Aeronautic, il
progetto Mercurio, destinato a mandare in orbita un equipaggio
umano. Ed è nel luglio 1960 che la Nasa annuncia il programma Apollo
in previsione dello sbarco dell’uomo sulla Luna.
Il
12 aprile 1961 Yuri Gagarin batte di appena tre settimane
l’americano Alan Shepard (che parte il 5 maggio) e conquista il suo
posto nei libri di storia come il primo essere umano ad aver orbitato
intorno al pianeta. Il primato sovietico spinge il neo presidente
degli Stati Uniti John Fitzgerald Kennedy a rompere gli indugi e il 25
maggio dello stesso anno, di fronte al Congresso, Kennedy annuncia al
mondo il potenziamento del programma spaziale americano. Obiettivo
finale: il primo uomo sulla Luna. Nel frattempo aumentano i fondi a
disposizione della Nasa per la realizzazione della “più grande
avventura dell’umanità”.
Tra la prima
passeggiata lunare e l’ultima (14 dicembre 1972, Apollo 17)
passano appena due anni e mezzo. Su Apollo 7 c’era anche un
particolare “passeggero”, una piccola telecamera grazie alla quale
fu realizzata la trasmissione in diretta televisiva di una missione
spaziale. Quest’evento segna l’ingresso dei mezzi di comunicazione
di massa nel cosmo.
L’ultimo volo
della serie Apollo, la missione Apollo 18-Soyuz, dura dal 15 al 24
luglio 1975 e rappresenta, in modo tutt’altro che simbolico,
un’inversione completa rispetto agli esordi del programma. Al posto
della competizione con il blocco d’oltrecortina si organizza un
meeting spaziale. Partite dalle loro basi a poche ore di distanza, le
due navicelle, americana e sovietica, attraccano affiancate l’una
all’altra il 17 luglio nel bel mezzo del vuoto cosmico. I due
equipaggi si incontrano a metà strada, si stringono le mani e
scambiano doni e bandiere, parlando ciascuno nella lingua degli altri.
E l’era del programma Apollo, per la quale fu fondamentale il ruolo
dei computer, si concluse.
Negli anni della
corsa alla luna il ruolo dei computer alla Nasa fu fondamentale per le
imprese spaziali. A bordo dell’Apollo 11, per esempio, due
computer risolsero tutti i problemi di guida e navigazione, fornirono
informazioni ai piloti e a Terra, controllarono il funzionamento dei
motori e analizzarono le condizioni fisiche dell’equipaggio.
Dopo Apollo
l’avventura lunare si chiude per almeno 25 anni e nello stesso
periodo se ne apre, più in sordina, un’altra. Nei primissimi anni
’70, nel settore informatico, si registrano eventi determinanti per
i decenni successivi. E la Nasa continuerà ad essere uno dei
principali utilizzatori dei supercomputer, che si fanno via via sempre
più potenti.
Un’ipotesi
affascinante è che la chiusura della corsa allo spazio, rimettendo
bruscamente sul mercato del lavoro migliaia di esperti, abbia fornito
involontariamente cervelli e manodopera qualificata a un’industria
ancora praticamente agli albori. Quella dell’elettronica, che
proprio in quegli anni cominciava a fare capolino nella Silicon Valley.
Nel 1970, oltre
alla Rete Arpanet, studiata per resistere a un attacco nucleare e per
far collaborare scienziati che lavoravano su progetti finanziati dalla
Difesa Americana,
Intel produce la
prima RAM e nel 1971 vede
la luce il primo microprocessore.
Nel 1973 Vinton
Cerf mette le basi del protocollo TCP/IP.
Nel 1974, viene
lanciato Altair 8800, il primo computer ad entrare in migliaia
di case. Il suo sistema operativo è una versione del Basic adattata
da Paul Allen e Bill Gates che nel 1975 fondano la Microsoft. Nel
1976, nasce l’Apple e l’era dell’informatica di massa è
iniziata.
Allo scoppio del
boom di Internet, il sito della Nasa si colloca saldamente al vertice
dei più frequentati, portando sui monitor dei navigatori
dell’intero pianeta una massa di informazioni senza confronti. Tutta
la ricerca, tutta la scienza che circonda l’impresa spaziale viene
messa a disposizione del grande pubblico. La Rete è attualmente la
principale fonte d’informazione per tutto quello che riguarda lo
spazio, surclassando gli altri media.
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