È
sicuramente il dizionario più completo della lingua italiana,
con i suoi 250.000 vocaboli; 7000 pagine, un lavoro di
classificazione che è durato 10 anni. Si tratta del Grande
dizionario d'uso della lingua italiana, la monumentale
opera di Tullio
de Mauro che è stata appena pubblicata dalla casa editrice
UTET. La sua particolarità, come sottolinea Luca Terzolo,
responsabile del settore lessicografico
UTET, è fornire, per ogni termine contenuto, il proprio
contesto d'uso, dai tecnicismi ai neologismi, dalle parole
obsolete ai prestiti da altre lingue:
"È
un dizionario in cui tutte le parole hanno dei quadratini, delle
marche con l'indicazione di qual è il registro con cui sono
usate, o possono essere usate o è meglio che siano usate".
Un
opera che non si esaurisce sulla carta. Ad essa è infatti
allegato un cd rom sul quale sono riportate tutte le voci del
dizionario e sul quale è possibile effettuare ricerche
incrociate. Ogni termine della definizione di un vocabolo è
linkato, e rimanda ad un'altra definizione. Inoltre, è
possibile visualizzare una serie di grafici sulle occorrenze,
sulla frequenza e sui contesti d'uso. È addirittura possibile
giocare con le parole, anagrammandole e cercando rime e
assonanze. Un ipertesto fondamentale per chiunque studi, o anche
solo ami, la lingua italiana; qualcosa di più di un semplice
dizionario. Un vero e proprio database della lingua italiana,
prosegue Terzolo, personalizzabile a seconda delle proprie
necessità:
"Utilizzando
il cd l'utente può costruire sul suo computer dei
sottodizionari, costruirli e poi smontarli. In un certo senso
ogni utente può selezionare all'interno del cd i termini, le
cose che gli interessano in quel momento, fermo restando che si
ha a disposizione anche tutto il dizionario completo".
Un
lavoro che non sarebbe stato possibile senza l'ausilio delle
nuove tecnologie. Ma le nuove tecnologie consentono anche il
continuo aggiornamento, tramite Internet, del dizionario,
evitando così il limite tipico che fino a qualche anno fa
un'opera del genere poteva avere, cioè l'obsolescenza, il non
essere al passo dei continui cambiamenti della lingua italiana.
Il dizionario non è più fisso, immutabile, conclude Terzolo,
ma somiglia sempre più alla lingua di cui vuole essere guida e
specchio fedele:
"Si
pensa di utilizzare la versione online per documentare a tutto
il nostro pubblico quali sono i neologismi che sono nati in
questi mesi, anche nei pochi mesi che sono passati dalla messa
su carta della banca dati ai nostri giorni. Parole ne sentiamo
in continuazione, ed è dovere dei lessicografi registrarle
sulla banca dati e poi vedere quante di queste parole hanno in
sé la persistenza sufficiente affinché possano essere accolte
in un dizionario che è pur sempre generalista".
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