Sono alti meno di un metro e mezzo, hanno
ruote al posto delle gambe e calciano con curiosi pedali a stantuffo.
Giocano in quattro contro quattro su un campo largo quattro metri e
lungo otto. Per guardarsi intorno usano una telecamera mobile e per
non scontrarsi mettono in funzione un sofisticato sonar. Sono
calciatori-robot e giocano delle vere e proprie partite. E nell'ultima
edizione dei campionati mondiali che si sono tenuti a Stoccolma, la
squadra italiana, denominata Azzurra robot team, si è piazzata
addirittura al secondo posto.
Robocup non è però soltanto un gioco.
In realtà questi sofisticati robot sono il frutto di ricerche
scientifiche sull'intelligenza artificiale. Per creare i robot
calciatori della nazionale italiana, spiega il dottor Daniele Nardi,
hanno lavorato insieme sei università italiane con il contributo del CNR
e del Consorzio Padova Ricerche:
"La caratteristica di questi robot è quella di essere
completamente autonomi. Ogni robot infatti ha a bordo tutti i
dispositivi che gli consentono di acquisire le informazioni sullo
stato del gioco e di prendere le decisioni su quali sono le azioni da
svolgere".
La particolarità di questi robot è
dunque quella di essere autonomi ed proprio verso questa direzione che
stanno andando le ricerche sull'intelligenza artificiale. Un settore
disciplinare nato alla metà degli anni '50 e i cui risultati
inizialmente non sono in realtà stati molto significativi. Il
progredire poi della tecnologia, dei calcolatori elettronici e delle
tecniche di programmazione, ha permesso la costruzione sia di robot
sia di software capaci di prestazioni sorprendenti.
Creare l'uomo-macchina. Praticamente un
umanoide in grado di fare le stesse cose dell'uomo. Era questo
l'obiettivo dei padri della cibernetica quando 50 anni fa hanno
iniziato a fare ricerche. Si partiva dall'idea che una macchina può
dirsi effettivamente intelligente solo se pensa e si comporta come un
essere umano. Nessuna macchina c'è ancora riuscita. Sarebbe
semplicistico, afferma la professoressa Luigia Aiello, sostenere che
l'intelligenza artificiale ha promesso molto di più di quanto abbia
attualmente mantenuto:
"Le aspettative sono state in parte deluse, ma in questo momento
esistono molti sistemi che trovano applicazione nell'industria, nei
servizi, che sono costruiti con tecniche di intelligenza artificiale.
Quindi il ritorno della ricerca presente e passata si comincia a
vedere molto concretamente".
E in effetti i risultati della ricerca
sono tangibili soprattutto nella robotica industriale. Computer sempre
più sofisticati sono installati negli elettrodomestici che consentono
un intervento umano soltanto in fase di controllo. Ma le ricerche,
prosegue la professoressa Aiello, mirano ora a creare dei sistemi più
complessi capaci di limitare il più possibile il lavoro dell'uomo:
"Se è vero, come dicono, che una grossa molla per il progresso
della scienza è la pigrizia, la ricerca in robotica è esattamente in
questa linea. Facciamo i robot per delegare a loro cose che noi non
vogliamo fare e quindi potremo permetterci una vita molto più pigra e
molto più rilassata".
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