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03/04/2000 


Vendere vino nella Rete: wineshop.it

a cura di Antonia Moro


50 produttori in crescita, 200 tipi di vino, il 90% della produzione DOC. E c’è anche una sezione “food”. Questi gli ingredienti di Wineshop.it, un sito di e-commerce nato da un gruppo di appassionati della cultura enologica e intenditori del prodotto.

Wineshop è una delle tante iniziative di commercio elettronico che stanno fiorendo nel nostro paese. Si tratta di un’impresa completamente legata ad Internet, che non ha un’enoteca o una produzione vinicola alle spalle ma è strutturata in maniera leggera e ha il suo fulcro nel sito.

Oltre a vendere il vino in Italia, Wineshop esporta il vino italiano principalmente in Inghilterra e Germania e in tutto il circuito dell’Unione Europea, ma arrivano richieste di informazione sui prodotti da tutto il mondo. Per gli Stati Uniti ci sono ancora difficoltà a causa di barriere protezionistiche all’importazione.

Oltre il 90% dei vini scelti da Wineshop.it per la commercializzazione on line sono D.O.C. Ma il sito offre anche altri servizi agli utenti della Rete, ponendosi come punto di riferimento di una serie di iniziative che partendo dal vino, abbracciano cultura e tradizioni.

Porsi come intermediari in un’attività di commercio-elettronico come questa, significa guadagnarsi sia la fiducia dei produttori che quella dei clienti. A garanzia dei clienti, per il pagamento on-line Wineshop.it ha adottato un protocollo internazionale. Il trasporto della merce è compreso nel prezzo, mentre rispetto al rapporto con i produttori, sono essi stessi che consultando Internet, decidono a chi far commercializzare il loro vino.

E-commerce, piccole imprese, prodotti di qualità: questi dunque gli ingredienti principali di questa iniziativa. E gli affari nel commercio elettronico sembrano avere un futuro più che roseo.

Sono 750.000 i miliardi di fatturato per l’e-commerce stimati per il 2000. E 1000 i siti e-commerce attivi alla fine del ’99 con netta prevalenza nei settori editoriale, agroalimentare ed informatico. Questi i dati emersi da uno studio Atkearney su un campione di 50.000 associati.