Nel quartiere Zisa a
Palermo in Sicilia il problema della microcriminalità e della mafia
è tutt'altro che secondario e i ragazzi hanno una piena
consapevolezza di cosa significhino mafia e illegalità, dovendosi
confrontare quotidianamente con queste realtà. È per questo che alla
scuola media Antonio
Ugo è dedicata una attenzione particolare alla 'Educazione alla
Legalità'. Per far questo professori e studenti hanno scelto di
utilizzare come mezzo di comunicazione la multimedialità.
Il progetto sulla
legalità viene considerato un forma di cultura. Per i ragazzi cultura
non è possedere un magazzino ben fornito di notizie, ma è la
capacità che la mente ha di comprendere la vita, il luogo dove l'uomo
si relaziona con altri uomini. Il progetto "educazione alla
legalità" serve a far diventare gli alunni cittadini onesti e
rispettosi delle leggi e soprattutto consapevoli dei propri diritti e
doveri. Ma serve anche a comprendere i problemi che imperano sul
territorio che purtroppo è stato vittima di innumerevoli atti di
stampo mafioso. E soprattutto dai ragazzi viene la voglia di liberarsi
da questo problema e vivere in un paese libero e democratico dove
l'omertà non esiste e le leggi sono rispettate.
Per sviluppare
l'iniziativa e costruire un vero e proprio laboratorio multimediale
gli studenti hanno ricercato materiale su mafia, droga, pentiti,
usura, fatto delle inchieste sul quartiere, intervistato la gente e
ricercato articoli su giornali e riviste. Tutte le informazioni che
riguardano scuola, legalità e territorio sono raccolte in un CD ROM
realizzato alla fine dell'anno scolastico '98/'99 che contiene inoltre
le informazioni sulle inchieste su pentiti, usura e pizzo svolte
all'interno del quartiere Zisa. Le informazioni che vengono ricavate
dalle inchieste del quartiere vengono poi elaborate da grafici e
percentuali direttamente dal computer.
Una ragazza della
classe III A racconta la sua esperienza: "Su Internet abbiamo
trovato una ricetta sui minori e mafia e abbiamo visto che i minori
sono vittime della mafia in tre modi: ci sono bambini uccisi per mano
mafiosa come il piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio di un pentito.
Figli di collaboratori di giustizia, di pentiti che sono sottoposti a
frequenti spostamenti da un posto all'altro. E il nome e cognome di
questi ragazzi varia più di una volta. E infine i minori inseriti in
organizzazioni criminali. Come dice Luciano Violante 'il minore fa
correre meno rischi perché obbedisce più di un adulto e perché è
meno credibile quando accusa'".
Queste inchieste e
ricerche vengono anche inviate via Internet ai ragazzi della III A
della scuola media Maria Maltone di Pontessieve con cui è in atto un
gemellaggio già dalla prima media. Inoltre l'anno scorso è stato
fatto uno spettacolo in cui i ragazzi di Palermo hanno ricercato i
testi su Internet e li hanno mandati ai ragazzi di Pontassieve. Ma
oltre allo scambio dei materiali, uno dei momenti preferiti dai
ragazzi, in attesa di incontrare i compagni toscani in Aprile, è
quello dello scambio con loro di messaggi in tempo reale attraverso la
chat della scuola.
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