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29/02/2000 

Un cd rom per educare alla legalità alla scuola Media A. Ugo di Palermo

a cura di Roberta De Cicco

Scuola media Antonio Ugo di PalermoNel quartiere Zisa a Palermo in Sicilia il problema della microcriminalità e della mafia è tutt'altro che secondario e i ragazzi hanno una piena consapevolezza di cosa significhino mafia e illegalità, dovendosi confrontare quotidianamente con queste realtà. È per questo che alla scuola media Antonio Ugo è dedicata una attenzione particolare alla 'Educazione alla Legalità'. Per far questo professori e studenti hanno scelto di utilizzare come mezzo di comunicazione la multimedialità.

Il progetto sulla legalità viene considerato un forma di cultura. Per i ragazzi cultura non è possedere un magazzino ben fornito di notizie, ma è la capacità che la mente ha di comprendere la vita, il luogo dove l'uomo si relaziona con altri uomini. Il progetto "educazione alla legalità" serve a far diventare gli alunni cittadini onesti e rispettosi delle leggi e soprattutto consapevoli dei propri diritti e doveri. Ma serve anche a comprendere i problemi che imperano sul territorio che purtroppo è stato vittima di innumerevoli atti di stampo mafioso. E soprattutto dai ragazzi viene la voglia di liberarsi da questo problema e vivere in un paese libero e democratico dove l'omertà non esiste e le leggi sono rispettate.

Provveditorato agli studi di PalermoPer sviluppare l'iniziativa e costruire un vero e proprio laboratorio multimediale gli studenti hanno ricercato materiale su mafia, droga, pentiti, usura, fatto delle inchieste sul quartiere, intervistato la gente e ricercato articoli su giornali e riviste. Tutte le informazioni che riguardano scuola, legalità e territorio sono raccolte in un CD ROM realizzato alla fine dell'anno scolastico '98/'99 che contiene inoltre le informazioni sulle inchieste su pentiti, usura e pizzo svolte all'interno del quartiere Zisa. Le informazioni che vengono ricavate dalle inchieste del quartiere vengono poi elaborate da grafici e percentuali direttamente dal computer.

Una ragazza della classe III A racconta la sua esperienza: "Su Internet abbiamo trovato una ricetta sui minori e mafia e abbiamo visto che i minori sono vittime della mafia in tre modi: ci sono bambini uccisi per mano mafiosa come il piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio di un pentito. Figli di collaboratori di giustizia, di pentiti che sono sottoposti a frequenti spostamenti da un posto all'altro. E il nome e cognome di questi ragazzi varia più di una volta. E infine i minori inseriti in organizzazioni criminali. Come dice Luciano Violante 'il minore fa correre meno rischi perché obbedisce più di un adulto e perché è meno credibile quando accusa'".

Queste inchieste e ricerche vengono anche inviate via Internet ai ragazzi della III A della scuola media Maria Maltone di Pontessieve con cui è in atto un gemellaggio già dalla prima media. Inoltre l'anno scorso è stato fatto uno spettacolo in cui i ragazzi di Palermo hanno ricercato i testi su Internet e li hanno mandati ai ragazzi di Pontassieve. Ma oltre allo scambio dei materiali, uno dei momenti preferiti dai ragazzi, in attesa di incontrare i compagni toscani in Aprile, è quello dello scambio con loro di messaggi in tempo reale attraverso la chat della scuola.

COMUNICATO