La tecnologia salverà la scuola italiana
"Scuol@.it",
l'ultimo libro di Domenico Parisi, spiega come il computer
cambierà il il modo di studiare dei ragazzi
di Eleonora Giordani
Cosa
sarebbe successo se Napoleone avesse vinto la campagna di Russia?
Forse Lenin non avrebbe mai letto "Il Capitale", e forse
nessuno avrebbe costruito il muro di Berlino. La storia, lo
sappiamo, non si fa con i "se": ma porsi certe domande
può aiutare a capire i processi che generano gli eventi. Lo
scambio di riflessioni tra insegnanti e studenti su questi
meccanismi favorisce lo sviluppo delle capacità critiche. Ma come
tenere sotto controllo tutti i fattori politici, economici,
sociali, geografici, umani che intervengono nella costruzione
della storia? La soluzione viene oggi dalla tecnologia e dai
computer, che rendono possibili le simulazioni nei laboratori
virtuali. E' la posizione espressa da Domenico Parisi nel suo
ultimo libro, "Scuol@.it", pubblicato lo scorso
settembre da Mondadori. Ricercatore all'Istituto di Psicologia del
Cnr e direttore della rivista "Sistemi Intelligenti",
Parisi si occupa da anni di modelli di simulazione di
comportamenti individuali e sociali e nell'applicazione di questi
modelli all'educazione.
Questo nuovo volume è in buona parte frutto della
rielaborazione di lavori già pubblicati dall'autore su riviste o
presentati a seminari e sembra destinato ad animare la discussione
sull'uso del computer nell'attività didattica. Secondo Parisi la
novità fondamentale degli ultimi venti anni dal punto di vista
della mente e della sua formazione ed educazione è il computer,
perché mette in discussione il tradizionale primato del
linguaggio favorendo un apprendimento basato sulla visualità. La
scuola non può rimanere indifferente a questa rivoluzione e deve
riuscire a trovare un modo per integrarla a sé, ma non può farlo
se prima non riesce a valutare completamente tutte le
sfaccettature della questione. I problemi della scuola infatti,
non sono legati solo all'annosa questione dell'alfabetizzazione
informatica, ma al fatto che ad un cambiamento veloce della
società non ne è seguito uno altrettanto repentino
dell'organizzazione scolastica e dell'attività didattica.
E, osserva Parisi, "Quasi tutto si oppone a questo
cambiamento: la cultura conservativa della scuola legata al suo
compito di trasmissione del passato, il suo essere un ente
pubblico con le inefficienze generalmente associate agli enti
pubblici…". Solo la tecnologia può avere la forza di
cambiare la scuola, perché rende l'apprendimento dei ragazzi più
attivo, centrandolo sullo studente più che sul docente e
"può liberare gli insegnanti da altri compiti in modo che
possano avere il tempo di funzionare come tutor individuali e come
gestori delle discussioni collettive con i ragazzi".
Una delle applicazioni più vantaggiose del computer a scuola
è dunque, secondo Parisi, quella delle simulazioni, da usare come
laboratori di apprendimento. Le simulazioni sono teorie
"attive". Con una serie di esempi di simulazioni
storiche e scientifiche si illustra come interagendo con la
realtà virtuale - basando dunque la formazione più
sull'esperienza che sulle parole - diventi più facile comprendere
anche concetti più complessi. Il lettore può avere una
dimostrazione pratica di ciò prelevando il programma
"Empire"dalla sezione software del sito del Cnr
che permette di simulare la nascita, l'espansione e a volte il
crollo di un impero: l'ambientazione scelta è quella del medio
oriente del primo millennio avanti Cristo e dell'impero Assiro.
Ci si potrebbe domandare: a cosa mi serve vedere su una cartina
interattiva quanti chilometri di territorio hanno guadagnato gli
Assiri in 25 anni, se storici di fama mondiale hanno già risolto
il problema e posso leggere tranquillamente la risposta sul libro?
Il valore didattico della simulazione sta nella possibilità, da
parte dell'utente, di tenere sotto controllo tutti i valori
congiunturali da cui dipende l'evento e di manovrarli in modo da
ricostruire la vicenda nel modo esatto. Non vi convince? Il
dibattito è aperto.
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