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Giornalisti online si diventa

Un manuale sul sito del New York Times insegna a pubblicare su Internet il giornale della scuola

di Eleonora Giordani

E' tradizione negli Stati Uniti che le scuole superiori e le Università pubblichino un loro giornale. Concepito e realizzato con i criteri di una vera testata, tant'è vero che gli studenti seguono corsi di giornalismo tenuti spesso da reporter professionisti. Negli ultimi anni però questa consuetudine sembrava in declino ed è proprio da uno dei quotidiani americani più famosi, il New York Times, che arriva un'idea per la riscossa: insegnare a ragazzi e professori le regole e le tecniche per fare un giornale su Internet.

Da pochi giorni sul Learning Network del sito del New York Times è disponibile per il download gratuito "Campus weblines" un manuale online che va dalle informazioni di base per scrivere ed editare su Internet alle istruzioni pratiche sulla composizione e la struttura delle pagine web, alle regole etiche e professionali che bisogna rispettare nella stesura di notizie accessibili da tutti in tempo reale.

Il progetto è nato da un'idea di Jack Rosenthal, giornalista vincitore del premio Pulitzer, scrittore e redattore del New York Times, ora presidente della Fondazione intitolata al prestigioso quotidiano statunitense. Dopo aver sentito che sempre meno scuole facevano l'esperienza di realizzare un giornale, Rosenthal ha pensato che pubblicare su Internet poteva essere più semplice e divertente, considerando il largo accesso degli studenti al web. Quindi ha staccato un assegno di 5.500 dollari per istituire un corso di giornalismo online al liceo Stuyvestant di Manhattan. Trasformando in entusiasmo la primitiva reticenza del preside.

Così dall'aprile dello scorso anno i coautori del manuale, Karen Freeman e Steven Knowlton hanno lavorato con otto studenti dello Stuyvestant sviluppando un sistema di pubblicazione per le riviste scolastiche. Freeman, editore di "circuits", la sezione dedicata alla tecnologia del NYT e Knowlton, professore di giornalismo, avevano formato gli studenti per la creazione di The Spectator Online (www.stuyspectator.org) nato questo autunno. Campus Weblines, che è stato proposto a quasi trentamila scuole medie e superiori, documenta l'esperienza e le lezioni apprese nel processo di lancio di questo sito e gli otto studenti pionieri hanno finalmente portato a termine altrettante versioni di un software a vari livelli di difficoltà per pubblicare online.

Le differenti versioni sono in grado di creare siti sofisticati con animazione e suoni o restare estremamente semplici per le scuole che dispongono di minori risorse, meno computer e server poco capienti. "Gli studenti hanno imparato come sia dannatamente importante essere precisi e veloci" ha detto Rosenthal durante la presentazione nazionale dell'iniziativa, insistendo anche sul fatto che il rischio della rivoluzione digitale è quello di uniformare l'informazione rendendola approssimativa e scadente. I ragazzi devono quindi imparare innanzitutto ad essere veri giornalisti e non fermarsi alla superficie delle notizie, anche se l'argomento è semplicemente la vita del campus.

Non esistono statistiche ufficiali, ma un'organizzazione no profit di Minneapolis, la National Scholastic Press Association, calcola che circa il 70 per cento delle 25 mila scuole superiori degli Usa producono un giornale e una piccola minoranza di queste pubblicazioni è anche presente online.

Un simile uso di Internet pone gli educatori davanti ad un certo numero di questioni spinose, prima fra tutte la libertà di espressione degli studenti. Con alcune sentenze che hanno fatto discutere, i tribunali federali americani hanno condannato la censura di giornali indipendenti e pagine web realizzate dai ragazzi sul computer di casa e in cui si potevano trovare articoli offensivi per i professori o per altri allievi. Ma nel 1988 la Corte Suprema degli Usa ha anche disposto che alcuni newspapers scolastici , siano soggetti a revisione da parte dei "grandi" prima di essere pubblicati.

Una delle testate sottoposte a questo trattamento era proprio la versione cartacea dello Spectator di Manhattan, ma grazie ad uno statuto interno ora il giornale dispone di maggiore autonomia. Un risultato ottenuto circa tre anni fa dopo una protesta finita su tutti i media nazionali. Lo Spectator voleva pubblicare una serie di articoli critici sul sindacato degli insegnanti. Dopo mesi di furiose discussioni, il preside, che era anche il supervisore, non aveva acconsentito, sospendendo la pubblicazione. L'episodio aveva sollevato forti critiche anche fuori dalla scuola e gli studenti si erano appellati al primo emendamento della costituzione americana, che garantisce a tutti la libertà di espressione. Da tutto questo è nato il regolamento attuale, che garantisce più potere decisionale rispetto alle maggior parte dei giornali scolastici. Un provvedimento approvato anche grazie all'intervento di personalità del mondo della cultura e di giornalisti professionisti.

Campus weblines
New York Times Learning Network
The Spectator Online