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Come cambia la scuola in Europa

L'Ict e i sistemi scolastici europei nelle anticipazioni di due protagonisti del convegno Ted: Ulf Lundin, presidente di European Schoolnet e Vittorio Midoro, vicepresidente di EENet.

di Eleonora Giordani

Le nuove tecnologie e la scuola: un tema che si presta a facili entusiasmi ed altrettanto facili dichiarazioni catastrofiche. E in genere chi esalta i vantaggi di Internet e della multimedialità lamenta contemporaneamente una strumentazione informatica delle scuole ancora inadeguata, una formazione degli insegnanti ritenuta sommaria, una riflessione pedagogica sconosciuta ai più. Insomma, introdurre le nuove tecnologie in classe significa cambiare il modo di concepire la totalità del sistema scolastico. Non basta avere un collegamento ad Internet: bisogna rimettere in discussione i modi dell'apprendimento, i rapporti tra insegnanti e alunni, perfino la disposizione dello spazio scolastico.

Sono problemi solo italiani? Pare proprio di no.

"In Europa tutti i ministri dell'educazione sono d'accordo nel considerare che esiste più di un problema comune nell'applicazione delle nuove tecnologie alla didattica. Per questo è così importante arrivare a stabilire nuove forme di cooperazione comunitaria in questo campo". A parlare è Ulf Lundin, presidente di European Schoolnet , un'organizzazione supportata dai i ministeri dell'istruzione degli stati membri dell'Unione Europea, che promuove la collaborazione tra scuole europee attraverso progetti multimediali. Lundin interverrà il 12 febbraio prossimo alla sessione inaugurale del convegno internazionale di Ted, in cui parlerà tra l'altro dei processi di armonizzazione e standardizzazione in campo educativo.

"In ogni paese - ci ha detto Lundin - la politica che è chiamata alla realizzazione delle ICT nell'educazione contiene gli stessi elementi: dotare tutte le scuole dell'infrastruttura logistica necessaria, introdurre l'uso delle tecnologie a tutti livelli del processo d'apprendimento, adattare la formazione degli insegnanti, favorire lo sviluppo di buoni software, specialmente quelli dove viene stimolata la creatività e l'attitudine al problem solving. E ancora, dare rilievo alla 'patente europea" del computer, creare una banca data dei migliori prodotti didattici e dare la possibilità a studenti ed insegnanti di trovare facilmente ovunque in Europa partner per collaborare sui progetti".

Per agevolare una riflessione comune sulle strategie da adottare per una nuova didattica basata sui multimedia e sulle Nt, è attivo dal 1997 il network europeo di esperti di tecnologia educativa (EENet). Vittorio Midoro, ricercatore all'Istituto di tecnologie didattiche del Cnr è anche vice presidente di EENet. A Ted animerà un workshop dedicato al confronto dei sistemi scolastici europei e gli abbiamo chiesto qualche anticipazione.

"Da due mesi - esordisce Midoro - è online sul sito di EENet l'Osservatorio , un progetto partito un anno fa e che attualmente è il cavallo di battaglia dell'organizzazione. Si tratta di mettere a confronto le politiche in vigore in Europa sull'introduzione delle nuove tecnologie nelle scuole. Gli esperti dei diversi paesi prendono in considerazione e analizzano dieci categorie, dalla formazione degli insegnanti alla cooperazione con le aziende, ai progetti realizzati dalle scuole. Gli elementi raccolti permetteranno delle riflessioni transnazionali su ogni singolo punto, conducendo ad un quadro di sintesi".

Secondo l'esperienza di Midoro, gli Stati europei più innovativi nel campo di istruzione e Itc sono senz'altro quelli scandinavi, perché basano la loro politica educativa sui risultati della ricerca. "Anche la Gran Bretagna sta facendo molto: per esempio il governo ha creato una lotteria appositamente per finanziare la formazione degli insegnanti e dal 1998 è attivo il "National grid for learning" che è il punto di riferimento nazionale per l'apprendimento su Internet".

In cosa consiste l'originalità del sistema scandinavo? "Le basi per la politica culturale sono gettate più in profondità. In Svezia, prima di emanare le leggi vengono riunite delle commissioni di scienziati per elaborare le linee su cui basare la politica futura, mentre in Danimarca per lo stesso scopo è stato istituito il "Learning Lab", che si avvale del supporto del Medialab del Mit di Boston. E poi l'applicazione del sistema si attua a livello nazionale. Per esempio in Svezia la formazione degli insegnanti alle nuove tecnologie avviene in modo sistematico. A tutti viene fornito gratuitamente un pc e l'accesso ad Internet. Vengono poi impostati dei gruppi di lavoro interdisciplinari per individuare temi interessanti su cui elaborare percorsi didattici. E da qui infine nascono le idee per integrare le nuove tecnologie.. Cioè gli insegnanti non si limitano più a preparare una lezione e poi vedere se magari è possibile far intervenire qualche strumento multimediale. L'attenzione si sposta dall'insegnamento all'apprendimento: la cosa principale è il progetto complessivo, il che permette di organizzare un vero ambiente di apprendimento".

Vittorio Midoro riserva all'Italia la sua battuta finale: "Da noi c'è un gran fermento ma manca, a mio avviso, il riconoscimento di un ruolo guida della ricerca, che rimane confinata nei progetti-pilota.

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