01
marzo 2000
Assessori
all'innovazione nei prossimi consigli regionali, ore 10.15
"Uno sfida importante è
quella di impegnare i nuovi presidenti eletti il 16 aprile a
nominare un assessore all'Innovazione sul modello della positiva
scelta del governo di nominare un sottosegretario
all'Innovazione con la delega affidata al senatore Passigli".
A lanciare la proposta è Enrico Manca, presidente dell'Istituto
per lo studio dell'innovazione nei media e per la
multimedialità, che ha aperto oggi a Roma la
conferenza nazionale "L'Italia e il progetto e-Europe".
Economia
nuova, sistema di finanziamento vecchio, ore 10.30
L'Europa è insieme agli Stati
Uniti uno dei soggetti protagonisti della nuova economia ma nel
Vecchio continente la propensione al rischio di investimento è
più bassa. Secondo Enrico Manca, presidente dell'Isimm l'ottica
del finanziamento va radicalmente cambiata. "Non è
pensabile finanziare beni immateriali e cioè idee chiedendo una
garanzia materiale" - ha detto l'ex presidente Rai
rivolgendosi al sistema bancario - "il sistema americano
funziona anche perché dà per scontato che su dieci progetti di
idee finanziati più della metà probabilmente va in fumo, ma
quelli che sui realizzano fanno la differenza, economica,
tecnologica e occupazionale".
L'Italia
fuori dalla mappa delle Silicon Valley europee, ore
10.45
Secondo la rivista americana
Business week, che ha tracciato la mappa geo-economica delle
Silicon Valley europee, sono diciotto le capitali europee della
rivoluzione digitale. Fra i luoghi a più alta innovazione
tecnologica figurano soprattutto città scandinave e tedesche.
Importanti anche i poli universitari inglesi e francesi.
Nell'elenco c'è anche Barcellona, ma non vi è alcuna città
italiana. Il dato è stato reso noto alla Conferenza nazionale
su "L'Italia e il progetto e-Europe" apertasi oggi a
Roma.
Letta:
un ambiente favorevole per le tecnologie, ore 11.20
“Le
nuove tecnologie richiedono un ambiente favorevole” – ha
detto il ministro dell’Industria Enrico Letta intervenendo
alla conferenza nazionale sull’Italia e il progetto e-Europe
aperta oggi a Roma. Il ministro ha indicato in cinque punti le
priorità individuate dal governo. Innanzitutto occorre
proseguire sulla via della liberalizzazione e sviluppare il
principio di sussidiarietà. Centrale è ancora la questione del
Mezzogiorno perché nella net-economy “le due velocità non
sono consentite”: il convoglio è uno e se ci sono vagoni più
lenti rallentano l’andatura generale. Letta ha sottolineato,
inoltre, che il quadro normativo complessivo in Italia è
all’avanguardia come dimostra, ad esempio, la legge sulla
firma digitale, e che si sta incrementando il coordinamento tra
le diverse istituzioni. Essenziale, infine, una politica di
incentivi alla piccola impresa, soprattutto per quanto riguarda
la formazione. Il ministro ha inoltre detto che il Governo
aprirà un portale su Internet dedicato alle piccole e medie
imprese.
Una “rete
per diversificare”, ore
12.00
“Annullare
i cento gap con gli Stati Uniti non deve significare per
l’Europa inseguire l’economia americana sul terreno dei loro
punti di forza e cioè, computer e Internet”. Con queste
parole Edoardo Fleischner dell’Isimm sprona l’Europa a
trovare una via all’innovazione tecnologica basata sui propri
punti di forza: “multimedialità e interattività leggera”
per centrare l’obiettivo di fare del televisore
il mezzo “fisso” per entrare a bassi costi in rete e
nei servizi interattivi e puntare sui contenuti che fanno la
vera ricchezza del Vecchio continente con il suo patrimonio
ambientale, culturale, di stile di vita.
Una
formula per l’e-Europe,
ore 12.30
E=mc2
,
la formula di Einstein che tutti, europei e non, possono
facilmente memorizzare può essere utilmente riproposta per
sintetizzare un programma di sviluppo della new economy in
Europa. Ideatore della riformulazione è Edoardo Fleischner
dell’Isimm. “E” sta, appunto, per Europa ed economia. Tale
economia può puntare sulla mobilità (“m”) intesa non solo
in senso di wireless ma anche come principio ispiratore. Il
fattore “m” può diventare il moltiplicatore di una costante
che è il patrimonio europeo dei contenuti (“c”),elevato a
potenza dalla multimedialità.
Roma in
prima fila nell’innovazione tecnologica,
ore 12.40
Giancarlo
D’Alessandro, assessore
ai Rapporti istituzionale con delega a Roma capitale, è
intervenuto al convegno per sottolineare l’importanza della
città di Roma tra le capitali mondiali dell’audiovisivo. Da
Cinecittà ai maggiori centri di produzione televisiva,
all’area informatica della Tiburtina per una stima del settore
di circa 40 mila addetti.
L’assessore ha annunciato che il Comune di Roma sta
promuovendo la creazione di un distretto industriale
dell’audiovisivo e delle tecnologie dell’informazione e
della comunicazione. Lo scopo è quello di riunire attorno ad un
unico tavolo le imprese del settore per un progetto comune sul
territorio e affinché attiri ricerca, imprese e sviluppo nel
settore della convergenza. D’Alessandro ha rilanciato il
progetto della cablatura in tempi rapidi, costituendo una società
di cunicoli con la partecipazione di tutti i soggetti
proprietari dei tunnel sotterranei che attraversano Roma per
2500 chilometri. L’assessore ha anche annunciato un progetto
che riguarda Beni culturali e biblioteche su Internet.
I grandi
gruppi decisivi per la new economy,
ore 12.51
“Si
è finalmente rovesciata una logica contraria ai grandi gruppi.
Oggi quindi si può sviluppare un sistema nazionale
dell’innovazione”. A sostenerlo è Luca Balestrieri,
responsabile business and development della Rai, che considera
la rinascita dei grandi gruppi industriali dopo un periodo di
equilibrio tra piccola e grande impresa la principale novità
degli ultimi due anni. Se è vero che i grandi gruppi sono un
elemento decisivo per la formazione dei mercati e delle reti, la
Rai, “prima industria culturale del Paese”, può svolgere un
ruolo da protagonista e assolvere “una funzione di
disseminazione delle conoscenze”. “Abbiamo la prospettiva di
un sistema distributivo fortemente integrato tra audiovisivi e
Internet” – ha specificato Balestrieri, aggiungendo che è
possibile ipotizzare una presenza forte della televisione
pubblica anche come incubatore per nuove iniziative
imprenditoriali.
Vita:
banda larga, il new deal di oggi, ore 13.45
“Abbiamo
fatto passi avanti giganteschi per lo sviluppo di una società
dell’informazione” – ha dichiarato il sottosegretario del
ministero per le Comunicazioni Vincenzo Vita. Secondo i dati
Assinform, infatti, il settore dell’Information technology è
cresciuto del 13,2 per cento nell’ultimo anno rispetto a una
media ponderata dell’11,3 e ciò, a suo parere, si deve
soprattutto al processo di liberalizzazione. “Abbiamo posto
molte premesse recuperando vecchi ritardi” – ha aggiunto
Vita – “ma ora serve qualcosa in più”. L’indirizzo
strategico deve avviare una seconda e decisiva fase di
iniziative. Banda
larga e accesso diffuso alla rete sono le priorità individuate
dal sottosegretario. Per lo sviluppo della banda larga, vero e
proprio new deal di oggi, occorrono una politica e un negoziato
trasparente con le aziende. L’accesso a Internet per tutti è
irrinunciabile per affermare “un’idea non liberista e
selvaggia dello sviluppo”.
Berlinguer:
a scuola un banco a due piazze per il Pc e il libro,
ore 14.00
“Non
credo sia possibile l’affermarsi dell’era digitale
(padronanza dell’uso dei Pc e sviluppo della new economy) se
non si fa leva sui giovani, a cominciare dai bambini vero
fattore di traino per le famiglie”. Così il ministro Luigi
Berlinguer che ha centrato il suo intervento sul fattore
generazionale decisivo per l’innovazione.
Nel mondo educational, tuttavia - ha proseguito il ministro –
ci sono forti resistenze della cultura tradizionale e dominante
presente dentro la scuola. Né mancano opinion maker che
pronunciano frasi oscurantiste. Secondo il ministro il sistema
formativo tradizionale è destinato al declino per impermeabilità
all’innovazione. “Il comparto scuola significa un grande
mercato di diffusione dei nuovi media e un generale processo di
acculturazione non solo nel senso dell’alfabetizzazione,
quindi come strumento comunicativo, ma come strumento di
didattica per l’apprendimento e per la quotidianità”.
Una
"rivoluzione culturale" per l'Italia, ore 15.30
L'intervento
del ministro Berlinguer ha evidenziato che il mondo della scuola
rispetto all'innovazione tecnologica ha un ruolo fondamentale
almeno sotto tre aspetti: fornire processi di acculturazione e
non solo di mera alfabetizzazione strumentale adottando le nuove
tecnologie come strumenti didattici e non solo come mezzi di
comunicazione, far sì che grazie ad essi si apra sempre più un
vero processo di democratizzazione e favorire lo sviluppo di una
porzione sempre più consistente di mercato nel settore
informatico. Secondo il Ministro alla pubblica istruzione ,
l'Italia pur essendo partita in ritardo nel discutere questi
temi deve maturare al più presto una mentalità che consenta di
produrre cultura grazie all'introduzione delle nuove tecnologie.
La moltiplicazione dei linguaggi che queste ultime favoriscono
dovrà al più presto far scaturire una vera e propria
"rivoluzione culturale" per il nostro Paese.
Pc per le
scuole, formazione per gli insegnanti, ore 15.40
"Oggi
insegniamo ancora come otto secoli fa nella prima università di
Bologna" è quanto sostiene Giuseppe Richeri, docente
presso l'Università di Lugano. I professori parlano e scrivono
alla lavagna, gli studenti ascoltano e imparano dai libri.
Portare i computer nelle scuole non è sufficiente, come
dimostra il caso francese. Nel 1983 infatti in Francia è stata
lanciata la campagna "diecimila pc nelle scuole" ma
dopo quasi vent'anni non è cambiato niente. Non basta disporre
di tecnologie, occorre saperle usare.
Le
proposte del Murst per l'innovazione tecnologica, ore
16.40
Saverio
Salerno del ministero dell'università e della ricerca
scientifica, lancia le proposte d'intervento del dicastero per
sviluppare la società dell'informazione. Sono tre le aree cui
indirizzare prioritariamente gli sforzi. Per quanto riguarda
l'ambito della ricerca e della formazione Salerno propone la
costituzione di un istituto europeo di ricerca sull'Ict. Nel
settore della divulgazione scientifica, inoltre, sono necessari
profondi cambiamenti: occorre comunicare la scienza "in
termini più esemplificativi e induttivi" e a tale scopo
appare decisiva la possibilità di simulazione offerta dalla
multimedialità. Importante - secondo Salerno - incrementare
l'opera di digitalizzazione del nostro patrimonio culturale e,
sul versante della formazione promuovere l'alfabetizzazione
informatica e il learning by doing nelle aree geografiche
svantaggiate e nelle fasce sociali più deboli.
Nasce a
Roma la prima facoltà pubblica di scienze della comunicazione, ore
16.40
"Non
sarà una facoltà di tipo tradizionale ma punteremo
sull'innovazione e sul cambiamento". Così Mario Morcellini,
docente di sociologia dell'Università La Sapienza di Roma, ha
annunciato l'istituzione della prima facoltà pubblica di
scienze della comunicazione. Nel primo ateneo romano, infatti,
partiranno a novembre 2000 le iscrizioni alla nuova facoltà,
che rappresenta il naturale sviluppo degli studi sulla
comunicazione della facoltà di sociologia. "Il cambiamento
- ha spiegato Morcellini - sarà affidato al coinvolgimento non
solo di professori universitari ma anche di professionisti che
operano nel settore della comunicazione". E per la prima
volta gli studi di comunicazione acquisteranno uno statuto
autonomo rispetto agli altri comparti scientifici.
Comunicazione
senza occupazione, un’anomalia italiana, ore
17.15
“È
un’anomalia italiana il fatto che lo sviluppo della
comunicazione non comporta un’espansione delle professioni”.
A esprimere questo giudizio critico è Mario Morcellini, preside
della facoltà di Scienze della comunicazione dell’Università
di Roma “La Sapienza”. Nel nostro paese si è creata una
situazione atipica, una “bolla della comunicazione” che ha
mancato, per ora, l’appuntamento col mercato
dell’occupazione. L’offerta crescente di corsi di formazione
non riesce ancora a incontrare le attese delle aziende, “forse
non così dinamiche e innovative”. D’altra parte, il
processo di professionalizzazione della comunicazione
attualmente in corso sta facendo nascere – secondo lo studioso
- una nuova e più moderna figura di intellettuale.
Abruzzese:
formare i formatori,
ore 17.00
Nel
settore della formazione nel nostro paese si è venuta a creare
una vera e propria dissociazione tra contenuti e strumenti. A
sostenerlo è Alberto Abruzzese, docente di Sociologia delle
comunicazioni di massa all’Università di Roma “La
Sapienza” che ha introdotto la tavola rotonda dedicata all’
“infrastruttura formazione”. Si tratta “di un campo in cui
siamo tremendamente indietro”, soprattutto per quanto riguarda
la formazione dei formatori. “Mancano” – ha aggiunto lo
studioso – “le riflessioni necessarie a usare gli strumenti
formativi, manca una negoziazione sull’uso sociale delle
tecnologie”.
Stati
Uniti - Europa, un problema di strategie di formazione, ore
17.30
Entrare
nel modo d'uso delle nuove tecnologie. Questa la chiave di volta
della rivoluzione informatica secondo Sebastiano Bagnara
dell'università di Siena che nel suo intervento ha sottolineato
la differenza tra l'e-society americana e il caso Europa. Le
ragioni del ritardo del vecchio continente vanno ricercate
infatti non tanto nella carenza di training e corsi di
preparazione ma "nella struttura della formazione in
Europa". Negli Stati Uniti, al contrario, la questione
dell'alfabetizzazione informatica è stata risolta in modo
tecnologico. "la popolazione ha imparato ad usare i
computer sulla base di conoscenze già in loro possesso",
grazie al sistema di apprendimento intuitivo per immagini.
L'Europa, inoltre, sconta le difficoltà di rapporto tra mondo
educativo e imprese, centrale nella cultura americana. Le ultime
battute di Bagnara hanno evidenziato la mancanza di capacità di
attrazione di studenti e ricercatori da parte delle università
italiane e l'esclusione dai programmi di educazione informatica
della popolazione adulta, la stragrande maggioranza del nostro
paese. Il
ruolo della televisione pubblica tra formazione e welfare
state, ore 17.40
I
mezzi di comunicazione di massa, non ultima la televisione, sono
sempre stati associati alla formazione delle masse popolari, ma
dopo il declino delle istituzioni preposte alla formazione delle
classi dirigenti, la tv ha contribuito a un livellamento verso
il basso delle élite culturali del Paese. Da questa
constatazione è partito l’intervento di Renato Parascandolo,
condirettore della Direzione teche e servizi educativi della
Rai, per proporre un rilancio della televisione di stato.
Secondo Parascandolo è necessario ridefinire il ruolo del
servizio pubblico nella prospettiva più generale di un
ripensamento del welfare state, inteso non più come
“risarcimento” delle classi sociali più deboli ma come un
“welfare delle opportunità”. La televisione pubblica
nell’ottica del nuovo welfare dovrebbe contribuire – ha
ribadito Parascandolo - a “strutturare delle forme di
educazione permanente a prescindere dalle istituzioni
scolastiche e dalle Università”. Dalla
televisione alla "multimedialità allargata", ore
17.50
"La
televisione pubblica è necessaria per evitare che la società
civile si trasformi in una società di mercato". E' con
queste parole che Renato Parascandolo ha inteso giustificare
l'esistenza del servizio televisivo pubblico, al di là del
potere educativo e diseducativo che un mezzo di comunicazione
può comunque avere. In questa funzione di formazione, il punto
cardine indicato da Parascandolo è il concetto di "multimedialità
allargata", l'integrazione cioè tra tv e altri media.
"Solo così si può ottenere una diffusione di conoscenza
che nessun mezzo da solo può garantire".
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