Il divario
digitale tra chi ha accesso alle nuove tecnologie e chi ne
rimane escluso non ha a che fare con la razza della comunità
utente, come ritengono i politici, ma è un problema meramente
economico. E una volta on line i comportamenti di bianchi,
rossi, neri e gialli sono gli stessi. Sono queste le conclusioni
di una ricerca condotta su un campione di 80mila famiglie
americane resa nota oggi dalla Forrester
Research. "Combattere il digital divide significa
impegnarsi per costruire una nuova società che affronti
l'emergenza povertà" ha commentato l'analista della
società, Ekaterina O. Walsh. La classifica dei gruppi etnici
che hanno accesso alla rete presenta delle sorprese. I cittadini
bianchi americani risultano terzi, 43 per cento, dopo gli
asiatici americani, 69 per cento, e gli ispano-americani, 47 per
cento. "Il dato degli ispano-americano potrebbe sembrare
strano, se confrontato con l'opinione circolante, alimentata
dalla stampa, sul loro ritardo nell'uso degli strumenti hi-tech.
In realtà si tratta di una comunità giovane, ottimista e con
lo stesso reddito medio dei bianchi americani". Quarti gli
afro-americani. Troppo poveri per comprare computer, essi
scelgono di collegarsi da biblioteche, dal lavoro e da altri
luoghi pubblici. Le differenze più forti nell'uso della rete
secondo la Walsh sono generazionali. "Ai giovani piace
partecipare ai forum e alle chat mentre gli adulti preferiscono
inviare e-mail". E la possibilità di comunicare on line è
per tutti il motivo principale dell'uso di Internet. Il secondo
interesse dei navigatori è l'accesso alle informazioni. I neri
prediligono notizie sulla salute e il lavoro, gli asiatici
consultano giornali e settimanali. Tutti i gruppi cercano sulla
rete l'intrattenimento, amano scaricare musica e visitare siti
sportivi. L'e-commerce interessa un po' tutti per quanto
riguarda l'acquisto di prodotti convenienti in rete, come libri,
cd e vestiti. "Il background proprio di ogni gruppo etnico
non influenza in maniera consistente l'uso della rete". In
ogni caso scarseggiano sulla rete siti pensati ad hoc per una
certa cultura e tradizione, mentre il futuro, secondo la Walsh,
è proprio la specializzazione delle pagine elettroniche. (Newsbytes) |