Non appena la
notizia della colpevolezza di Microsoft
si č diffusa in rete, č cominciata la profusione di commenti
da parte di sostenitori e detrattori della societā. Nella
comunitā on line, dove lo schieramento anti-Gates č ampiamente
rappresentato, molti hanno esultato per la sentenza, come ad
esempio i membri del newsgroup alt.destroy.microsoft. Ma anche a
Washington, nei luoghi della politica, le reazioni sono state
vivaci. Richard Armey, parlamentare repubblicano, ha applaudito
la decisione della societā di ricorrere in appello e ha
criticato l'intervento del governo, affermando che promuovere
"conflitti su questioni che riguardano il passato frena lo
sviluppo della tecnologia e svantaggia i consumatori". Il
senatore democratico Patrick Leahy annuncia, invece, che la
decisione del giudice Jackson darā "nuovo vigore alla
sorveglianza anti-trust". Si dividono anche le associazioni
industriali. Se per Jonathan Zuck, presidente dell'Associazione
per la Tecnologia competitiva, un gruppo che rappresenta
9000 imprese del settore, Microsoft inclusa, c'č il rischio che
le sorti dell'industria del software vengano decise da avvocati
e giudici (alcuni dei quali "non hanno mai aperto un'e-mail")
invece che dal mercato, di tutt'altro avviso č Mike Pettit di ProComp,
un gruppo spalleggiato da Sun, Oracle e altri avversari del
gigante di Redmond, che sostiene, invece, che al processo si č
arrivati proprio a causa della condotta di Microsoft nel mercato.
Tra i concorrenti, Bob Young, amministratore di Red
Hat una delle societā distributrici di Linux, ammette che
il verdetto migliorerā le opportunitā di affermazione del
nuovo sistema operativo. (Washington
Post) |