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Conoscere la Sindone attraverso il Web

Un antico mistero e ricerche scientifiche affascinano il popolo della Rete. Già ventimila le prenotazioni via Internet per l'Ostensione di Torino

di Veronica Sedda


Da agosto a ottobre, in occasione del Giubileo, si ripeterà l’evento dell’Ostensione della Sindone, il lenzuolo funerario nel quale più di duemila anni fa Gesù fu avvolto dopo essere stato deposto dalla croce. E, anche questa volta, Internet è in grado di facilitare la visita al Duomo di Torino garantendo un flusso ordinato delle persone. “Quest’anno puntiamo soprattutto su una campagna nei confronti degli operatori dell’informazione per attirare il maggior numero di visitatori – dice Marco Bonatti, responsabile dell’Ufficio stampa dell’Ostensione – In Italia, infatti, non esiste una cultura della prenotazione e di conseguenza la comunicazione preventiva (numeri verdi e Internet) è molto importante. Il meccanismo di base della prenotazione on line avviene attraverso due siti, quello della diocesi torinese e quello della regione Piemonte. L’utente può prenotare la sua visita e il biglietto gli verrà spedito a casa. A ostensione aperta, inoltre, sarà possibile prenotare presso appositi chioschi dove il numero dei pellegrini prenotati verrà tenuto sotto controllo tramite continui aggiornamenti delle prenotazioni digitalizzate.

Dallo scorso novembre fino ad ora, il 20 per cento delle prenotazioni, 15-20mila su un totale di 100mila, sono state effettuate proprio via Internet. “Nel duemila – continua Bonatti - prevediamo di accogliere almeno tre milioni di persone. Tra l’altro, il tempo a disposizione per visitare la Sindone è aumentato: dalle 10 ore al giorno dell’anno scorso a 15 ore. La sezione del Duomo che ospita il telo rimarrà aperta ininterrottamente fino alle dieci di sera”. 

Nel suo sito, rinnovato e potenziato per l’occasione, la diocesi del capoluogo piemontese illustra i molteplici significati della Sindone. Attraverso una serie di  itinerari (scientifico, iconografico, scolastico, spirituale, pastorale) si cerca di fornire ogni tipo di informazione. In particolare, il percorso scientifico permette una “lettura” del lenzuolo, ovvero di tutti i segni del tempo che non sono direttamente legati a Gesù ma che comunque sono stati utili per eseguire gli esami. Il telo, ad esempio, presenta tracce di bruciature e dell’acqua che penetrò all’interno della cassetta che lo conteneva durante l’incendio del 1532 all’interno della Sainte Chapelle di Chambery. Queste pagine Web descrivono, inoltre, i particolari più evidenti dell’immagine dell’uomo della Sindone: volto, nuca, tronco, dorso, arti superiori, mani e arti inferiori.

“In futuro cercheremo – aggiunge Bonatti - di sfruttare al meglio i due siti. In progetto ci sono accordi con alcuni motori di ricerca che permettono, tramite appositi banner, di collegarsi direttamente alle pagine Web dedicate alla Sindone”.

E in Rete molti altri siti hanno deciso di dare ampio spazio all’immagine sindonica. The Shroud of Turin è sicuramente quello più completo sull’argomento. Interamente in inglese, è gestito da Barrie Schwortz, fotografo ufficiale del team di ricerca del 1978. All’interno di queste pagine Web si trovano fotografie, articoli storici e scientifici, aggiornamenti sugli studi. Il sito, inoltre, offre l’opportunità agli utenti di analizzare “virtualmente” le singole parti del lenzuolo tramite una pagina interattiva. Tra le altre, c’è anche la home page di Richard Shand dove viene mostrato un filmato in formato Shockwave con audio che permette di vedere “dal vivo” la trasformazione dell’immagine della Sindone nel tempo, fino a diventare “un’impronta di sangue e carne”.  Il dipartimento di storia dell’Università del Nord Texas ha creato, invece, la pagina The Shroud of Turin, un ricco elenco di indirizzi interessanti sul Web, dove si trovano link molto diversi tra loro: di indagine scientifica, storica, biblica, di impronta chiaramente scettica o meno. Tra questi ultimi, il sito del Dizionario degli scettici che collega a un articolo di Steven D. Schafersman, del dipartimento di Geologia dell’Università di Miami. Secondo Schafersman, “le prove concrete della Sindone di Torino sono opera di un artista del quattordicesimo secolo”. In realtà, gli esami del 1988  avevano fugato quasi ogni dubbio sull’autenticità del telo: i risultati assegnarono alla Sindone una datazione medioevale. Anche se il metodo con cui furono eseguiti, quello del carbonio 14, suscitò polemiche e dubbi, lasciando di fatto il problema aperto. Fino ad oggi, perché nel corso del recente simposio internazionale “La Sindone: passato, presente, futuro”, svoltosi a Torino dal 2 al 5 marzo 2000, è stata affermata l’impossibilità scientifica che il telo sia stato dipinto ed è stata stabilita la presenza sul lenzuolo di macchie ematiche e di “tracce botaniche significative come indicatori geografici dell’area isrealiano-giordana”. Infatti, dalla metà del Trecento tutte le tappe della storia della Sindone sono rigorosamente documentate (Lirey-Chambéry-Torino). E prima? Sostanzialmente le risposte sono due: o la Sindone non esisteva oppure era presente nel mondo orientale, seppure conservata e presentata con modalità diverse da quelle assunte poi nel mondo occidentale. Tale ipotesi di lavoro è legittima in quanto la datazione medioevale, al di là della discussione scientifica sul suo risultato, non soddisfa una serie di elementi che emergono dallo studio della Sindone, mentre l’assenza di notizie non consente di escludere la sua esistenza in epoca più antica. L’interesse per la Sindone è cresciuto quando la prima foto, scattata da Secondo Pia nel 1898, rivelò come “in positivo” il volto dell’uomo dei dolori. Quella fotografia diede inizio alla ricerca scientifica sulla Sindone. Un cammino caratterizzato dalla nascita di gruppi e centri tra i quali particolare rilievo hanno il Centro internazionale di Sindonologia e lo Shroud of Turin research project, un’associazione di scienziati statunitensi che grande parte ebbe nella serie di esami e prelievi sul lenzuolo dopo l’ostensione del 1978. In ogni caso, i 39 studiosi intervenuti al Simposio di marzo e l’Arcivescovo di Torino hanno sollecitato lo svolgimento di ulteriori ricerche scientifiche per le quali è necessario il consenso del Papa che è il custode della Sindone.