Alcune
importanti università americane hanno deciso di non proibire
l'accesso a Napster,
rigettando così la richiesta legale di proteggere i diritti
d'autore, partita dalla rock band dei Metallica.
A suo tempo la band aveva citato
Napster in giudizio poiché la compagnia che gestisce il
programma Internet atto a mettere a disposizione dei navigatori
brani musicali di ogni genere viola palesemente la legge sui
diritti d'autore permettendo il trasferimento gratuito di file
musicali.
Il procuratore che si occupa del
caso, Howard King, due settimane fa ha mandato una lettera in
cui ha richiesto che più di dodici università proibiscano
l'accesso al sito dai computer su cui gli studenti navigano e
fanno ricerche. La maggior parte di queste università ha
espressamente rifiutato la richiesta appellandosi al bisogno di
assicurare la libertà di fruizione di materiale culturale
all'interno delle accademie, senza alcun tipo di censura.
A questo riguardo il presidente
di Massachussetts institute of technology, James Bruce, ha
dichiarato: "Il Mit ha una lunga tradizione nel fornire
alle sue facoltà, staff e studenti compresi, il libero accesso
ad Internet ed al suo ampio raggio di risorse. La politica di
rigetto della richiesta di proibizione - ha poi aggiunto - è
quindi coerente con la missione educativa e formativa del Mit
nella sua volontà di sostenere profondamente i valori di
libertà accademica". A seguito della missiva, mandata dal
presidente del Mit al procuratore, altre università non hanno
fatto attendere la propria risposta. La Stanford Univesity, la
Princeton Univesity e l'Università del North Carolina, tra le
altre, hanno rigettato la richiesta adottando lo stesso criterio
decisionale del presidente del MIT. Dura invece la risposta
diWilliam Abrams, il procuratore che rappresenta la Stanford
University, alla richiesta del procuratore King. "La
Stanford non è al corrente di qualsiasi richiesta legale che
invada e monitori specifiche attività da parte della facoltà,
dello staff o degli studenti, riguardanti l'accesso a tali
servizi online, e voi non avete nessuna autorità per prendere
un tale provvedimento". I rappresentanti delle varie
università dicono infatti che le loro istituzioni, di norma,
non passano sopra le violazioni del copyright e che, quindi, una
qualsiasi procedura legale deve indirizzarsi specificamente a
particolari istanze di trasgressione della legge ma non deve
colpire indiscriminatamente le istituzioni accademiche.
Mentre in aprile alcune
università americane avevano bloccato l'accesso a Napster
all'ordine di King, ora la reazione delle istituzioni
accademiche assume le sembianze di una battaglia contro la
violazione dell'accesso libero all'informazione ed ai prodotti
culturali, in nome di una libertà di espressione e di fruizione
che dalle origini ha connotato non solo la stampa americana ma
l'intero sistema mediatico d'oltreoceano. King, dal canto suo,
fa notare che questa presa di posizione "lede il principio
di proprietà intellettuale tanto quanto i padroni della
proprietà intellettuale". In tal modo il procuratore, che
rappresenta gli interessi degli investitori nel mercato
musicale, si appella ai principi liberali americani ed europei
che hanno regolato la proprietà e la possibilità di espandersi
economicamente attraverso le logiche di un mercato liberistico e
capitalistico. Lo scontro tra un principio di tutela degli
interessi economici ed il principio di libertà di accesso alla
cultura si ripresenta dunque sotto forma di battaglia contro
Napster e tutte le compagnie che, su Internet, tentano di
trovare una via che oltrepassi le tradizionali norme ed i
vincoli che regolano l'economia occidentale. Non è di fatti un
caso che l'Associazione americana per la registrazione di
documenti, l'equivalente della Siae italiana, che attualmente
rappresenta alcune delle più grandi etichette musicali del
mondo, abbia a sua volta intentato causa contro Napster. Il caso
sarà presentato in Corte d'Appello il 2 ottobre.
Libertà di accesso alla cultura contro diritto alla proprietà.
Chi vincerà?
|