Gli hacker logorano... chi li documenta
Chiude l'archivio delle pagine web piratate
di Attrition.org, un sito storico dell'underground della Rete
di Wanda Marra
Dopo anni di attività, Attrition.org
ha deciso di non aggiornare più il suo archivio. Motivazione?
Non è più divertente. Gli hackeraggi sono troppi,
dicono. Di conseguenza, quello che era un hobby è diventato
un lavoro, per di più senza alcuna gratificazione.
D'altra parte, Attrition.org è un sito amatoriale,
portato avanti da un gruppo di volontari che hanno utilizzato
il loro tempo libero per creare e incrementare il più grande
archivio esistente delle copie di pagine web sfregiate. Sono stati
documentati i cambiamenti fatti dagli hacker, seguendo un procedimento
ben preciso: dopo aver guadagnato l'accesso ai contenuti di un
sito, lo sostituiscono con una pagina nuova o semplicemente aggiungono
un messaggio - spesso sarcastico, spesso di semplice insulto-
alle pagine originali. Una statistica la dice lunga sull'attività
di questi documentaristi atipici: 15.203 "copie" complessive,
tra il 1995 (solo 5) e il 2001 (5.315 fino al mese di maggio).
Con un andamento crescente in maniera esponenziale, dalle 20 del
'96, alle 5.822 nel 2000.
La parola Attrition ha una serie di accezioni, che rimandano
tutte al concetto di logoramento, di attrito, inteso in senso
proprio o metaforico: dunque sfregamento, logorio, ma anche esaurimento
dovuto a vessazioni, abusi o attacchi.
La strana élite alternativa che manda avanti Attrition
voleva, infatti, un nome che fosse sufficientemente "dark"
, trasudasse umor nero e cinismo, indicasse qualcosa di esoterico,
di misterioso. I componenti del gruppo sono persone tra i 30 e
i 40 anni o giù di lì, spesso maghi dell'informatica,
che amano descriversi come sovvertitori delle regole, un po' svitati
e ossessionati dal sesso. E sottolineano che - sebbene siano stati
definiti in tutti i modi (una banda di hacker, dei sobillatori,
un gruppo di appoggio al crimine informatico, una frangia dell'Fbi)
- in realtà non sono altro che "edonisti, piccole
scimmie malate, quel tipo di persone contro le quali le nostre
madri ci avevano messo in guardia".
Per quanto Attrition svolga sicuramente una funzione documentaristica
importante, in realtà negli intenti dei suoi ideatori l'archivio
era soprattutto un gioco. E allora la sua chiusura fa pensare
più che mai al cambiamento dei tempi, quando anche la pirateria
informatica è diventata un'abitudine, una routine, una
"tecnica" standardizzata dove la fantasia ha sempre
meno parte. A scorrere le pagine di questo archivio di pirataggi
ci passano davanti gli obiettivi più diversi, dai siti
istituzionali, a quelli delle società di computer, di automobili,
alle aziende di vestiti, alle università; le sezioni riguardanti
gli ultimi mesi conservano le tappe della cyberguerra in Medio
Oriente o di quella tra gli Usa e la Cina. Per tutti, le modalità
utilizzate e i risultati ottenuti sono molto simili tra loro,
per quanto ogni tanto una pagina più curata, una grafica
meno convenzionale o un'animazione, richiamano l'attenzione.
Se l'archivio è un documento imponente, le pagine forse
più gustose sono quelle della galleria. Una collezione
di immagini raccolte navigando in Rete, con le parodie e gli scherzi
più vari e più incisivi.
"Taking down the Internet in 30 minutes for Dummies",
("Distruggere Internet in 30 minuti per ottusi"), riprende
la grafica e la composizione delle copertine dei notissimi manuali;
in una strana campagna pubblicitaria, l' i-mac diventa verde muschio
o forse muffa; una reclame della Colgate mostra uno splendido
sorriso sdentato; il Bill Gates tanto fotografato dai giornalisti
ha una torta in faccia; una pizza proposta con forza è
tanto piccante da rendere necessario un estintore. E ancora, sono
consultabili: una vetrina che espone tutti i modi e le ragioni
per essere demotivati, una carrellata di vignette e fumetti, una
serie dedicata ad argomenti riguardanti il computer ("For
18 months we dated over the Internet and you never mentioned that
you're a dog", "Per 18 mesi ci siamo incontrati su una
chat e non mi hai mai detto che eri un cane") .
Insomma, una raccolta divertita e divertente di immagini dissacranti,
ironiche, che prendono di mira i simboli dello stile di vita contemporaneo,
ma anche le cose che tutti i giorni ci troviamo di fronte. Un
guazzabuglio artistico nella sua caoticità e anche una
sorta di album virtuale di quello che spesso si trova navigando
in Internet o che affolla gli e-mail degli internauti, le famose
catene di Sant'Antonio atte a sollevare un sorriso o un dibattito.
E se si confronta Attrition con il suo corrispettivo serio
Alldas, l'archivio
dei siti hackerati ancora in funzione, ci viene gia un po' di
nostalgia per l'underground della Rete: pagine senza orpelli particolari,
semplici e nere, di una sobrietà consapevole e critica,
fucine sperimentale di idee e immagini.
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