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B2B, l'ultima frontiera del commercio elettronico, favorirà l'Europa

Aumentano gli investimenti in pubblicità on line nei confronti del Business to Business

di Veronica Sedda


E’ finita l’era dell’improvvisazione nel commercio elettronico, dei “tre ragazzi” armati di iniziativa e spirito di avventura che si lanciano in un nuovo business su Internet e la loro audacia viene premiata. Oggi, assicurano gli esperti, la nuova frontiera della new economy è il B2B, ovvero le transazioni on line fra le imprese, ad esempio fra fornitori e produttori. Quello del Business to Business è un fenomeno in forte aumento che sta sorpassando l’e-commerce tra imprese e consumatori, il B2C (Business to Consumer), e la sua ascesa può essere considerata il naturale epilogo della corsa a Internet che ha visto coinvolte piccole e grandi aziende disposte a qualsiasi sforzo pur di conquistarsi un posto al sole nella Rete.

Gli economisti della Goldman Sachs sostengono addirittura che il B2B, grazie a forti incrementi della produttività, avrà un impatto shock sull’economia mondiale. Uno studio della banca d’affari statunitense, infatti, prevede per il Vecchio Continente il raggiungimento di un ritmo di crescita pari al 3,5 per cento annuo, mentre per gli Stati Uniti, dopo il periodo di “abnorme crescita al 4 per cento”, un ridimensionamento del Pil (Prodotto interno lordo) nei prossimi cinque anni intorno al 3,25 per cento.

Fino ad ora, spiegano gli esperti, soltanto le economie anglosassoni hanno realmente beneficiato della new economy. Negli Usa ha contribuito alla crescita per l’1 per cento annuo migliorando la produttività nel lungo periodo e nel Regno Unito il contributo è stato dello 0,5 per cento, ottenuto prevalentemente con una riduzione della disoccupazione strutturale. Da ora in poi, invece, la crescita determinata dallo sviluppo del B2B, consentirà alle imprese di acquistare merci dai propri fornitori direttamente sul Web a prezzi più bassi, e avrà l’effetto di riavvicinare l’economia dell’Europa continentale a quella dei paesi anglosassoni. Anche l’Europa e il Giappone beneficeranno dello scambio di informazioni tra le imprese che “determinerà un sensibile aumento della produzione e una riduzione del livello dei costi, variabile a seconda del settore produttivo: in quello della componentistica elettronica il risparmio può arrivare al 39 per cento, ma anche nei trasporti e nelle comunicazioni si potranno avere risparmi dell’ordine del 20 per cento” affermano alla Goldman Sachs.

Non deve quindi sorprendere l’interesse che il B2B sta suscitando anche in termini di investimenti pubblicitari sul Web. Secondo un’indagine della AdRelevance, nei mesi a cavallo fra il ’99 e il 2000 le imprese legate al mondo del Business to Business hanno investito in pubblicità su Internet in misura maggiore di qualsiasi altra azienda. In questo lasso di tempo, infatti, è stato rilevato un aumento della pubblicità on line B2B pari al 58 per cento. Un dato significativo soprattutto se confrontato con il 17 per cento delle altre imprese. Gli inserzionisti B2B hanno visto aumentare del 66 per cento il numero di impressions legate ai loro annunci pubblicitari che, nell’ultimo trimestre dell’anno scorso, sono arrivate a quasi due miliardi, ovvero il 5 per cento del totale della pubblicità in Rete.

E non sorprende nemmeno il dato secondo il quale è proprio il settore tecnologico a fare la parte del leone. Secondo le rilevazioni della società americana, infatti, ben il 62 per cento di questo tipo di inserzioni pubblicitarie reclamizzano prodotti e servizi come, ad esempio, grafica web, sicurezza nell’e-commerce, registrazioni di domini e, in generale, tecnologie connesse al mondo degli affari.

“L’anno scorso abbiamo assistito al boom dell’attività commerciale su Internet da parte di centinaia di imprese che accampavano diritti sul nuovo territorio del Business to Business – dice Charles Buchwalter, vicepresidente della Media Research per AdRelevance – Ora che un numero così grande di imprese si è conquistato, in questo settore, un proprio spazio sul Web inizia la fase pubblicitaria. E’ come affiggere dei cartelloni in una sorta di nuovo parcheggio delle imprese: raggiungi i tuoi clienti sul posto di lavoro e, nel caso particolare, quelli che lavorano on line”.

La pubblicità B2B, comunque, si posiziona preferibilmente su siti che si occupano di informatica, finanza e in generale su quelli nei quali il rapporto produttore-consumatore è meno forte, mentre il resto delle imprese tende a utilizzare piuttosto i canali principali del Web (portali e motori di ricerca). Questi dati confermano la situazione emersa recentemente da uno studio di Media Metrix secondo il quale gli utenti Internet da casa si collegano soprattutto con i motori di ricerca e i portali, mentre dall’ufficio optano per i siti di informazione, finanza e tecnologia. E le società che fanno Business to Business rispondono a questa tendenza orientandosi sempre di più verso pagine Web frequentate da chi si collega dal posto di lavoro.

Dopo il boom del commercio elettronico nel 2000, quindi, le imprese sono costrette a rimettersi in discussione per decidere in che modo affrontare la rivoluzione del settore. Secondo gli esperti, si va verso una riorganizzazione di tutti gli aspetti aziendali e di tutte le attività economiche in relazione alle nuove possibilità che Internet offre a consumatori e produttori. Probabilmente vincerà chi riuscirà ad integrare la old e la new economy in modo da utilizzare le nuove tecnologie e allo stesso tempo mantenere un business tradizionale. E in questo nuovo scenario la parte dell’e-commerce più suscettibile di sviluppo sarà, secondo tutte le ricerche, proprio il B2B.