E’
finita l’era dell’improvvisazione nel commercio elettronico,
dei “tre ragazzi” armati di iniziativa e spirito di
avventura che si lanciano in un nuovo business su Internet e la
loro audacia viene premiata. Oggi, assicurano gli esperti, la
nuova frontiera della new economy è il B2B, ovvero le
transazioni on line fra le imprese, ad esempio fra fornitori e
produttori. Quello del Business to Business è un fenomeno in
forte aumento che sta sorpassando l’e-commerce tra imprese e
consumatori, il B2C (Business to Consumer), e la sua ascesa può
essere considerata il naturale epilogo della corsa a Internet
che ha visto coinvolte piccole e grandi aziende disposte a
qualsiasi sforzo pur di conquistarsi un posto al sole nella
Rete.
Gli economisti
della Goldman
Sachs sostengono addirittura che il B2B, grazie a forti
incrementi della produttività, avrà un impatto shock
sull’economia mondiale. Uno studio della banca d’affari
statunitense, infatti, prevede per il Vecchio Continente il
raggiungimento di un ritmo di crescita pari al 3,5 per cento
annuo, mentre per gli Stati Uniti, dopo il periodo di “abnorme
crescita al 4 per cento”, un ridimensionamento del Pil
(Prodotto interno lordo) nei prossimi cinque anni intorno al
3,25 per cento.
Fino ad ora,
spiegano gli esperti, soltanto le economie anglosassoni hanno
realmente beneficiato della new economy. Negli Usa ha
contribuito alla crescita per l’1 per cento annuo migliorando
la produttività nel lungo periodo e nel Regno Unito il
contributo è stato dello 0,5 per cento, ottenuto
prevalentemente con una riduzione della disoccupazione
strutturale. Da ora in poi, invece, la crescita determinata
dallo sviluppo del B2B, consentirà alle imprese di acquistare
merci dai propri fornitori direttamente sul Web a prezzi più
bassi, e avrà l’effetto di riavvicinare l’economia
dell’Europa continentale a quella dei paesi anglosassoni.
Anche l’Europa e il Giappone beneficeranno dello scambio di
informazioni tra le imprese che “determinerà un sensibile
aumento della produzione e una riduzione del livello dei costi,
variabile a seconda del settore produttivo: in quello della
componentistica elettronica il risparmio può arrivare al 39 per
cento, ma anche nei trasporti e nelle comunicazioni si potranno
avere risparmi dell’ordine del 20 per cento” affermano alla
Goldman Sachs.
Non deve quindi
sorprendere l’interesse che il B2B sta suscitando anche in
termini di investimenti pubblicitari sul Web. Secondo
un’indagine della AdRelevance,
nei mesi a cavallo fra il ’99 e il 2000 le imprese legate al
mondo del Business to Business hanno investito in pubblicità su
Internet in misura maggiore di qualsiasi altra azienda. In
questo lasso di tempo, infatti, è stato rilevato un aumento
della pubblicità on line B2B pari al 58 per cento. Un dato
significativo soprattutto se confrontato con il 17 per cento
delle altre imprese. Gli inserzionisti B2B hanno visto aumentare
del 66 per cento il numero di impressions legate ai loro
annunci pubblicitari che, nell’ultimo trimestre dell’anno
scorso, sono arrivate a quasi due miliardi, ovvero il 5 per
cento del totale della pubblicità in Rete.
E non sorprende
nemmeno il dato secondo il quale è proprio il settore
tecnologico a fare la parte del leone. Secondo le rilevazioni
della società americana, infatti, ben il 62 per cento di questo
tipo di inserzioni pubblicitarie reclamizzano prodotti e servizi
come, ad esempio, grafica web, sicurezza nell’e-commerce,
registrazioni di domini e, in generale, tecnologie connesse al
mondo degli affari.
“L’anno
scorso abbiamo assistito al boom dell’attività commerciale su
Internet da parte di centinaia di imprese che accampavano
diritti sul nuovo territorio del Business to Business – dice
Charles Buchwalter, vicepresidente della Media Research per
AdRelevance – Ora che un numero così grande di imprese si è
conquistato, in questo settore, un proprio spazio sul Web inizia
la fase pubblicitaria. E’ come affiggere dei cartelloni in una
sorta di nuovo parcheggio delle imprese: raggiungi i tuoi
clienti sul posto di lavoro e, nel caso particolare, quelli che
lavorano on line”.
La pubblicità
B2B, comunque, si posiziona preferibilmente su siti che si
occupano di informatica, finanza e in generale su quelli nei
quali il rapporto produttore-consumatore è meno forte, mentre
il resto delle imprese tende a utilizzare piuttosto i canali
principali del Web (portali e motori di ricerca). Questi dati
confermano la situazione emersa recentemente da uno studio di Media
Metrix secondo il quale gli utenti Internet da casa si
collegano soprattutto con i motori di ricerca e i portali,
mentre dall’ufficio optano per i siti di informazione, finanza
e tecnologia. E le società che fanno Business to Business
rispondono a questa tendenza orientandosi sempre di più verso
pagine Web frequentate da chi si collega dal posto di lavoro.
Dopo il boom
del commercio elettronico nel 2000, quindi, le imprese sono
costrette a rimettersi in discussione per decidere in che modo
affrontare la rivoluzione del settore. Secondo gli esperti, si
va verso una riorganizzazione di tutti gli aspetti aziendali e
di tutte le attività economiche in relazione alle nuove
possibilità che Internet offre a consumatori e produttori.
Probabilmente vincerà chi riuscirà ad integrare la old
e la new economy in modo da utilizzare le nuove
tecnologie e allo stesso tempo mantenere un business
tradizionale. E in questo nuovo scenario la parte dell’e-commerce
più suscettibile di sviluppo sarà, secondo tutte le ricerche,
proprio il B2B.
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