Approfondimenti

Indice

  MediaMente
Biblioteca Digitale
Rassegna Stampa
News
Speciali 
Approfondimenti
  in TV
Notizie in Rete
MediaScuola
NuovaMente
MediaMente.it
Palinsesto
Learning
  Servizi
Archivio
Trova
Scrivi
Autori
Informazioni
L'ex-ufficale francese "spia dei serbi" rivela (quasi) tutto sul Net

Pierre-Henri Bunel, accusato di tradimento durante la guerra del Kossovo si difende su Internet e afferma di essere vittima di giochi politici

di Marta Mandò


Pierre-Henri Bunel"Non ho tradito né il mio Paese, né l'Alleanza Atlantica. Il governo francese si è servito di me per tentare di trovare una posizione più favorevole sulla scena politica". Accuse gravi quelle dell'ex comandante dell'esercito francese Pierre-Henri Bunel salito nel 1998 alla ribalta della cronaca come "la spia francese" a favore dei serbi, in piena guerra nell'ex Iugoslavia. Bunel, comandate delle forze armate francesi fu accusato di aver passato piani di guerra Nato al leader serbo Jovan Milanovic (diplomatico dell'ambasciata Iugoslava presso l'Unione Europea a Bruxelles). Informazioni riservate e classificate "secret-NATO" relative ai bersagli scelti dalle truppe alleate per gli attacchi aerei in Iugoslavia, in caso di non ritiro delle milizie serbe in Kossovo.

Reo confesso, non ha mai accettato l'accusa di essere la talpa francese in seno alla Nato e oggi a distanza di due anni si difende su Internet, pubblicando un memoriale. "Le informazioni che ho fornito a Jovan Milanovic" scrive Bunel" non avrebbero mai permesso ai serbi di mettere le nostre truppe in pericolo. Il mio obbiettivo era di contribuire a convincere il governo iugoslavo che la sola soluzione per evitare un bagno di sangue era il ritiro delle forze speciali serbe dal Kossovo. In effetti" continua Bunel "Milosevic ha ritirato le sue truppe dal Kosovo nell'ottobre del 1998." Si sente un piccolo eroe che ha agito di persona forte dei suoi lunghi anni in zone di guerra. Resta convinto e lo ripete più volte nelle sue pagine sul Net che la sua azione è stata "una piccola pietra per costruire un edificio, convincendo Milanovic di quanto erano serie le intenzioni della Nato".

Sfogo psicologico più che dossier di guerra, pochi i dettagli e soprattutto nessuna prova, caratterizzano il sito dell'ex ufficiale, che tuttavia si serve di Internet per spiegare a suo modo perché ha violato il segreto militare, "noi dovevamo fare di tutto per affermare le ragioni internazionali….Ho agito anche per fini umanitari, per evitare conseguenze gravi per la popolazione sfollate…Inoltre dopo la mia partecipazione all'operazione in Ruanda nell'84, avevo perso fiducia nell'azione di mediazione politica". Vittima, sostiene, di giochi politici. "Sto cercando di capire perché mi hanno utilizzato" e riferisce di una comunicazione partita all'interno del Ministero della Difesa francese, dove si sarebbe detto che "Bunel non ha fatto nulla di veramente scorretto, ma noi abbiamo dovuto sacrificarlo per ragioni politiche in seno alla Nato". Pesanti denuncie che potrebbero sollevare un vespaio politico a breve termine, quando a giugno uscirà il suo libro che si annuncia, ricco di particolari, dove l'ex ufficiale francese cercherà di portare le prove che la sua vicenda è stata manipolata. Bunel ammette che le pagine pubblicate su Internet servono per trovare un editore, interessare la stampa e l'opinione pubblica sulla storia del suo "sacrificio per ragioni di Stato".

Incarcerato il 31 ottobre del 1998, Bunel 48 anni, 25 anni di servizio nelle forze armate e esperto di servizi segreti, anziano capo del comando generale della rappresentanza militare francese presso la NATO a Bruxelles, è stato rimesso in libertà il 23 agosto del 1999. Da allora si è ritirato nei Pirenei proprio per scrivere il suo memoriale, anticipato dalla pubblicazione su Internet. Bunel ha aperto in Rete anche un altro sito dedicato alle operazioni militari in Bosnia con un reportage fotografico che testimonia, afferma, un'operazione segreta chiamata "Grouse" realizzata a febbraio 1996 in Bosnia. Oltre a un fac-simile di una nota consegnata dall'Ifor (autorità per il mantenimento della pace delle Nazioni Unite) ai soldati distanziati nelle zone di guerra che in mancanza di contrordini il loro "quadro normale" di servizio non comprendeva la caccia di persone incolpate di crimini di guerra contro l'umanità. L"affaire Bunel" non sembra destinato a concludersi: "un giorno pubblicherò su questo sito" scrive on line l'ex ufficiale "il documento (un foglio di carta formato A5), che ho consegnato il 1 ottobre a Jovan Milanovic".