Porte
aperte a giornalisti, creativi e comunicatori in genere.
Aumentano le possibilità di occupazione offerte dalle nuove
tecnologie per chi opera nel settore dei media e della
comunicazione. Al contrario scompaiono figure tradizionali, come
tipografi e montatori e il caro, vecchio, e soprattutto sicuro,
posto fisso diventa un mito d'altri tempi. È quanto rivela una
ricerca condotta dall'Ilo,
International Labour Office di Ginevra, dedicata all'impatto
dell'Ict, information and communication technology
sull'occupazione nel settore dei media e dell'intrattenimento. E
in Italia il confronto tra sindacato e editori sul rinnovo del
contratto dei giornalisti chiama in causa l'estensione delle
regole e dei diritti contrattuali anche a chi tratta
informazione on line.
"I
giornalisti - si legge nel rapporto - non corrono il rischio di
essere sostituiti dai computer". Anzi, secondo l'Ilo nei
paesi più industrializzati risulta in crescita la richiesta di
professionisti di livello culturale medio - alto, pronti ad
adattarsi al cambiamento, in grado di dialogare con le nuove
tecnologie e disponibili a spostamenti per lavoro. Giornalisti
chiamati a scrivere per format diversi, dal quotidiano alla
televisione, al sito Internet, alla radio e in grado di accedere
direttamente alle fonti dell'informazione grazie alla rete.
A
essere spazzati via sono, invece, quei lavori tradizionali,
legati in particolare all'area tecnica e amministrativa della
carta stampata, come il tipografo e l'impiegato d'ufficio,
incapaci di tenere il passo con l'evoluzione delle nuove
tecnologie. "La sfida - recita il rapporto - è adattarsi
ai cambiamenti dell'organizzazione e del mercato del
lavoro". La parola d'ordine riqualificazione, per poter
passare dai vecchi ai nuovi media.
Più
fortunati, allora, i giornalisti? In realtà, se è vero che
Internet offre nuove opportunità di impiego si registra una
forte diminuzione dei contratti di lavoro a tempo pieno e
indeterminato e, al contrario, un aumento degli accordi di
collaborazione per chi è free-lance, libero professionista.
Vale a dire niente contributi previdenziali, né fringe benefit
o assistenza sociale e ridotta tutela sindacale.
"Occorre
estendere anche all'on line i diritti e le regole del sindacato-
sostiene Paolo Serventi Longhi, segretario della Federazione
nazionale della stampa italiana, Fnsi
- Siamo pronti a discutere sulla possibilità di contratti
flessibili per i giornalisti ma nelle redazioni non si può
prescindere da regolari contratti di lavoro accanto a cui
collocare un certo numero di collaborazioni".
Nel
corso di un incontro con i giornalisti on line Serventi Longhi
ha annunciato l'istituzione di un dipartimento nazionale della
Federazione dedicato appositamente al giornalismo sul Web.
Secondo il segretario della Fnsi in gioco c'è la garanzia di
un'informazione credibile e di qualità: "il free-lance è
un giornalista ricattabile, più esposto alle sirene del
marketing rispetto al giornalista full-time e quindi meno
libero".
La
questione dei giornalisti on line, che in Italia ufficialmente
sono circa quattrocento, cento dipendenti e non meno di trecento
collaboratori, è al centro della piattaforma proposta dalla
Fnsi per il rinnovo del contratto di categoria (disponibile sul
sito della Federazione). Punti cardine sono, infatti, il
riconoscimento contrattuale del ruolo dei giornalisti che
operano sul Web e dei free-lance e l'affermazione di regole
chiare per il telelavoro.
"Non
c'è da parte nostra un atteggiamento pregiudiziale a non
trattare la questione dei lavoratori autonomi" spiega il
vice direttore della Fieg,
la Federazione Italiana editori, Giancarlo Zingoni. Fondamentale
è per Zingoni l'aggiornamento del contratto di categoria,
"una volta ottenuti dei risultati siamo disponibili a
fissare delle regole quadro in presenza di una regolamentazione
più flessibile del lavoro dipendente".
Per
quanto riguarda i giornalisti on-line "il contratto -
precisa Zingoni - non può essere esteso così com'è a una
figura professionale nuova come quella del redattore Internet,
che richiede una preparazione e una capacità di adattamento
diversa da quella del giornalista tradizionale. Prima di tutto
è necessario definire questa nuova figura per distinguerla da
altri operatori che pur lavorando in redazioni Internet non
possono essere considerati giornalisti. E poi ci vuole una
regolamentazione diversa, più agile e in linea con le
discipline internazionali". " Confermiamo la
disponibilità ad aprire il contratto alle specifiche esigenze
della rete - ha ribadito Serventi Longhi nel corso dell'ultima
riunione della Commissione contratto - e quindi a un confronto
negoziale sulle regole più flessibile dell'attuale" ma
"non è possibile fare a meno delle norme deontologiche che
regolano la professione".
Non
a caso la Fnsi ha chiesto di prevedere un pressmark, un marchio
di qualità, per distinguere portali e siti di contenuto
informativo da pagine web di valore prevalentemente commerciale,
richiesta respinta però dalla Fieg. "Gli editori si
comportano su Internet come degli imprenditori" ha
dichiarato il segretario dell'Associazione Stampa
romana, Roberto Seghetti. Per gli gli editori - ha
sottolineato Serventi Longhi - "una volta definito"
nel contratto "cosa significa fare il giornalista on line
occorre stabilire una normativa più debole e una parte
salariale fortemente ridotta". Il confronto, allora,
continua e il segretario della Fnsi ha appena annunciato
l'apertura di una vertenza nazionale "con il governo per
l'adeguamento della legge sulla stampa, della legge istitutiva
dell'ordine e per l'estensione del ruolo dell'Autorità per le
garanzie nelle comunicazioni al settore on line. La new
information ha bisogno di regole a tutela del cittadino
moderno".
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