Chi
si trova al centro di fatti di cronaca e ritiene di subire un
trattamento iniquo da parte degli organi di informazione dispone
oggi di un nuovo strumento per replicare ai media: affidare la
propria versione a Internet. Negli Stati Uniti, infatti, si è
verificato un caso che potrebbe aprire una nuova strada al
diritto di replica. L'emittente Abc
ha realizzato un'inchiesta giornalistica sugli effetti
collaterali delle pillole dimagranti prodotte dalla società
californiana Metabolife.
Prima della messa in onda del programma, però, l'azienda ha
giocato d'anticipo aprendo un sito Web per pubblicare il testo
integrale dell'intervista rilasciata dal presidente alla rete
televisiva. Prevedendo, infatti, che i settanta minuti
dell'intervista sarebbero stati tagliati e montati e temendo che
ciò potesse distorcere il senso delle dichiarazioni rilasciate,
il vertice aziendale ha deciso di rendere disponibile al
pubblico la versione completa del filmato e la trascrizione
testuale. Le pagine di Newsinterview.com
- questo il nome del sito - hanno lanciato una sfida al
programma televisivo non solo battendolo sul tempo ma anche
invitando il pubblico, alla luce delle informazioni aggiuntive,
a giudicare l'imparzialità della trasmissione. Diverse le
reazioni dei dirigenti del network americano: mentre per il
produttore Victor Neufeld l'iniziativa ha contribuito a far
salire gli ascolti, il presidente di Abc News David Westin ha
suggerito che in futuro venga imposto agli intervistati il
divieto di rendere pubbliche in anticipo le proprie
dichiarazioni.
Al
di là delle polemiche del momento, la vicenda ha offerto
ulteriori spunti di riflessione sull'evoluzione del giornalismo
nell'era di Internet. Finora la possibilità di replicare alla
stampa è passata quasi esclusivamente per le aule dei tribunali
con controversie legali lunghe e costose per entrambe le parti
in causa e dagli esiti spesso incerti per la difformità tra le
sentenze di primo grado e quelle d'appello. La via telematica,
di sicuro più tempestiva ed economica, ha sollevato, tuttavia,
qualche perplessità. Shelby Coffey, presidente di Cnn-fn,
il network finanziario dell'emittente di Atlanta, ha criticato
l'inserimento di "altri soggetti" all'interno del
"percorso giornalistico". Richard Wald, docente presso
la prestigiosa Scuola di giornalismo della Columbia
University ha addirittura valutato l'episodio come una
"forma non tanto nascosta di intimidazione". Non
tutti, però, hanno espresso un dissenso così radicale.
Lawrence Grossman, ex presidente di Nbc
News e della televisione pubblica Pbs
ed editorialista della Columbia
journalism review ritiene, invece, che quest'uso della rete
possa "offrire agli spettatori e ai lettori più
informazioni" e possibilità di confronto e che "aiuti
a rendere i processi editoriali della stampa più aperti e
trasparenti".
Anche in Italia, con lo sviluppo
di Internet, il giornalismo dovrà misurarsi sempre di più con
la possibilità che altri intervengano nel processo di
produzione dell'informazione. Secondo Piero Ottone, autorevole
firma di Repubblica,
ciò non può che costituire "un arricchimento per il
pubblico". Del resto, spiega Ottone, "le dichiarazioni
appartengono all'intervistato, non all'intervistatore". I
tagli, funzionali alle scelte dell'apparato editoriale, possono
presentare le opinioni dell'intervistato in modo distorto.
Responsabilità del giornalista è quella di "riferirle in
modo fedele e, se ha dei dubbi, chiedere conferma
all'interessato". Ricorrere a un mezzo alternativo per
esprimersi e difendersi "fa parte dei diritti
dell'intervistato". Il problema, semmai, sottolinea Ottone,
riguarda i tempi di pubblicazione: la pretesa di una precedenza
da parte dell'editore non appare infondata. Della stessa
opinione anche Sergio Lepri, direttore dell'Ansa
per quarant'anni, che giudica positivamente la messa on line del
testo integrale dell'intervista, anche se esprime dubbi per
quanto riguarda l'opportunità dei tempi di pubblicazione.
Secondo Lepri, mettere a disposizione del pubblico il testo
integrale è positivo anche in quanto esso "costituisce uno
stimolo all'imparzialità del giornalista": è come se
l'intervistatore fosse in qualche modo costretto a fare un
"sunto onesto" dell'intervista. Non bisogna
dimenticare, infatti, che "se il giornalista è un cattivo
mediatore, l'utente fa a meno di lui e va direttamente alla
fonte. E, se i sistemi tradizionali di informazione si fermano
di fronte alla minaccia della concorrenza di Internet, la colpa
è loro!". "Certo si pone il problema
dell'affidabilità delle notizie", aggiunge Lepri.
E questo e' certo un problema serio. Ma è vero che oggi spesso i giornali
oscillano tra le forzature per amore dello scandalo e la totale
subalternità agli interessi delle fonti: e, in questa
alternativa, è positivo che al lettore sia data la possibilità
di
operare direttamente confronti tra i giornali e le loro fonti.
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