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Incatenati alla rete: i lavoratori lottano via Internet

Parlano i sindacati: "la protesta telematica e' la legge del contrappasso della mondializzazione"

di Georgia Garritano


I lavoratori della Good Year in protestaI lavoratori scendono in piazza ma, nell'era della new economy, si tratta della piazza virtuale del web. In Italia ne stanno dando prova i dipendenti Goodyear di Cisterna di Latina che, all'indomani dell'annuncio di chiusura dello stabilimento e del licenziamento di 574 persone, hanno aperto un sito di protesta per promuovere un boicottaggio ai danni della multinazionale. E chissà che la protesta on line non abbia contribuito alla formazione di una forte solidarietà alla causa dei lavoratori di Cisterna che hanno potuto inviare una delegazione negli Stati Uniti a spese del comune e ottenere una temporanea sospensione del provvedimento.

Ma cosa pensano i dirigenti sindacali di questa nuova forma di lotta? "L'iniziativa è della rappresentanza sindacale unitaria dello stabilimento" - afferma Luigi Cavallo, segretario provinciale della Uil-Cem di Latina, il sindacato di categoria dei chimici - "ma la proposta era già stata lanciata dal sindacato per combattere lo strapotere delle multinazionali". La Goodyear, infatti, ha aperto lo stabilimento nel '65 giovandosi anche dei finanziamenti della Cassa per il Mezzogiorno, di sgravi fiscali e della cassa integrazione, e adesso dei 14 stabilimenti europei, di cui 6 in Germania, 4 in Francia e 3 in Gran Bretagna, ha deciso di chiudere l'unico essitente sul territorio italiano.

Pur ammettendo che la minaccia del boicottaggio è contraddittoria perchè mette a rischio altri posti di lavoro, per il segretario provinciale della Cgil di Latina Mazzariello "è una forma di pressione che attualmente ci sentiamo di condividere vista la posizione di intransigenza dell'azienda". La protesta on line può favorire, infatti, l'appoggio delle associazioni dei consumatori, che all'estero hanno un ruolo piuttosto forte, ed è quindi uno strumento particolarmente adatto a questa vertenza ma non è detto che essa rappresenti il nuovo metodo di lotta.

Condivide Pietro Ferrulli, segretario provinciale della Cisl di Latina: "nel caso di una vertenza che riguarda una multinazionale è particolarmente difficile individuare forme di protesta adeguate" e può essere necessario ricorrere a "forme alternative" di lotta. La scelta di Internet, quindi, è motivata soprattutto dalla dimensione internazionale della questione.

Incatenati a Good YearLa rete come nuovo luogo di aggregazione dei lavoratori? "Credo che sia un'ipotesi molto suggestiva, anche se sono ancora validi i tradizionali strumenti di lotta come lo sciopero" - afferma Cavallo. La protesta telematica può essere definita "la legge del contrappasso della mondializzazione". Ferrulli della Cisl ammette, tuttavia, che "ancora non è stata compiuta una riflessione approfondita su questa possibilità".    

E' certo che il caso dei lavoratori Goodyear non è isolato. Iniziative analoghe si sono già avute in altri paesi. Non a caso i primi ad attrezzarsi per le rivendicazioni on line sono stati i professionisti del settore tecnologico. In Francia i dipendenti della software house Ubi Soft hanno creato il sito anonimo Ubi Free, ora disattivato, per chiedere cambiamenti nelle condizioni di lavoro e lo stesso hanno fatto i lavoratori della Cryo Interactive con Cryo Secours. In Canada l'associazione dei lavoratori del settore multimediale ha creato Prontomail. Negli Stati Uniti un gruppo di lavoratori di Amazon ha dato vita a Washtech, "una voce per la forza lavoro digitale". La Washington Alliance for technology workers si batte per la difesa degli interessi della corporazione e per la promozione di nuove proposte legislative. Pur aderendo al Cwa, cioè al Communications workers of America, il principale sindacato americano degli addetti del settore delle comunicazioni con oltre 630 mila aderenti, conta tra i propri sostenitori anche molti giovani professionisti con scarsa fiducia nelle tradizionali rivendicazioni sindacali e alla ricerca di nuove forme di intervento.

E' presto, probabilmente, per un bilancio. Il sito dei lavoratori Goodyear ha avuto, in poche settimane quasi 1600 accessi e 170 su 172 navigatori che hanno visitato le pagine web e risposto al sondaggio sull'opportunità del boicottaggio hanno condiviso la linea dura dei dipendenti dell'azienda. E'difficile, tuttavia, stabilire se la protesta via Internet sia stata decisiva nel portare il caso all'attenzione dei media, dell'opinione pubblica, del governo e dell'Unione europea o se sarà più efficace l'iniziativa di un gruppo di operai che, all'avvicinarsi del 20 marzo, giorno fissato per la chiusura dello stabilimento, ha cominciato uno sciopero della fame e della sete. E' certo che nella visione dominante di Internet come enorme centro commerciale, la presenza on line dei lavoratori rafforza la possibilità di pensare la rete anche e soprattutto come spazio civile. Se è vero, come ha scritto recentemente Rodotà sulla Repubblica, che "il numero degli utenti commerciali di Internet ha già superato quello di coloro i quali utilizzano la rete con altre finalità", i lavoratori che ricorrono al web come strumento di lotta stanno, forse, combattendo non solo la battaglia per salvare il proprio posto di lavoro ma anche quella culturale  per rendere il ciberspazio un luogo per "l'esercizio della libertà di espressione e di associazione, lo svolgimento di iniziative civiche, la sperimentazione di nuove forme di democrazia".